Il giorno della partenza giunse inesorabile, e stavolta non ci fu alcun vulcano a fermare gli aerei.
Agatino arrivò puntuale all’aeroporto di Fontanarossa, accompagnato stavolta solo dai genitori e da Paola. I primi, accortisi subito di essere fuori luogo, salutarono il caro figliolo come se partisse per la guerra, sbaciucchiandolo, accarezzandolo e lasciando sul suo giaccone evidenti tracce di lacrime, mentre Paola trascorse con lui gli ultimi momenti prima dell’imbarco. Non ci furono scene da telenovelas, in cui si promisero mari e monti, ma solo un affettuoso dialogo tra due adulti ben consapevoli di cosa stessero vivendo.
Una storia d’amore, la loro storia d’amore!!
Il bacio che Agatino diede a Paola un instante prima di passare dal body scanner sintetizzò la loro vacanza: io vado ma tu sei con me, per adesso solo col cuore, spero presto anche col corpo. Certo, le donne sono sempre apparentemente più fragili, per cui le lacrime sgorgarono mentre il suo fidanzato si allontanava, lui era impassibile fuori ma corroso dentro: il cuore batteva a mille, la testa era andata in panne, le mani tremavano e la lingua era diventata di pezza. Ogni passo verso il gate era un passo pesante, come stesse camminando nel fango, come se stesse tirando un carretto pieno di pietre.
Ma erano entrambi lieti, perché sapevano che ognuno portava con sé un pezzo dell’altro.
Il viaggio in aereo trascorse velocemente, il cielo limpido permise a tutti i viaggiatori di gustare il mare Tirreno e le coste come poche volte succedeva, anche se intorno alla Liguria le nuvole cominciarono a presentarsi in maniera minacciosa. Quando l’aereo atterrò a Linate, la nebbia e il freddo avvolsero Agatino in un baleno.
“Che arrivo di merda!”, si disse Agatino.
“Minchia che facce tristi, veni a depressioni a taliarli!”, si confessò.
“Cettu, cu stu tempu di merda comu voi ‘ca a genti sia felici”, continuò.
Lo squillo del telefonino e il numero di Paola sullo schermo cancellarono i cattivi pensieri.
“Mia cara, sono appena atterrato in questa terra di…..”, stava dicendo Agatino.
“Che ti interessa come è il tempo se stai parlando con me!”, lo interruppe Paola
“Oltre le nuvole c’è il sole e ci sarà sempre”, continuò la ragazza, “o forse perché ci sono le nuvole neghi l’esistenza del sole?”, concluse Paola.
“No, certo hai ragione, però…..”, abbozzò Agatino.
“Buona serata mio caro, ci sentiamo stasera prima di andare a letto”, rispose Paola e chiuse la telefonata.
Hai capito caro Agatino?
Con un taxi giunse a casa, dove in poco tempo sistemò i bagagli, si fece una doccia e si preparò la cena.
Fece in tempo a mettere il pigiama che il telefonino squillò. Era la mamà!
“Figghiu, arrivasti?”, chiese la donna
“No mamà, sugnu ancora ‘ncapu l’aereo, ni stammu furriannnu a Lombardia ppi piaciri”, rispose il figlio
“Daveru? E picchì?”, continuò la donna
“Ma quannu mai, mamà, sugnu ‘ncasa, haiu mangiatu e ora mi staiu iennu a cuccari”, rispose Agatino.
“Tutto a posto, a truatu i cosi comu i lassasti?” domandò la mamma
“Tutto a posto. Buona notte”, concluse il figlio.
Passarono cinque minuti che il telefono squillò. Paola lo anticipava anche nelle chiamate.
“Come stai tesoro?” principiò la ragazza
“Ora meglio. Quando ero arrivato in aeroporto ero stato colto da uno scoramento assurdo, mi venivano le lacrime agli occhi, poi mi hai chiamato e ho cominciato a vedere le cose in maniera diversa”, spiegò Agatino.
