domenica 9 ottobre 2011

Lettera da un amico

Riporto la lettera che ho ricevuto da un amico, che mi ha autorizzato a metterla sul mio blog, di cui mi colpisce la lucidità di giudizio e la semplicità con cui racconta un fatto assai personale.

Caro amico,
due settimane fa mia mamma ha avuto un malore. Un principio di infarto che fortunatamente si è risolto per il meglio: lei è stata brava a riconoscerlo e a chiamare aiuto, ma è stato altrettanto celere l’intervento del 118 che prontamente l’ha trasportata al pronto soccorso dell’ospedale più vicino.
La notizia m’è giunta come un fulmine a ciel sereno, perché mia mamma non ha mai sofferto di nulla, nella nostra famiglia nessuno soffre di cardiopatie, e lei conduce una vita molto regolare. Dopo il primo istante di smarrimento, in cui il conforto della persona che mi ha informato è stato molto paterno ho cercato di riordinare le idee e capire cosa fare. Subito ho contattato i miei fratelli, coi quali abbiamo deciso il “piano di attacco” per stare vicino alla nostra mamma sia in ospedale che successivamente. Prima è andato mio fratello maggiore, medico e quindi più sul “pezzo”, ora tocca a me e la prossima settimana arriva mia sorella.
Ho dovuto attendere tre giorni prima di potere parlare al telefono con mia mamma, tre giorni in cui nonostante le rassicurazioni di mio fratello sul buon decorso post infarto, sentivo una mancanza che mi lasciava frastornato e desideravo ardentemente potere scambiare qualche parola con lei. Poi, finalmente, una mattina mentre ero in riunione è squillato il mio telefono e il numero che compariva era quello di mia mamma: mi sono fiondato fuori dalla sala e ho subito risposto.
Quando ho sentito: “ciao Carlo sono la mamma!” il mio cuore è sussultato di gioia e le lacrime mi sono scese come torrenti in piena. Sono stato capace solo di dire: “come stai?” che lei mi ha risposto “bene, stai tranquillo, il peggio è passato…ci sentiamo nei prossimi giorni”. E ha dovuto riattaccare perché in camera intensiva non è possibile usare telefonini. La tenerezza che ho avvertito in quelle sue poche parole non la sperimentavo da tanto tempo. Come ben sai gli ultimi dieci anni sono stati assai difficili per il nostro rapporto: le differenze di vedute, su tante cose, ci hanno portato prima a litigare di continuo, poi non potendo proseguire su quella strada il nostro rapporto è cominciato a essere di sopportazione e indifferenza, che è ancora peggio!!!
Conclusa la telefonata, per il resto della giornata la mia mente s’è soffermata su quelle poche parole. Tutto il resto era diventato secondario. Ho continuamente pensato a due cose: uno, è stata molto fortunata, due, è stato necessario che mia madre stesse male perché tra noi ci fosse della tenerezza.
La domanda è proprio questa: perché a volte deve succedere una cosa del genere? Era necessario che mia madre stesse male perché tra noi ci fosse tenerezza? Il mio cuore, e la mia debolezza intesa come incapacità a fare un passo indietro in questi anni, ha atteso così tanto prima di battere! Seppur mediocre cristiano, credo molto ai segni: questo per me è stato un segno, il segno della Misericordia di Dio nei confronti miei e di mia madre. Ci ha dato una circostanza, sebbene dolorosa, perché ci ricordassimo chi siamo l’uno per l’altro. Ma ce l’ha data!! Davvero credo che nulla accade per caso, e quanto avvenuto in questi giorni ne è la riprova. Nulla di quanto accaduto negli anni passati con mia madre viene cancellato, ma tutto viene recuperato e acquisisce un significato nuovo: è stato il percorso che abbiamo dovuto compiere perché si arrivasse fin qui.
Oggi tutto ha un senso più chiaro, oggi il disegno ha preso forma.
Domani andrò a trovare mia mamma per una settimana: l’attesa cresce, perché desidero tanto poterla rivedere e abbracciare. Non so cosà farò, non so come la troverò, ma so solo che nulla è più come prima e che da una settimana ho “ritrovato” mia mamma.
Ti saluto, e ti chiedo di pregare per me e per lei perchè lo sguardo e l’abbraccio che ci scambieremo sia segno della gratitudine verso il Signore.
Un abbraccio, il tuo amico Carlo.

Nessun commento:

Posta un commento