<< Lionel Terray ha chiamato gli alpinisti “i conquistatori dell’inutile”. Io invece ormai credo che gli alpinisti siano dei saggi che restituiscono un po’ del loro equilibrio al mondo. Il nostro mondo è comodo, sicuro, esplorato. Gli alpinisti, in mezzo alla massa che, intorpidita dalle nebbie della propria incoscienza, si lascia andare verso la sua rovina, tentano di collocare delle antibussole. In un mondo che rimuove la malattia e la morte, essi cercano la sfida con la malattia e con la morte. Al posto delle auto essi usano le gambe; senza filtri, senza schemi televisivi, i loro occhi e le loro orecchie colgono la realtà del mondo; sostituiscono con la solitudine l’angustia delle metropoli. Gli alpinisti sono conquistatori dell’utile>> (Uschi Demeter – moglie di Reinhold Messner)
Penso che in una società sempre più omologata e conformista, in cui successo, benessere, apparenza e piacere sfrenato sono le parole chiavi, bisogna andare contro corrente perché ci si accorga di altro, del gusto del bello e del vero.
venerdì 28 ottobre 2011
lunedì 17 ottobre 2011
Gita escursionistica in Val di Cogne
Ho sempre sentito parlare della Val di Cogne come di un paesaggio fantastico, un ambiente naturalistico unico con un microclima tutto particolare. E poi, una vista sul Gran Paradiso davvero paradisiaca. Cima del Gran Paradiso che io ho raggiunto durante gli anni del Poli salendoci da un altro versante.
Purtroppo Cogne è diventato tristemente famoso per il delitto della Franzoni e così nell’immaginario lo sguardo è dirottato alla ricerca della villa degli orrori piuttosto che alla valle.
Anche per me, quando sono entrato in Val di Cogne, il primo istintivo pensiero è stato: chissà dove si trova la villetta. Subito dopo l’incanto delle casette in pietra coi tetti in ardesia, e la vista del Gran Paradiso mi hanno riportato verso una realtà più positiva e affascinante.
La gita, fatta con gli amici della Giovane Montagna di Milano prevedeva una lunga escursione che partendo da Valnontey toccava il rifugio Vittorio Sella, proseguendo in quota, i casolari dell’Herbetet e quindi tornava indietro attraverso il fondovalle. Il percorso è molto lungo ma facilmente accessibile e godibile da tutti, magari fatta a tappe.
La vista sui monti è fantastica, l’incontro con i camosci e gli stambecchi è molto ravvicinato.
Personalmente la vacanza ha acquisito un gusto particolare perché ho avuto modo di confrontarmi per parecchio tempo con un alpinista vero, Renzo Quagliotto, uno che ha fatto cose mirabili, ha aperto molte vie su ghiaccio e che ha scritto qualche libro sulle vie percorse. Un personaggio molto carismatico ma assai umile, che ha avuto modo di conoscere personaggi come Bonatti, Airoldi, Corti, Compagnoni e Lacedelli. Mi ha raccontato che il mondo dell’alpinismo non è solo passione ma anche arrivismo e cattiveria e lui ne ha fatto le spese: alcune vie che lui ha aperto, nella letteratura alpinistica e nelle guide del CAI riportano il nome di qualcun altro che è stato più abile nel farsi intitolare la via. Ma Renzo, come mi ha più volte ripetuto, ha compiuto le sue imprese per una forte passione verso l’arrampicata su ghiaccio, che in lui s’è generata sin da bambino quando in tempo di guerra (la 2° guerra mondiale) la sua mamma portava i figli in montagna per proteggerli dai bombardamenti anglo-americani.
Nelle due ore abbondanti in cui gli sono stato dietro, perché pur avendo settantatre anni era lui il leader e pertanto guidava, ho cercato di carpire ogni suggerimento, ogni indicazione e non perdere un solo passo che compiva per capire come si muoveva.
E’ stato un training!!
E’ una fortuna avere accanto dei maestri e in questi casi è un piacere essere l’alunno.
