giovedì 15 ottobre 2009

Film in spagnolo n.2

LOS PASOS PERDIDOS
di Manane Rodriguez

La pellicola è frutto di una coproduzione argentina-spagnola e prende spunto da fatti realmente accaduti in Argentina in occasione della dittatura militare tra gli anni settanta e ottanta.
Il film narra la storia di Monica Erigaray, una giovane ragazza di 22 anni che vive a Terragona con la sua famiglia, il padre Ernesto, argentino e proprietario di una grossa concessionaria di automobili, e Ines la madre.
Monica trascorre tranquillamente una vita agiata nella sua città e nulla sembra potere scalfire la serenità apparente della sua ricca famiglia borghese.
Ma l’imprevisto irrompe improvvisamente nella quotidianità della famiglia Erigaray, come un fulmine a ciel sereno, generando un terremoto in cui ogni personaggio coinvolto è costretto a fare i conti con la dura realtà.
La verità sulle origini di Monica, e la reale identità della famiglia Erigaray, emergono quando arriva in Spagna, Bruno Leardi, uno scrittore molto conosciuto in Argentina, che reclama Monica, il cui nome originario è Diana, come sua nipote, figlia di suo figlio, Bruno Leardi, e sua nuora Sara.
Nel 1979, durante la guerra civile in Argentina, i coniugi Leardi, due attivisti politici, vengono sequestrati, torturati e uccisi. I loro corpi non saranno mai ritrovati, e faranno parte dei numerosi “desaparecidos” reclamati dalle mamme di Plaza de Mayo.
Il film inizia con una scena agghiacciante: una bimba (che successivamente si capirà essere Monica) gioca con l’acqua nella vasca da bagno con la giovane mamma mentre fanno il bagno. All’improvviso un forte rumore, e la cinepresa dopo avere inquadrato per un istante il volto insanguinato della donna, si fissa sull’acqua della vasca che si tinge di rosso.
Quindi i titoli di testo e l’inizio della storia.
Ernesto Erigaray, al tempo della dittatura in Argentina, era responsabile di un centro clandestino di detenzione, dove i prigionieri venivano torturati, ed era anche mandante delle persecuzioni. Dopo avere fatto uccidere i coniugi Leardi, fa sequestrare la piccola Diana, le cambia i connotati anagrafici e la dichiara come figlia propria. Alla fine della guerra scappa con la moglie in Spagna, dove si arricchisce grazie alla concessionaria di automobili.
Sebbene la vicenda coinvolga anche i coniugi Erigaray, che vengono sottoposti a processo per i fatti accaduti in Argentina, Monica deve affrontare il dramma morale e psicologico di una storia che la vede coinvolta come protagonista anche se non causa. Il dolore per l’identità familiare perduta, l’inquietudine di non conoscere le vere origini, il crollo dei riferimenti affettivi, generano nella ragazza un terremoto umano che deve affrontare da sola.
La presenza del nonno argentino e la documentazione da lui fornita, le foto dei veri genitori e il racconto su come si sono svolti i fatti durante la guerra civile, inducono la ragazza ad intraprendere un cammino di riscoperta delle proprie origini che la portano ad organizzare una vacanza in Argentina. In tale occasione si imbatte nelle manifestazioni di Plaza de Mayo, e negli appelli in cui molti rivendicano il diritto di sapere la fine dei loro parenti di cui non hanno notizie.
La ragazza acquisisce la certezza che tra i desaparecidos ci sono anche i suoi veri genitori e questo la spinge a presentarsi a casa del nonno paterno, ignaro del viaggio, con il suo vero nome di Diana.
Il film mi ha colpito molto, in particolare l’atteggiamento della ragazza che, invece di arroccarsi sul fatto che i coniugi Erigaray fossero i suoi veri genitori, di fronte alle accuse mosse contro ha assecondato le ipotesi di Bruno Leardi fino a verificarne la storicità, e quindi cedere alla verità. Un percorso, quello di Monica, compiuto con molte difficoltà, tanta resistenza (sono significative le scene di pianto con cui la ragazza difende i genitori durante il processo!) ma senza chiudere a priori la porta su una verità più grande di lei.

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