La Natività di Lorenzo Lotto
Il quadro, realizzato nel 1530 circa, è esposto dal 24 novembre fino a metà gennaio al museo diocesano ambrosiano di Milano. Il dipinto raffigura l’interno della capanna di Betlemme in cui si trovano la Madonna, San Giuseppe, due pastori e due angeli intenti ad adorare il Bambino Gesù.
Ho sentito parlare di Lorenzo Lotto per la prima volta da mio figlio di sette anni, venti giorni fa, che con la sua classe è andato in visita guidata al museo per ammirare il capolavoro della Natività.
Di fronte alla baldanza di mio figlio per quanto aveva visto gli ho posto alcune domande.
“Cosa ti ha colpito di questo quadro?”
“Gesù Bambino che gioca con l’agnello e la figura dell’angelo, l’unico che non guarda il bimbo ma guardava me!”
“Come guardava te?”
“Si, guarda fuori dal quadro, come se guardasse me”.
“…vabbè!”.
L’ho ringraziato per il giudizio ma ho lasciato lì la questione non avendo ben chiaro cosa volesse dire mio figlio.
La scorsa settimana sono stato invitato al museo per vedere il quadro.
Sono andato curioso di capire cosa volesse dire mio figlio e sono rimasto folgorato per quanto ho visto!
La figura dell’angelo che guarda fuori dal quadro è davvero impressionante, ti cattura!!. Guarda me, guarda te, guarda chiunque è rivolto verso il quadro. E’ uno sguardo polarizzante che invita a puntare gli occhi sul focus del quadro: il Bambino che gioca con l’agnello.
Ma è lo sguardo di chi richiama a guardare al centro della vita, a ciò che è fondamentale.
La visita al museo è stata guidata dalla curatrice della mostra, un’esperta davvero innamorata del suo lavoro, che con passione e commozione ci ha spiegato con dovizia di particolari i dettagli del quadro, aspetti che io non sarei mai riuscito a cogliere se non ci fosse stato uno che mi guidasse in questo percorso.
Il quadro è definito un capolavoro dell’arte intima, perché se non fosse per le ali degli angeli, la scena rappresentata nel quadro sarebbe qualcosa di ordinario, che coinvolge una qualunque famiglia povera dell’epoca.
C’è un bimbo che gioca, una madre che lo accudisce, un padre un po’ in disparte che guarda stupito, due visitatori che portano un dono, due giovani che accompagnano gli ospiti. Il tutto in un ambiente povero, una stalla, dove gli animali sono anche loro parte integrante della raffigurazione.
Il protagonista del quadro è naturalmente il Bambino che gioca teneramente con il muso dell’agnello, dono dei pastori e simbolo del Sacrificio pasquale. Il Bambino che abbraccia il suo Destino.!
Un bambino che ha movenze umane, reali, raffigurato nell’atto di toccare il muso dell’agnello che si propende verso il bambino come per annusarlo. Il pittore per attribuire maggiore realismo alla scena ha volutamente ombrato il viso del Bambino attraverso il suo stesso braccio.
La Madonna ammira il Bambino che gioca, in ginocchio sulla stessa mangiatoia in cui è posto il figlio.
I due pastori non sono pastori qualunque. Gli abiti eleganti che portano, sono i tipici dei ricchi dell’epoca in cui è stato dipinto il quadro. Lo si vede dal particolare del colletto delle camicie, orlato e ricamato. Questo particolare dei pastori e la dimensione del dipinto suggeriscono due aspetti: uno, che la tela fosse destinata alla parete di un palazzo privato e che molto probabilmente il volto dei due pastori fosse quello dei due committenti, probabilmente due fratelli che hanno chiesto al pittore di essere rappresentati.
Due, vuol significare che l’avvenimento cristiano è un fatto contemporaneo, vivo allora, come duemila anni fa, come oggi. Al posto dei due pastori, in quel quadro ci sono io, c’è ognuno di noi. Tutti siamo richiamati al fatto che Dio si fa carne ogni giorno.
E questo richiamo è aiutato dallo sguardo dell’angelo che rivolge la sua attenzione agli spettatori, esortandoli alla devozione. Guarda fuori perché chi ammira il quadro possa concentrarsi sulla scena del bambino con l’agnello.
Gli angeli raffigurati hanno le mani appoggiate sulle spalle dei due pastori: sono come gli angeli custodi, coloro che ti guidano e ti accompagnano.
Tu non sei solo nel cammino che intraprendi!
San Giuseppe è in disparte rispetto alla scena centrale, con il corpo illuminato e lo sguardo in ombra: è come se non capisse bene cosa sta accadendo, come se di fronte alla scena mostrasse qualche perplessità. Ma c’è, e si gode il bambino.
L’asino e il bue non sono in secondo piano, ma posti sullo stesso livello della Madonna, come a rafforzare il volere rappresentare una scena quotidiana, dove non c’è nulla di artificiale e o di speciale.
Anzi, l’eccezionalità passa attraverso l’ordinarietà!!.
Dal fondo buio della capanna si scorge una luce crepuscolare che filtra attraverso la finestra e la porta, che avvolge tutta la scena, evidenziando dettagli architettonici, e sottolinea alcuni delicati passaggi chiaroscurali.
La scena è di grande intensità emotiva, l’umano e il divino si fondono. Vale la pena potere visitare il dipinto e saperne di più su un pittore, come Lorenzo Lotto, bistrattato a Roma dal Papato, che ha avuto grande successo in aree meno note e ricche nel panorama artistico dell’epoca, e che può essere considerato un precursore di Caravaggio.
Colgo l’occasione per augurare a tutti voi, Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
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