Siamo ritornati al parcheggio dopo 7 ore di cammino (il dislivello superato era di solo 1000m!) ma sarei rimasto ancora a sentirlo parlare.
Purtroppo Cogne è diventato tristemente famoso per il delitto della Franzoni e così nell’immaginario lo sguardo è dirottato alla ricerca della villa degli orrori piuttosto che alla valle.
Anche per me, quando sono entrato in Val di Cogne, il primo istintivo pensiero è stato: chissà dove si trova la villetta. Subito dopo l’incanto delle casette in pietra coi tetti in ardesia, e la vista del Gran Paradiso mi hanno riportato verso una realtà più positiva e affascinante.
La gita, fatta con gli amici della Giovane Montagna di Milano prevedeva una lunga escursione che partendo da Valnontey toccava il rifugio Vittorio Sella, proseguendo in quota, i casolari dell’Herbetet e quindi tornava indietro attraverso il fondovalle. Il percorso è molto lungo ma facilmente accessibile e godibile da tutti, magari fatta a tappe.
La vista sui monti è fantastica, l’incontro con i camosci e gli stambecchi è molto ravvicinato.
Personalmente la vacanza ha acquisito un gusto particolare perché ho avuto modo di confrontarmi per parecchio tempo con un alpinista vero, Renzo Quagliotto, uno che ha fatto cose mirabili, ha aperto molte vie su ghiaccio e che ha scritto qualche libro sulle vie percorse. Un personaggio molto carismatico ma assai umile, che ha avuto modo di conoscere personaggi come Bonatti, Airoldi, Corti, Compagnoni e Lacedelli. Mi ha raccontato che il mondo dell’alpinismo non è solo passione ma anche arrivismo e cattiveria e lui ne ha fatto le spese: alcune vie che lui ha aperto, nella letteratura alpinistica e nelle guide del CAI riportano il nome di qualcun altro che è stato più abile nel farsi intitolare la via. Ma Renzo, come mi ha più volte ripetuto, ha compiuto le sue imprese per una forte passione verso l’arrampicata su ghiaccio, che in lui s’è generata sin da bambino quando in tempo di guerra (la 2° guerra mondiale) la sua mamma portava i figli in montagna per proteggerli dai bombardamenti anglo-americani.
Nelle due ore abbondanti in cui gli sono stato dietro, perché pur avendo settantatre anni era lui il leader e pertanto guidava, ho cercato di carpire ogni suggerimento, ogni indicazione e non perdere un solo passo che compiva per capire come si muoveva.
E’ stato un training!!
E’ una fortuna avere accanto dei maestri e in questi casi è un piacere essere l’alunno.
Siamo ritornati al parcheggio dopo 7 ore di cammino (il dislivello superato era di solo 1000m!) ma sarei rimasto ancora a sentirlo parlare.
domenica 9 ottobre 2011
Lettera da un amico
Riporto la lettera che ho ricevuto da un amico, che mi ha autorizzato a metterla sul mio blog, di cui mi colpisce la lucidità di giudizio e la semplicità con cui racconta un fatto assai personale.
Caro amico,
due settimane fa mia mamma ha avuto un malore. Un principio di infarto che fortunatamente si è risolto per il meglio: lei è stata brava a riconoscerlo e a chiamare aiuto, ma è stato altrettanto celere l’intervento del 118 che prontamente l’ha trasportata al pronto soccorso dell’ospedale più vicino.
La notizia m’è giunta come un fulmine a ciel sereno, perché mia mamma non ha mai sofferto di nulla, nella nostra famiglia nessuno soffre di cardiopatie, e lei conduce una vita molto regolare. Dopo il primo istante di smarrimento, in cui il conforto della persona che mi ha informato è stato molto paterno ho cercato di riordinare le idee e capire cosa fare. Subito ho contattato i miei fratelli, coi quali abbiamo deciso il “piano di attacco” per stare vicino alla nostra mamma sia in ospedale che successivamente. Prima è andato mio fratello maggiore, medico e quindi più sul “pezzo”, ora tocca a me e la prossima settimana arriva mia sorella.
