Il weekend del 12-13 giugno ha segnato la prima uscita pratica del corso di alpinismo. Siamo andati sul ghiacciaio del Morteratsch, vicino Pontresina, da dove si ergono alcune cime bellissime tra cui quella del Bernina.
Il ghiacciaio per la sua conformazione morfologica si presta bene per fare scuola pratica, e difatti, quel fine settimana, parecchie scuole di alpinismo hanno occupato il suolo per fare praticandato.
Sabato siamo partiti all’alba da Milano, in realtà era ancora scuro: alle 5.
Arzillo come un grillo, insieme ai miei compagni di viaggio ci siamo diretti verso Chiavenna, dove il gruppo composto da allievi e istruttori si è riunito in un bar (che meraviglia!!) per fare colazione, quindi in processione ci siamo diretti alla volta della Svizzera.
Eravamo dieci allievi e sei istruttori.
La giornata, piuttosto nuvolosa, ha retto per buona parte della mattinata e del primo pomeriggio, dandoci la possibilità di praticare una serie di istruzioni e procedure che con dovizia di particolari, gli istruttori ci avevano precedentemente mostrato. La temperatura era piuttosto mite, calda quando il sole si mostrava, un po’ fredda quando scompariva.
Nel pomeriggio, dopo aver avuto modo di praticare le tecniche di avanzamento e discesa in cordata e provato a simulare l’attraversamento di una parete verticale mediante una sola piccozza, il tempo all’improvviso è mutato. Freddo gelido, pioggia intensa e vento molto forte. Tanto forte che all’improvviso è riuscito a far volare per almeno 100 m tre zaini, tra cui il mio, carichi di giacche, corde e accessori. Uno di questi è finito dentro un crepaccio. Dopo un primo momento di smarrimento, perché lo zaino non si trovava, gli istruttori hanno avviato le procedure di recupero. L’intervento, più unico che raro per la tipologia, ci ha dato la possibilità di vedere come si attua una sosta e il recupero di un oggetto mediante calata di una persona in tutta sicurezza. Il protagonista del salvataggio è stato il direttore del corso, che è dovuto scendere a quasi otto metri di profondità in una gola piuttosto stretta e impervia.
Ma lo zaino è stato recuperato perfettamente integro…battito regolare, in buono stato di coscienza,….con tracce però di ipotermia!!!
….le meravigliose foto sotto riportate provengono dalla macchina fotografica che si trovava in quello zaino!!!
Quindi, verso le 16,30 siamo ritornati al campo base dopo quasi sette ore di intenso lavoro sul ghiacciaio.
La cena consumata in ostello e la serata trascorsa in un bar di Pontresina, a raccontare e scherzare, ha concesso a tanti di noi, che ci si vedeva per la prima volta, fatta eccezione delle lezioni teoriche, di conoscersi meglio.
La notte è stata dura da superare, poiché uno dei sei occupanti la stanza, ha pensato bene di allietare il sonno accompagnandoci con dolci suoni gutturali.
Una russata galattica!!!
L’indomani, di buona lena abbiamo fatto colazione, quindi, poiché il tempo volgeva a piovere abbiamo cominciato a fare lezione teorica in una sala dell’ostello. Intorno alle 10 siamo ritornati sul ghiacciaio per affrontare una nuova intensa giornata di lavoro.
Tecniche di avanzamento e discesa in pendii ripidi, cordate da due e tre persone, soste, salita su parete verticale mediante due piccozze, discesa mediante corda e discesa in corda doppia sono state le cose principali che abbiamo imparato e provato.
Giornata intensa, stancante, ma molto affascinante e interessante.
Alle 17, esausti siamo ritornati alle auto, e dopo esserci cambiati e salutati siamo ritornati a casa.
Anche il viaggio di ritorno è stato un’occasione per ripassare e giudicare quanto vissuto in questi due giorni, oltre che per conoscere ancora meglio i miei compagni di auto.
Sono ritornato a casa con un bagaglio carico di cose nuove imparate, che spero di migliorare e approfondire. Di sicuro, ci vuole molta esperienza per muoversi con agilità sul ghiaccio, per fare e disfare i nodi sia in condizioni di assoluta tranquillità che sotto stress. E per fare esperienza occorre andare molte volte in montagna.
La prima tappa è stata fatta, la prossima sarà il Cevedale, nel gruppo dell’Ortles, montagna a me cara e conosciuta. Poi, o con i compagni di corso o con altri comincerà la fase di consolidamento e di sviluppo di quanto imparato.
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