domenica 30 maggio 2010

Un piccolo desiderio realizzato

Se c’è una cosa che mio figlio ha tanto desiderato quest’anno è stato andare allo stadio.
Ma uno stadio vero, di quelli di serie A!
Realizzare questo desiderio non implica grosse difficoltà all’apparenza in quanto abbastanza semplice. Se però il papà, cioè io, non è particolarmente appassionato di calcio, e ancora più delle squadre milanesi, anche un banale sogno può trovare difficoltà nell’essere esaudito.
L’occasione però si è presentata domenica 2 maggio, quando a Catania si è giocato Catania-Juventus. In una sola partita avremmo potuto vedere le nostre due squadre del cuore.
Se il nonno, ad aprile, ha lanciato il sasso, il nipote l’ha raccolto e rimbalzato più volte al papà, il quale “tumefatto” e esausto ha invitato il nonno ad acquistare i biglietti necessari a vedere la partita.
Come ogni match del cuore va vissuto anche nell’abbigliamento: così il più piccolo tra i tre ha indossato la maglietta del Catania, mentre io ho portato con me una sciarpa.
I biglietti acquistati con venti giorni di anticipo erano in curva sud, i soli rimasti.
Mio figlio ha vissuto con estrema attesa la giornata sin dal mattino. L’ansia gioiosa era evidente a tutti e si mostrava in tutto quello che faceva.
Un pranzo veloce e leggero, quindi, il trasferimento allo stadio con netto anticipo, per superare con calma i controlli della polizia, prendere posto e, vista la splendida giornata di sole godersi anche un po’ della calura primaverile.
Lo stadio era stracolmo, circa venticinque mila spettatori, quasi tutti tifosi del Catania. Solo una piccolissima parte della tifoseria era juventina, relegata in un angolo sperduto dello stadio a riparo degli ultras della squadra locale.
“Chi non salta juventino è eh…..” è uno dei pochi slogan ripetuti che possono essere citati.
Il resto era formato da espressioni molto colorite ma, devo riconoscere, molto simpatiche e non offensive. Nulla di minaccioso o violento.
Durante la partita, come ci si poteva immaginare, l’arbitro, “ ‘u pupu niuru”, è stato il protagonista delle invettive dei tifosi.
Vuoi per una cosa, vuoi per un’altra, il suo operato non andava bene e quindi era degno di “suggerimenti”.
Stessa sorte toccò a partire dall’inizio del secondo tempo anche per Mihajlovic, quando la squadra cominciò a “sedersi” subendo il gol del pareggio.
Mio figlio era entusiasta della partita!
Vedeva dal vivo le sue squadre e in più, caso volle, eravamo seduti nella curva vicino la porta dove sono stati segnati i due gol.
Dopo un primo momento di stupore, in cui la sorpresa lo aveva quasi bloccato di fronte allo spettacolo di tifo e di colori, mio figlio ha cominciato a tifare da tifoso: esultava quando la palla la toccavano i suoi preferiti, gioiva di fronte a una bella azione, si arrabbiava quando la palla veniva perduta inutilmente. Il tutto all’interno di un comportamento, naturalmente, degno di un bambino educato.
Per la cronaca, il pareggio del Catania con la Juventus e contemporaneamente il pareggio tra Bologna e Atalanta ha significato la permanenza in serie A della squadra etnea.
Forza Catania!!!









1 commento:

  1. Mi hai fatto tornare in mente la mia prima volta allo stadio. Un Inter - Roma 0 a 0 del 1984 con mio padre. Ciao

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