Ho dovuto attendere tre giorni prima di potere parlare al telefono con mia mamma, tre giorni in cui nonostante le rassicurazioni di mio fratello sul buon decorso post infarto, sentivo una mancanza che mi lasciava frastornato e desideravo ardentemente potere scambiare qualche parola con lei. Poi, finalmente, una mattina mentre ero in riunione è squillato il mio telefono e il numero che compariva era quello di mia mamma: mi sono fiondato fuori dalla sala e ho subito risposto.
Quando ho sentito: “ciao Carlo sono la mamma!” il mio cuore è sussultato di gioia e le lacrime mi sono scese come torrenti in piena. Sono stato capace solo di dire: “come stai?” che lei mi ha risposto “bene, stai tranquillo, il peggio è passato…ci sentiamo nei prossimi giorni”. E ha dovuto riattaccare perché in camera intensiva non è possibile usare telefonini. La tenerezza che ho avvertito in quelle sue poche parole non la sperimentavo da tanto tempo. Come ben sai gli ultimi dieci anni sono stati assai difficili per il nostro rapporto: le differenze di vedute, su tante cose, ci hanno portato prima a litigare di continuo, poi non potendo proseguire su quella strada il nostro rapporto è cominciato a essere di sopportazione e indifferenza, che è ancora peggio!!!
Conclusa la telefonata, per il resto della giornata la mia mente s’è soffermata su quelle poche parole. Tutto il resto era diventato secondario. Ho continuamente pensato a due cose: uno, è stata molto fortunata, due, è stato necessario che mia madre stesse male perché tra noi ci fosse della tenerezza.
La domanda è proprio questa: perché a volte deve succedere una cosa del genere? Era necessario che mia madre stesse male perché tra noi ci fosse tenerezza? Il mio cuore, e la mia debolezza intesa come incapacità a fare un passo indietro in questi anni, ha atteso così tanto prima di battere! Seppur mediocre cristiano, credo molto ai segni: questo per me è stato un segno, il segno della Misericordia di Dio nei confronti miei e di mia madre. Ci ha dato una circostanza, sebbene dolorosa, perché ci ricordassimo chi siamo l’uno per l’altro. Ma ce l’ha data!! Davvero credo che nulla accade per caso, e quanto avvenuto in questi giorni ne è la riprova. Nulla di quanto accaduto negli anni passati con mia madre viene cancellato, ma tutto viene recuperato e acquisisce un significato nuovo: è stato il percorso che abbiamo dovuto compiere perché si arrivasse fin qui.
Oggi tutto ha un senso più chiaro, oggi il disegno ha preso forma.
Domani andrò a trovare mia mamma per una settimana: l’attesa cresce, perché desidero tanto poterla rivedere e abbracciare. Non so cosà farò, non so come la troverò, ma so solo che nulla è più come prima e che da una settimana ho “ritrovato” mia mamma.
Ti saluto, e ti chiedo di pregare per me e per lei perchè lo sguardo e l’abbraccio che ci scambieremo sia segno della gratitudine verso il Signore.
Un abbraccio, il tuo amico Carlo.
Caro amico,
due settimane fa mia mamma ha avuto un malore. Un principio di infarto che fortunatamente si è risolto per il meglio: lei è stata brava a riconoscerlo e a chiamare aiuto, ma è stato altrettanto celere l’intervento del 118 che prontamente l’ha trasportata al pronto soccorso dell’ospedale più vicino.
La notizia m’è giunta come un fulmine a ciel sereno, perché mia mamma non ha mai sofferto di nulla, nella nostra famiglia nessuno soffre di cardiopatie, e lei conduce una vita molto regolare. Dopo il primo istante di smarrimento, in cui il conforto della persona che mi ha informato è stato molto paterno ho cercato di riordinare le idee e capire cosa fare. Subito ho contattato i miei fratelli, coi quali abbiamo deciso il “piano di attacco” per stare vicino alla nostra mamma sia in ospedale che successivamente. Prima è andato mio fratello maggiore, medico e quindi più sul “pezzo”, ora tocca a me e la prossima settimana arriva mia sorella.
