Agatino Sapuppo, ancora convalescente dopo la minchiata del pugno contro la mensola dell’ufficio, trascorre le sue giornate come un baby pensionato.
Ogni mattina, dopo essersi svegliato, sempre di buonora, si alza, fa colazione, si lava, si veste, esce di casa per farsi una passeggiata, s’accatta il giornale, se lo legge assittato a una panchina del parco giochi comunale, quindi verso mezzogiorno si dirige verso casa. Ha una mano funzionante e una bloccata dalla rigida fasciatura. Gli ultimi accertamenti fatti hanno dimostrato che, la frattura, per il delicato punto in sui s’è verificata, tarda a rimarginarsi e che pertanto occorre molta pazienza e soprattutto tanta terapia per riprendere la normale articolazione.
A differenza di un normale pensionato, vista la giovane età ha gli ormoni che pulsano con regolarità e il testosterone che puntualmente raggiunge i suoi picchi.
Agatino, noto punzonatore e strapazza fimmini, non ha bisogno di aiuti chimici o note pillole blu per mantenere la sua mascolinità, e la mano inferma non è di sicuro un ostacolo alla sua normale attività fimminara, ma solo un piccolo ostacolo all’esercizio pratico del corteggiamento finale. Come tutti i donnaioli che si rispettino, è stato capace di sfruttare un incidente di percorso a suo vantaggio. La mano morta è diventata così, una opportunità per farsi consolare e coccolare….e lui per ricambiare “bagnava il biscotto”!!
Nel corso delle sue mattinate trascorse al parco aveva conosciuto una piacevole ragazza, matura, con cui senza perdere tempo aveva iniziato a scambiare qualche parola. La giovane donna matura, di nome Shyla, di origini coreane, aveva gli occhi a mandorla, i capelli neri, piccola di statura ma molto formosa, ancora più evidente grazie agli abitini succinti che indossava.
Per Agatino Sapuppo, più che un colpo di fulmine fu proprio una saetta: appena vista, la puntò e l’approcciò. L’obiettivo era uno solo, il solito!!
Giorno dopo giorno i due trascorrevano sempre più tempo: si vedevano al mattino, quando la giovane andava nel suo ufficio presso l’assessorato alla pubblica istruzione del comune, si incontravano nuovamente alle 10,30 per la pausa caffè, qualche volta andavano a pranzare insieme.
Tra i due era nato un certo feeling, lei chiamava lui Il Maschione, lui chiamava lei La Cinesina. Pur non essendo particolarmente giovani, si comportavano come due adolescenti innamorati: gli occhi lucidi, le frasi dolci, i gesti affettuosi.
Ma mentre Il Maschione aveva come obiettivo il suo unico obiettivo, La Cinesina aveva sì anche lei lo stesso scopo, ma cominciava ad innamorarsi e lo si vedeva da come parlava con le colleghe in ufficio, da cosa raccontava, anche particolari, da come si vestiva, dalla cura eccessiva per il suo corpo.
La Cinesina, ormai privata delle sue facoltà razionali, andava dicendo che un uomo dall’accento del sud, si era innamorato pazzamente di lei, del suo fisico asciutto e prosperoso, del suo profumo intenso, e che voleva sposarla a tutti i costi.
“Ma dimmi un po’, come è fatto costui” disse la sua bella collega bionda di nome Consuelo, incuriosita da tante descrizioni dettagliate.
“Uhè, ma cosa ti importa” rispose la Cinesina, un po’ inasprita dalla curiosità della collega “tu sei già bella e sistemata, in più sei in attesa, cosa cerchi ancora?”.
“Ma niente, solo la curiosità” ribattè un po’ imbarazzata Consuelo, “So bene di avere compagno e che ci amiamo tanto, anzi, ora che aspettiamo una bimba ancora più di prima….mah, piuttosto tu, che ancora sei a caccia, non è che per caso vorresti incastrare anche questo?”
“Ma come ti permetti così tanta insolenza?” continuò Shyla, sempre più impettita “io sono donna seria, e poi se sono così bella che tutti gli uomini mi vogliono conoscere, mica è una colpa, no?”
“Convinta tu!” rispose con un sorriso ironico Consuelo, consapevole della spavalderia della collega di ufficio. “Comunque”, continuò la bionda, “fossi in te, mi accerterei prima di chi si tratta, da dove viene, cosa fa, perché ti desidera così tanto. Coi tempi che corrono oggi!”
“Non penso che mi desideri solo per possedere il mio corpo. E’ il suo cuore che batte per me!!”
L’avesse sentito Agatino Sapuppo si sarebbe fatto una risata grassa.
Ma quale cuore, era il testosterone che pulsava e voleva scaricarsi!!! Pareva un leone in gabbia, un cavallo che scalpitava, un lupo su una rupe in una notte di luna piena.
Agatino non vedeva una donna con un corpo esplosivo, vedeva un insieme di organi da favola collegati da tessuto organico.
Però più i due si incontravano e più cresceva la disarmonia: lei guardava la luna e lui ammirava le “dune”, lei lo fissava negli occhi e lui toccava le cosce, lei parlava di affetto e lui pensava al letto.
Dopo poco più di un mese era evidente agli occhi del mondo che il loro stare insieme era a tempo determinato, giusto il necessario che Agatino conoscesse qualcun’altra e piantasse questa.
D’altronde, quel gran pezzo d’uomo che era il dott. Sapuppo, salvo qualche rara eclissi mentale, come il pugno sulla mensola, era uomo di cultura e di scienza, apparentemente sano, che però doveva scaricare le tensioni e le frustrazioni legate soprattutto ai suoi problemi di vista. E lo faceva con le donne. Ma non donne qualunque, ma fimmini di prima qualità. Mai una prostituta, mai una donna che non fosse riconosciuta essere bella. Da quando, poi, da giovane, ebbe l’imprevisto di diventare padre, tra l’altro con la donna meno bella tra tutte quelle che aveva avuto, la sua rabbia verso le mediocri crebbe ancora di più.
E siccome La Cinesina, tra tutte le donne “avute” rientrava in fondo nella classe delle mediocri, nasce spontanea una domanda: “Ma Agatino c’hai così tanta fame? Sei partito per la guerra?”
Agatino, fraternamente ti suggeriamo di riposarti, riprendere l’articolazione della mano, fare degli impacchi di ghiaccio sulle tue parti “strategiche” e poi quando sarai ritornato come Big Jim, riprendere la tua attività fimminara.
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