Agatino Sapuppo, da quasi tre mesi non svolge più la mansione di promoter commerciale ma, a seguito di una riorganizzazione aziendale è stato inserito nel team dei proposals, ovvero dei preventivisti, all’interno della business unit “Terza età”.
E’ un ruolo svolto all’interno dell’azienda, non più in giro per clienti, dove la sedia e il computer sono i fedeli compagni di giornata.
Questo nuovo ruolo è stato mal digerito dal dott. Sapuppo, perché non si è trattato di una promozione, bensì di un semplice cambio di mansione….una linea perfettamente orizzontale. Invece Sapuppo, negli ultimi anni aveva lavorato, e duro, per creare rapporti che gli permettessero una promozione ad area manager del sud Italia. Questo nuovo ruolo desiderato gli avrebbe permesso di ristabilirsi nella sua amata Sicilia, magari a San Giovanni Galermo, ridente cittadina alle pendici dell’Etna, dove Agatino Sapuppo era nato e vissuto fino al giorno della laurea. Amante della natura, aveva trasformato il terreno antistante casa sua in un giardino botanico, dove il roseto attorniato da una siepe di alloro era il suo punto forte. Lo aveva sempre coltivato con cura, e sistematicamente, ogni volta che usciva con una donna diversa, tagliava la rosa più bella per regalarla alla nuova dama.
La notizia dello spostamento di ruolo aveva rattristato lo stato d’animo del dott. Sapuppo, che ormai parlava a fatica, aveva il volto sempre grugnito e incapace di ridere e scherzare rispondeva con acidità alle battute dei colleghi. Qualche tic con la bocca aveva preso il posto dei sorrisi che mostravano i denti bianchi, il suo look era diventato trascurato e difficilmente lo si vedeva restare in ufficio oltre il normale orario di lavoro.
Con il nuovo ruolo, il dott. Sapuppo non dipendeva più dallo storico direttore della business unit “Body care”, ma dall’area manager del sud Italia, un certo Ing. Pennetta. Il rapporto tra i due era di amore-odio: amore, perché comunque c’era una stima professionale per l’Ing. Pennetta, di odio perché Sapuppo voleva essere al posto di Pennetta.
Non passava giorno che i due non litigassero: l’ing. Pennetta, piemontese di origine e di testa, quando si inalberava dava del terrone al dott. Sapuppo, il quale, non tardava ad apostrofare come polentone il suo capo accompagnando il tutto con epitaffi degno di un Domenico Tempio (noto scrittore dialettale catanese di fine settecento) dei giorni nostri.
La mattina del 2 ottobre inizia nel peggiore dei modi: Sapuppo riceve una telefonata, di un agente di zona della Calabria, che risolve in maniera professionale. Giunto in ufficio l’ing. Pennetta, Sapuppo riferisce della telefonata e della risoluzione del problema. Evidentemente Pennetta, femminaro come Sapuppo, la notte precedente l’aveva passata in compagnia di qualche femmina che oltre a stremarlo fisicamente gli aveva devitalizzato i pochi neuroni maschili a disposizione. Sta di fatto che la sinapsi in quel momento avvenne con molta difficoltà, e la risposta di Pennetta fu: “Picio, hai già parlato troppo, prendi la mail e girala all’agente!”.
La risposta non si fece attendere: “Io non giro niente se tu prima non mi ascolti fino alla fine…”
“No, tu giri la mail e basta!”
“No, io non la giro!”
“No, tu fai come dico io…”…”No, io non ti ascolto”….”No tu mi ascolti, sennò…”…”Parla pure tanto non ti sento….”.
I due andarono avanti così per quasi dieci minuti, e i colleghi sempre più impazienti pur di non sentirli litigare erano disposti a inviare loro la mail.
Finalmente scese la calma, ma è la quiete che precede il temporale.
Alle 10 del 2 ottobre, la sig.ra Fumagalli, chiama i colleghi della divisione, una ventina da persone, per festeggiare con loro il suo compleanno, in occasione del quale offriva torte e croissants.
Il Pennetta, come sempre circondato dalle sue colleghe (mai un uomo stava con lui senza che ci fosse una presenza femminile!), e come sempre spavaldo, rivolgendosi a Sapuppo: “Terry, dopo la tregua ricordati di inviare la mail!”.
La gioia e la serenità di quel momento conviviale venne interrotta da un improvviso boato, tremendo, violento, pauroso che fece saltare dallo spavento i colleghi.
A Sapuppo si era cortocircuitato l’unico neurone in funzione: con la mano destra aveva sferrato un forte pugno alla mensola di legno posta a lato della finestra, e il rumore aveva allarmato anche i colleghi del secondo piano. Nessuno sul momento riuscì a capire cosa fosse successo, videro solo che Sapuppo era diventato rosso come un pomodoro e fumava da tutti i pori, quasi al limite dell’infarto.
Lo stordimento fu generale, come colpiti da paresi fulminante, tutti rimasero impassibili di fronte a quello spettacolo orrendo. Anche il direttore della business unit rimase attonito e preferì andare via per non assistere ancora a quella situazione tragi-comica.
Passato l’istante, tutti ripresero a fare festa.
Intanto, la mano di Sapuppo cresceva in volume e dolore: alle due del pomeriggio pareva più una zampogna che una mano. Il guantone da baseball avrebbe faticato ad entrare, quello da pugile si sarebbe incastrato.
Quel povero squilibrato di Sapuppo, nel dare il pugno alla mensola aveva colpito il montante sottostante, grazie al quale la tavola non si era rotta, ma che aveva fracassato la mano del nuovo malato di mente.
L’esito della visita al pronto soccorso fu: rottura del 5° metacarpo con conseguenza lacerazione del mignolo e anulare. Pertanto, si rese necessario intervenire per inserire nella mano delle placche metalliche che consentissero un recupero certo delle funzionalità della mano in un tempo assai breve. Adesso quello psicolabile di Sapuppo doveva stare in malattia per un mese.
I colleghi per ricordarsi di lui, hanno collocato sulla mensola, nel punto dell’impatto, una targa con il seguente epitaffio: “Qui pose il suo forte pugno il nostro Muzio Scevola dalla Terronia”.
Qualcun altro si è spinto oltre: “Si vantava di averlo sempre duro, ci chiediamo che cosa!”.
Una collega, molto intima, ha confessato: “Fragile sopra, molle sotto!”.
I giornali hanno scritto:
Il Corriere della Sera: “Per superare la crisi, occorre dare una mano a tutti!”
La Repubblica: “Il Presidente del Consiglio dichiara: una mano per tutte le donne? Sempre”
La Padania: “Il Sud batte i pugni sul tavolo, ma il Nord resiste”
Il Giornale della Brianza: “Come indossare i pannolini con una mano”
The Wall Street Journal: “Strong hand”
Focus: “One hand, five fingers”
El Pais: “Mano dura”
Bild: “Eiserner Faust gegen den Unterdrücker“
Le Figaro:“Le poing de fer de travailleurs”
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