Ho dovuto attendere tre giorni prima di potere parlare al telefono con mia mamma, tre giorni in cui nonostante le rassicurazioni di mio fratello sul buon decorso post infarto, sentivo una mancanza che mi lasciava frastornato e desideravo ardentemente potere scambiare qualche parola con lei. Poi, finalmente, una mattina mentre ero in riunione è squillato il mio telefono e il numero che compariva era quello di mia mamma: mi sono fiondato fuori dalla sala e ho subito risposto.
Quando ho sentito: “ciao Carlo sono la mamma!” il mio cuore è sussultato di gioia e le lacrime mi sono scese come torrenti in piena. Sono stato capace solo di dire: “come stai?” che lei mi ha risposto “bene, stai tranquillo, il peggio è passato…ci sentiamo nei prossimi giorni”. E ha dovuto riattaccare perché in camera intensiva non è possibile usare telefonini. La tenerezza che ho avvertito in quelle sue poche parole non la sperimentavo da tanto tempo. Come ben sai gli ultimi dieci anni sono stati assai difficili per il nostro rapporto: le differenze di vedute, su tante cose, ci hanno portato prima a litigare di continuo, poi non potendo proseguire su quella strada il nostro rapporto è cominciato a essere di sopportazione e indifferenza, che è ancora peggio!!!
Conclusa la telefonata, per il resto della giornata la mia mente s’è soffermata su quelle poche parole. Tutto il resto era diventato secondario. Ho continuamente pensato a due cose: uno, è stata molto fortunata, due, è stato necessario che mia madre stesse male perché tra noi ci fosse della tenerezza.
La domanda è proprio questa: perché a volte deve succedere una cosa del genere? Era necessario che mia madre stesse male perché tra noi ci fosse tenerezza? Il mio cuore, e la mia debolezza intesa come incapacità a fare un passo indietro in questi anni, ha atteso così tanto prima di battere! Seppur mediocre cristiano, credo molto ai segni: questo per me è stato un segno, il segno della Misericordia di Dio nei confronti miei e di mia madre. Ci ha dato una circostanza, sebbene dolorosa, perché ci ricordassimo chi siamo l’uno per l’altro. Ma ce l’ha data!! Davvero credo che nulla accade per caso, e quanto avvenuto in questi giorni ne è la riprova. Nulla di quanto accaduto negli anni passati con mia madre viene cancellato, ma tutto viene recuperato e acquisisce un significato nuovo: è stato il percorso che abbiamo dovuto compiere perché si arrivasse fin qui.
Oggi tutto ha un senso più chiaro, oggi il disegno ha preso forma.
Domani andrò a trovare mia mamma per una settimana: l’attesa cresce, perché desidero tanto poterla rivedere e abbracciare. Non so cosà farò, non so come la troverò, ma so solo che nulla è più come prima e che da una settimana ho “ritrovato” mia mamma.
Ti saluto, e ti chiedo di pregare per me e per lei perchè lo sguardo e l’abbraccio che ci scambieremo sia segno della gratitudine verso il Signore.
Un abbraccio, il tuo amico Carlo.
lunedì 3 ottobre 2011
Chicche da una vacanza
Personaggi:
- A il Lord raffinato e semplice
- B la Snob viziata e senza sostanza (moglie del Lord)
- C lo Sfigato incompreso
- D l’Ansiosa rompipalle e insicura (moglie dello Sfigato)
- E il Bancario meridionale e simpatico
- F la Forma dell’acqua (moglie del Bancario)
- G l’Indigeno
- H l’Umile serva di tutti ma schiava di nessuno (moglie dell’Indigeno)
- I la Matrona
- L il Pagghiolo (a Catania si definisce Pagghiolo l’uomo “senza palle”)
Otto personaggi e la loro numerosa prole trascorrono una serena vacanza di due settimane di ferie in una villa con quattro appartamenti, situata in una ridente località balneare della Terronia. Le vacanze, soprattutto per i bimbi, sono state vissute all’insegna dei giochi, del riposo, della compagnia e della goduria gastronomica. Ma sono state vacanze anche accese negli animi e talvolta faticose nei rapporti.