“Adesso siamo in due e ci dobbiamo aiutare, altrimenti perché stiamo insieme? Sono stanca, ho finito di lavorare poco fa, sono appena uscito dallo studio e domani devo andare a Palermo col mio capo per una causa. Partenza ore 6! All’idea sto male, ma sono molto incuriosita e carica. Sai, l’ho preparata tutta io la causa. Il mio capo viene come referenza! Secondo lui sono molto brava e questi anni, duri e faticosi, servono per farmi le ossa”, disse la ragazza
“Si vede che ci sai fare. Allora in bocca al lupo per domani e fammi sapere appena possibile come è andato il round.”, rispose Agatino.
“Il primo a saperlo sarai tu, altrimenti chi? Buona notte mio caro”, concluse Paola
“Buona notte bellezza!”, rispose Agatino e chiuse la telefonata.
L’indomani mattina, di buona lena, Agatino si alzò, si sbarbò, si vestì e senza apparente fatica uscì per raggiungere il lavoro.
Entrò in azienda che era pimpante, allegro, contento.
Salutò il colleghi che incontrò e si andò a sedere alla sua scrivania.
La giornata trascorse a smaltire il lavoro arretrato, a leggere le mail più importanti, a chiamare i clienti e chiedere chiarimenti sulle richieste di offerta, a raccontare ad alcuni del suo viaggio in Sicilia.
La baldanza del dott. Sapuppo non passò inosservata ai colleghi. Qualcuno la addusse all’effetto viaggio a casa, per cui si sarebbe smaltita nel giro di due giorni, altri notarono una serenità fuori dall’usuale, e che pertanto a dir loro c’era qualcosa di strano.
I secondi avevano colto nel segno.
La ripresa dell’attività lavorativa avvenne in maniera nuova e diversa dal solito.
Non che non fosse faticoso: il lavoro che faceva non gli piaceva prima e non gli piaceva ora. Non sopportava i suoi capi, prima e non li sopportava ora. Faceva fatica a rapportarsi con alcuni colleghi, prima e ora.
Ma tutto aveva un significato diverso.
Era come se avesse scoperto il segreto per cui era possibile vivere le stesse circostanze di prima in una maniera diversa, più lieta, più gratuita.
La domanda che cominciava a porsi, tra sé, era se Paola c’entrasse in tutto questo e che cosa il rapporto affettivo con Paola gli permettesse di cogliere di bello.
La risposta non ce l’aveva, ma il desiderio di capirlo si.
Il suo cambiamento fu così radicale che addirittura alcuni colleghi stronzi cominciarono a rapportarsi con lui e a chiedergli di prendere assieme un caffè. Uno che sapeva giocare a tennis, lo invitò a un doppio con altri colleghi.
Il suo capo, che di solito lo cazziava senza guardarlo in faccia e senza concedergli replica, ora lo cazziava sempre ma teneva gli occhi fissi su di lui e non passava occasione in cui il dott. Sapuppo ribatteva con professionalità e senza astio.
Cose incredibili stavano accadendo nella business unit “Terza Età”!
Di queste novità ne parlava spesso con Paola, la quale era sempre più entusiasta perché coglieva in Agatino il cambiamento e lo vedeva ancora più bello di quello rivisto in Sicilia.
Del suo atteggiamento diverso si accorse anche il figlio di Agatino, Concetto detto Nitto, al quale il papà raccontò il suo viaggio in Sicilia, di Paola e della loro storia. I due trascorsero insieme un fine settimana a Padova, in cui Agatino non smise un istante di parlare e di raccontare.
Quando si lasciarono, il figlio che aveva una testa piena come una casa per tutto quanto aveva sentito, salutò il padre dicendogli:
“Papà, ancora non ho ben capito cosa ti sia successo. Ma ti vedo felice e sereno, come rinato….e di questo sono anch’io più contento”.
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