giovedì 3 giugno 2010

Le avventure del dott. Sapuppo n.10

La routine riprese ben presto il sopravvento e la vita ritornò a farsi stressante. Il freddo era sempre più pungente, il sole si vedeva sempre meno e la voglia di stare fuori, all’aria aperta, era stata soppiantata da attività svolte non solo al coperto, ma soprattutto al caldo.
Non passava istante che Agatino non ricordasse la sua Paola, al loro incontro in occasione del matrimonio della cugina e agli sviluppi successivi.
Pensava e ripensava alle loro chiacchierate, analizzava parola per parola quanto lui avesse detto e quanto avesse udito con le sue orecchie.
Poiché il rapporto con Paola non era frutto di una vampata estiva ma qualcosa di serio i progetti dovevano essere ben dimensionati, i lavori avviati e portati a termine. Lei di sicuro il progetto ce l’aveva, e pure dichiarato, lui l’aveva ben compreso e se ne era compiaciuto.
Ma, Agatino portava dentro di sé una preoccupazione: in età tardo giovanile aveva commesso un errore e di questo pagava le conseguenze. Allora si trattò di una punzonata andata in lungo, che generò però una creatura tanto amata che ora per scelte familiari si ritrovava ad avere una madre a tempo pieno, anche troppo, e un padre a chiamata.
I tempi erano diversi, con Paola, tutto era cominciato in maniera diversa,….ma sarebbe stato capace di superare i suoi drammi e le sue paure? L’evidenza si impone ma il dubbio lo corrode.
“Come faccio a capire se sto facendo bene?...e se mi sto prendendo in giro?...e se sto ingannando Paola?”
Ma desiderava Paola, ed era notevolmente rattristato dalla sua assenza.
Non vedeva l’ora che lei lo raggiungesse, prima per una vacanza, quindi definitivamente.
Se a lavoro la mente era, volente o nolente, concentrata sul da farsi, spesso quando era in giro si scopriva distratto e a parlare da solo come se avesse la sua donna accanto.
Non di rado capitò di entrare al solito bar e chiedere alla sua donna immaginaria cosa desiderasse: il barista, le prime volte, credeva che scherzasse, poi, quando capì, che non si trattava di burla cominciò a preoccuparsi.
“Eppure non mi pare sia alcolizzato, né tantomeno che si faccia delle canne o faccia uso di droghe….mah!” pensava il barista.
Di sicuro, anche il barista aveva notato un cambiamento.
Alla solita domanda:
“Oh, egregio dott. Sapuppo, come la va?”
La risposta era sempre:
“Di merda, come vuoi che vada qua?”
Adesso, quando il barista o qualcuno chiedeva:
“Come sta dott. Sapuppo?”
“Da Dio, grazie!”
Minchia papà, che cambiamento!...e non era una presa in giro!!
Come tutti i martedì e giovedì, Agatino, dopo lavoro andava in palestra, una struttura vicina all’azienda in cui lavorava e pertanto comoda da raggiungere.
In quella struttura conosceva molte persone e con tanti aveva stretto dei rapporti, semplici, ma che allietavano le quasi due ore che abitualmente trascorreva tra gli attrezzi.
La palestra Saint Paul, è gestita da un certo Edward Huygh, un ragazzone del Minnesota, ex giocatore dilettante di football americano, che si trasferì in Italia a fine anni ’90 dopo aver conosciuto Beatrice, una giovane insegnante di scuola elementare, fervente cattolica, conosciuta in occasione di una vacanza a Rimini. Il colpo di fulmine tra i due si trasformò ben presto in amore e quindi in matrimonio, da cui nacquero tre bei bimbi, John, Walter e Mary.
Edward, quando decise di aprire la palestra cercò di coniugare le sue origini statunitensi con la fede cristiana della moglie. Da qui il nome di Saint Paul.
Quella sera, in palestra, si presentò per la prima volta una ragazza che lui non conosceva. Una bella ragazza, di nome Elena, mora, alta, più che trentenne ma meno di quaranta, ma assai affascinante. La giovane, non era nuova dell’ambiente, probabilmente frequentava la palestra in altri giorni, per cui aveva una certa attitudine con pesi, bilancieri, panche…..
Si notò subito che gli uomini presenti, cominciarono a muoversi, come tanti galli, verso gli attrezzi posti vicino dove la ragazza si allenava.
E avevano ragione!!
La ragazza, senza alcun imbarazzo, portava una maglietta stretta di colore rosso con profonda scollatura e una tuta bianca assai aderente.
La natura aveva dotato la giovane di un bel corpo, un bel seno, un fondo schiena ben formato e due gambe sode. La postura assunta in occasione degli esercizi svolti esaltava le doti del suo corpo femminile.
Ad un certo punto Agatino se la ritrovò davanti. Lui era sdraiato sulla panca a maneggiare il suo bilanciere, lei era piegata a novanta gradi, fronte Agatino, con due pesi per allenare i bicipiti. La scena non avrebbe creato particolare stupore se non ci fossero stati almeno cinque uomini che si posero, con scuse più o meno giustificate, davanti la ragazza a saltare con la corda, a fare piegamenti, a improvvisare corse sul posto….
La giovane, accortasi del pubblico, non volendo mostrare le sue virtù, decise di invertire la sua posizione e di ruotare di centottanta gradi. Stavolta, la platea aveva davanti gli occhi due belle chiappe e riflessi sullo specchio due seni in mostra. Il tutto a due passi da Agatino e davanti ai suoi occhi, il quale, cominciò a sudare freddo e imparpagliato come era non fu più in grado di sollevare il suo bilanciere.
In altri momenti simili a questo, il sangue che prontamente giungeva alla testa di Agatino, avrebbe messo in moto un dinamismo che nel giro di qualche secondo portava il giovane amatore catanese a porsi accanto alla ragazza ad attaccar bottone. E state sicuri che l’ormone alle stelle e il testosterone sopra il livello di guardia avrebbero fatto di lui un mitragliatore di parole e storie.
Nulla di questo accadde: o meglio, il sangue fece il suo percorso, l’ormone e il testosterone ebbero i soliti impulsi ma tutto fu circoscritto a una bella veduta panoramica della ragazza.
In quel momento, accadde che Angelino, l’angelo custode del dott. Sapuppo, accortosi della situazione critica, contattò Angelina, l’angelo custode di Paola, la quale si attivò,……ed ecco che squillò il telefonino!!
Era appunto Paola.

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