D’altronde con i personaggi in gioco era il minimo!
Ecco alcuni brevi passaggi “più critici”.
Dopo 15 min dall’arrivo.
L: Zia, arrivanu i clienti. Su pronti l’appartamenti?
I: Tri su pronti, u quartu ‘ndo pomeriggiu doppu pranzu
L: Fozza zia, ca cci su tanti picciriddi ca su stanchi
I: Matri mia! Quanti su?
L: tri ppi ogni famigghia!
I: Comu tri, m’aviutu dittu massimu dui!
L: Vabbè, dui o tri cchi ccangia?
Dopo 25 min dall’arrivo
I: nei servizi non sono compresi: la lavatrice, extra, e l’aria condizionata!
D: come la lavatrice no?
H: Signora sta scherzando! Abbiamo affittato da suo nipote la casa con la lavatrice inclusa
I: Ma statu schizzannu! Ppi ogni lavata ci vonu 5 euro?
B: Quanto? Ma lei è matta?
H: Signora, mi spiace, ma suo nipote l’ha inclusa e noi la vogliamo.
D: Signora, ci fornisca la lavatrice, mi sento male. Svengo all’idea di dovere lavare a mano. Io faccio almeno 2 lavate al giorno!
I: Quantu? Ma quantu mi custati di energia!
L: Zia, ci penso io! Tu garantisci la lavatrice, poi i conti ce li facciamo noi
I: Nun si fa accussì a zia!
D: Grazie signora, io stavo svendendo davvero!!!
Dopo 4 ore
G: Pronto, mi scusi se la disturbo, ma abbiamo dei problemi con il frigo. In due abitazioni non funzionano, non raffreddano!
L: in che senso non raffreddano?
G: Nel senso che non raffreddano. Il freezer funziona come un frigo e il frigo non raffredda.
L: ma non è possibile, lì ho accesi io ieri
G: Non metto in discussione quando li abbia accesi, ma purtroppo in due abitazioni rischiamo di buttare la spesa con i latticini e i congelati.
L: Può essere che non raffreddi! Di cosa lo avete caricato il frigo? Quanta roba avete messo?
G: Mi scusi, ma perché il frigo raffredda in funzione del tipo di carico? La capacità refrigerante è indipendente dalla quantità di alimenti!
L: Ma che fa scherza? Se lei carica troppo il frigo può non funzionare.
G: Mi scusi, non capisco il legame, mi può spiegare meglio?
L: Quando voi siete arrivati, l’avete subito riempito?
G: No, perché non avevamo fatto la spesa.
L: E cosa c’avete messo dentro allora?
G: Una bottiglia d’acqua
L: Calda?
G: Dopo un viaggio in macchina non era certo fresca
L: Ecco, la ragione per cui non parte il frigo: deve sapere che se lei mette in frigo una bottiglia di acqua calda il frigo si satura e non parte
G: Si satura cosa?
L: Il sistema di refrigerazione
G: Senta mi sta pigghiannu ppò culu? Ci pari ca cascaiu da naca? Amico, lei ppò cugghiuniari ‘o viddanu ma a mia sti minghiati nun mi cunti, a caputu? Ora, ti muovi e mi fa sistemari u frigoriferu, s’annunca mu fa cangiari. Ma subbitu, no dumani o passadumani!! Fra tri minuti vogghiu sapiri cchi fai!!
Dopo tre minuti
I: Ho saputo che ha parlato con mio nipote. Che problema c’è?
G: Signora, il frigo non funziona
I: E c’è bisogno di dirlo a mio nipote?
G: Signora, noi l’appartamento l’abbiamo preso in affitto da suo nipote è lui il nostro fornitore.
I: Accà nun ci su fornitori. Se avi problemi parrassi ccu mia! O forse Voi del nord ci considerate vostri sudditi e quindi come ignoranti parratti sulu cu chiddi spierti comu a me niputi!!
