IL CAVALLO ROSSO
di Eugenio Corti
Prima di leggere il Cavallo Rosso ho impiegato molti anni: l’unico vincolo era il numero di pagine del libro, ben 1280.
Ora che ho letto il libro, e sono certo di rileggerlo appena possibile, posso dire che tutte le pagine sono appassionanti, e si gustano una per una con intensità crescente.
Basta poco per farsi catturare dalla trama, densissima, dove il dramma della guerra, i rapporti umani, il lavoro, l’amore per la donna si intrecciano tra di loro e sono trattati con una profondità dell’animo umano che porta il lettore a gioire, soffrire, ridere, piangere insieme ai personaggi del libro. E’ un percorso straordinario che narra le vicende, in parte vere altre romanzesche, dal 1940 al 1970, ambientate tra la Brianza, la Russia e la Germania.
La cosa che più emerge da questo libro, secondo me, è il realismo con cui sono trattate e affrontate le vicende: la passione per l’uomo, la sua accettazione della realtà, i tentativi che compie per non farsi sopprimere dalle circostanze che accadono, sono frutto della tradizione letteraria cattolica di cui Eugenio Corti è un testimone vivente.
La ritirata dal Don è l’occasione, nella sua drammaticità storica, per generare rapporti umani tra commilitoni che segnano la vita di ciascuno. La crisi economica del dopoguerra è l’opportunità per l’imprenditore di mettere in evidenza i valori a cui tiene: così, di fronte al rischio di dovere chiudere l’azienda per via della mancanza di lavoro decide, invece, di investire il capitale proprio per mantenerla in vita. Perché quello che conta è la gente che ci lavora, non in nome di una ideologia che tende a salvaguardare i diritti dei lavoratori, bensì per un’attenzione alla persona e al suo bene. La passione sentimentale tra due giovani, che si giurano vero amore poco prima della partenza per la guerra, la fedeltà con cui perseguono questa promessa quando la fatica della distanza, le preoccupazioni e la tristezza porterebbe a fare altre scelte, la gioia con cui si riaccolgono alla fine della guerra, la capacità di attendere e pazientare fino al matrimonio, sono di esempio alla società di oggi che fa del carpe diem e della libera concessione del corpo il criterio con cui si sta insieme.
E’ un libro di eccezionale qualità, che non delude chi lo affronta senza alcun pregiudizio verso la religione cristiana e la sua concezione della vita, ma anzi aiuta il lettore a scoprire un modo di vivere la realtà che risulta essere senza dubbio appassionante.
di Eugenio Corti
Prima di leggere il Cavallo Rosso ho impiegato molti anni: l’unico vincolo era il numero di pagine del libro, ben 1280.
Ora che ho letto il libro, e sono certo di rileggerlo appena possibile, posso dire che tutte le pagine sono appassionanti, e si gustano una per una con intensità crescente.
Basta poco per farsi catturare dalla trama, densissima, dove il dramma della guerra, i rapporti umani, il lavoro, l’amore per la donna si intrecciano tra di loro e sono trattati con una profondità dell’animo umano che porta il lettore a gioire, soffrire, ridere, piangere insieme ai personaggi del libro. E’ un percorso straordinario che narra le vicende, in parte vere altre romanzesche, dal 1940 al 1970, ambientate tra la Brianza, la Russia e la Germania.
La cosa che più emerge da questo libro, secondo me, è il realismo con cui sono trattate e affrontate le vicende: la passione per l’uomo, la sua accettazione della realtà, i tentativi che compie per non farsi sopprimere dalle circostanze che accadono, sono frutto della tradizione letteraria cattolica di cui Eugenio Corti è un testimone vivente.
La ritirata dal Don è l’occasione, nella sua drammaticità storica, per generare rapporti umani tra commilitoni che segnano la vita di ciascuno. La crisi economica del dopoguerra è l’opportunità per l’imprenditore di mettere in evidenza i valori a cui tiene: così, di fronte al rischio di dovere chiudere l’azienda per via della mancanza di lavoro decide, invece, di investire il capitale proprio per mantenerla in vita. Perché quello che conta è la gente che ci lavora, non in nome di una ideologia che tende a salvaguardare i diritti dei lavoratori, bensì per un’attenzione alla persona e al suo bene. La passione sentimentale tra due giovani, che si giurano vero amore poco prima della partenza per la guerra, la fedeltà con cui perseguono questa promessa quando la fatica della distanza, le preoccupazioni e la tristezza porterebbe a fare altre scelte, la gioia con cui si riaccolgono alla fine della guerra, la capacità di attendere e pazientare fino al matrimonio, sono di esempio alla società di oggi che fa del carpe diem e della libera concessione del corpo il criterio con cui si sta insieme.
E’ un libro di eccezionale qualità, che non delude chi lo affronta senza alcun pregiudizio verso la religione cristiana e la sua concezione della vita, ma anzi aiuta il lettore a scoprire un modo di vivere la realtà che risulta essere senza dubbio appassionante.
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