G: Signora, propriu a mia nordicu nun mu dici. Nascìu e haiu campatu ppi vinticincu anni a 100km di cca.
I: Ah, mi paria!!
Dopo qualche giorno a pranzo
D: Perché non facciamo una grigliata di pesce stasera?
A: Bella idea
G: Ottimo, lo cucino io sulla griglia
B: Ah, io amo la grigliata e poi sono amante delle seppie grigliate
D: Facciamo una grigliata con gamberoni e seppie!
G: Ma la grigliata di pesce non è solo gamberoni e seppie ma anche tante altre varietà…
B: Ok, ma soprattutto seppie e gamberoni
H: Ma le seppie non sono adatte per essere grigliate. Siete sicuri che non avete mangiato totani grigliati?
B: Macchè, io me ne intendo di pesce. Distinguo le seppie dai totani.
H: Vabbè, fate vobis!
A: Andiamo a prendere il pesce?
G:OK
…………
G: Eccovi il pesce, c’è il tonno, le orate, le seppie e i gamberoni
B: Bene!
G: Io preparo la griglia voi pulite le seppie.
D: perché le seppie si puliscono?
G: Perché tu le mangi col nero incorporato?
B: Ma io non ho voglia di pulire il pesce!
D: io sono in vacanza e non mi voglio sporcare
H: Pazienza, ci penso io che so come si fa!
Dopo qualche giorno a cena
G: Gradite un po’ di ricotta col siero?
B: Col?
G: Col siero…è il liquido che si genera nella produzione della ricotta.
D: Ma è buono?
G: Secondo te ti propongo qualcosa di cattivo?.....La ricotta col siero va mangiata in una ciotola, come quella del latte, sciolta nel siero. Se poi ci metti il pane raffermo diventa una squisitezza.
B: Mah!
G: Prova, io da piccolo ci facevo spesso colazione in questo modo. Addirittura, molte volte di sabato o di domenica, con mio nonno o coi miei amici andavamo direttamente nella stalla del casaro, con la nostra ciotola e il pane e mangiavamo lì la ricotta appena fatta.
D: nella stalla?
G: Si perché?
B: Che schifo, nella sporcizia…
G: Eppure siamo cresciuti lo stesso…..
Qualche giorno dopo a cena
F: Mi portate a Taormina? Vorrei andarci prima di tornare a casa
G: Volentieri, ma suggerisco di trascorrere tutta la giornata fuori porta visto le distanze.
E: Ma è necessario?
F: Si, mi hai promesso di portarmi!
D: Secondo me se ne può fare a meno
C: Ma scusa dicono tutti che è un gioiello!
D: Scordatelo, noi non ci andiamo!
C: Perché?
D: Perché è lontano, perché abbiamo i bimbi piccoli, perché fa caldo, perché non sappiamo dove mangiare, perché non ho voglia di prendere ancora la macchina, perché mi piace stare sulla spiaggia, perché ci sarà confusione, perché sarà un casino posteggiare e poi non abbiamo soldi per girare……
E: Vediamo se abbiamo tempo la prossima settimana
Qualche giorno dopo in spiaggia in un oasi naturalistica
G: Vi siete accorti della strada che abbiamo percorso?
A: Paesaggio stupendo
G: Abbiamo attraversato campi di mandorle, campi di grano, agrumeti e vigneti….uno spettacolo!
B: Mi sono accorto solo che la strada era dissestata!
Quanto sopra descritto ha un valore prettamente ironico, è’ stata, volutamente, l’esaltazione di alcuni difetti che ognuno di noi ha e che ha costituito il “lievito” dei rapporti. Anche per questo la vacanza è risultata unica, ma soprattutto la vacanza è stata molto di più.
- A il Lord raffinato e semplice
- B la Snob viziata e senza sostanza (moglie del Lord)
- C lo Sfigato incompreso
- D l’Ansiosa rompipalle e insicura (moglie dello Sfigato)
- E il Bancario meridionale e simpatico
- F la Forma dell’acqua (moglie del Bancario)
- G l’Indigeno
- H l’Umile serva di tutti ma schiava di nessuno (moglie dell’Indigeno)
- I la Matrona
- L il Pagghiolo (a Catania si definisce Pagghiolo l’uomo “senza palle”)
Otto personaggi e la loro numerosa prole trascorrono una serena vacanza di due settimane di ferie in una villa con quattro appartamenti, situata in una ridente località balneare della Terronia. Le vacanze, soprattutto per i bimbi, sono state vissute all’insegna dei giochi, del riposo, della compagnia e della goduria gastronomica. Ma sono state vacanze anche accese negli animi e talvolta faticose nei rapporti.
D’altronde con i personaggi in gioco era il minimo!
Ecco alcuni brevi passaggi “più critici”.
Dopo 15 min dall’arrivo.
L: Zia, arrivanu i clienti. Su pronti l’appartamenti?
I: Tri su pronti, u quartu ‘ndo pomeriggiu doppu pranzu
L: Fozza zia, ca cci su tanti picciriddi ca su stanchi
I: Matri mia! Quanti su?
L: tri ppi ogni famigghia!
I: Comu tri, m’aviutu dittu massimu dui!
L: Vabbè, dui o tri cchi ccangia?
Dopo 25 min dall’arrivo
I: nei servizi non sono compresi: la lavatrice, extra, e l’aria condizionata!
D: come la lavatrice no?
H: Signora sta scherzando! Abbiamo affittato da suo nipote la casa con la lavatrice inclusa
I: Ma statu schizzannu! Ppi ogni lavata ci vonu 5 euro?
B: Quanto? Ma lei è matta?
H: Signora, mi spiace, ma suo nipote l’ha inclusa e noi la vogliamo.
D: Signora, ci fornisca la lavatrice, mi sento male. Svengo all’idea di dovere lavare a mano. Io faccio almeno 2 lavate al giorno!
I: Quantu? Ma quantu mi custati di energia!
L: Zia, ci penso io! Tu garantisci la lavatrice, poi i conti ce li facciamo noi
I: Nun si fa accussì a zia!
D: Grazie signora, io stavo svendendo davvero!!!
Dopo 4 ore
G: Pronto, mi scusi se la disturbo, ma abbiamo dei problemi con il frigo. In due abitazioni non funzionano, non raffreddano!
L: in che senso non raffreddano?
G: Nel senso che non raffreddano. Il freezer funziona come un frigo e il frigo non raffredda.
L: ma non è possibile, lì ho accesi io ieri
G: Non metto in discussione quando li abbia accesi, ma purtroppo in due abitazioni rischiamo di buttare la spesa con i latticini e i congelati.
L: Può essere che non raffreddi! Di cosa lo avete caricato il frigo? Quanta roba avete messo?
G: Mi scusi, ma perché il frigo raffredda in funzione del tipo di carico? La capacità refrigerante è indipendente dalla quantità di alimenti!
L: Ma che fa scherza? Se lei carica troppo il frigo può non funzionare.
G: Mi scusi, non capisco il legame, mi può spiegare meglio?
L: Quando voi siete arrivati, l’avete subito riempito?
G: No, perché non avevamo fatto la spesa.
L: E cosa c’avete messo dentro allora?
G: Una bottiglia d’acqua
L: Calda?
G: Dopo un viaggio in macchina non era certo fresca
L: Ecco, la ragione per cui non parte il frigo: deve sapere che se lei mette in frigo una bottiglia di acqua calda il frigo si satura e non parte
G: Si satura cosa?
L: Il sistema di refrigerazione
G: Senta mi sta pigghiannu ppò culu? Ci pari ca cascaiu da naca? Amico, lei ppò cugghiuniari ‘o viddanu ma a mia sti minghiati nun mi cunti, a caputu? Ora, ti muovi e mi fa sistemari u frigoriferu, s’annunca mu fa cangiari. Ma subbitu, no dumani o passadumani!! Fra tri minuti vogghiu sapiri cchi fai!!
Dopo tre minuti
I: Ho saputo che ha parlato con mio nipote. Che problema c’è?
G: Signora, il frigo non funziona
I: E c’è bisogno di dirlo a mio nipote?
G: Signora, noi l’appartamento l’abbiamo preso in affitto da suo nipote è lui il nostro fornitore.
I: Accà nun ci su fornitori. Se avi problemi parrassi ccu mia! O forse Voi del nord ci considerate vostri sudditi e quindi come ignoranti parratti sulu cu chiddi spierti comu a me niputi!!
G: Signora, propriu a mia nordicu nun mu dici. Nascìu e haiu campatu ppi vinticincu anni a 100km di cca.
I: Ah, mi paria!!
Dopo qualche giorno a pranzo
D: Perché non facciamo una grigliata di pesce stasera?
A: Bella idea
G: Ottimo, lo cucino io sulla griglia
B: Ah, io amo la grigliata e poi sono amante delle seppie grigliate
D: Facciamo una grigliata con gamberoni e seppie!
G: Ma la grigliata di pesce non è solo gamberoni e seppie ma anche tante altre varietà…
B: Ok, ma soprattutto seppie e gamberoni
H: Ma le seppie non sono adatte per essere grigliate. Siete sicuri che non avete mangiato totani grigliati?
B: Macchè, io me ne intendo di pesce. Distinguo le seppie dai totani.
H: Vabbè, fate vobis!
A: Andiamo a prendere il pesce?
G:OK
…………
G: Eccovi il pesce, c’è il tonno, le orate, le seppie e i gamberoni
B: Bene!
G: Io preparo la griglia voi pulite le seppie.
D: perché le seppie si puliscono?
G: Perché tu le mangi col nero incorporato?
B: Ma io non ho voglia di pulire il pesce!
D: io sono in vacanza e non mi voglio sporcare
H: Pazienza, ci penso io che so come si fa!
Dopo qualche giorno a cena
G: Gradite un po’ di ricotta col siero?
B: Col?
G: Col siero…è il liquido che si genera nella produzione della ricotta.
D: Ma è buono?
G: Secondo te ti propongo qualcosa di cattivo?.....La ricotta col siero va mangiata in una ciotola, come quella del latte, sciolta nel siero. Se poi ci metti il pane raffermo diventa una squisitezza.
B: Mah!
G: Prova, io da piccolo ci facevo spesso colazione in questo modo. Addirittura, molte volte di sabato o di domenica, con mio nonno o coi miei amici andavamo direttamente nella stalla del casaro, con la nostra ciotola e il pane e mangiavamo lì la ricotta appena fatta.
D: nella stalla?
G: Si perché?
B: Che schifo, nella sporcizia…
G: Eppure siamo cresciuti lo stesso…..
Qualche giorno dopo a cena
F: Mi portate a Taormina? Vorrei andarci prima di tornare a casa
G: Volentieri, ma suggerisco di trascorrere tutta la giornata fuori porta visto le distanze.
E: Ma è necessario?
F: Si, mi hai promesso di portarmi!
D: Secondo me se ne può fare a meno
C: Ma scusa dicono tutti che è un gioiello!
D: Scordatelo, noi non ci andiamo!
C: Perché?
D: Perché è lontano, perché abbiamo i bimbi piccoli, perché fa caldo, perché non sappiamo dove mangiare, perché non ho voglia di prendere ancora la macchina, perché mi piace stare sulla spiaggia, perché ci sarà confusione, perché sarà un casino posteggiare e poi non abbiamo soldi per girare……
E: Vediamo se abbiamo tempo la prossima settimana
Qualche giorno dopo in spiaggia in un oasi naturalistica
G: Vi siete accorti della strada che abbiamo percorso?
A: Paesaggio stupendo
G: Abbiamo attraversato campi di mandorle, campi di grano, agrumeti e vigneti….uno spettacolo!
B: Mi sono accorto solo che la strada era dissestata!
Quanto sopra descritto ha un valore prettamente ironico, è’ stata, volutamente, l’esaltazione di alcuni difetti che ognuno di noi ha e che ha costituito il “lievito” dei rapporti. Anche per questo la vacanza è risultata unica, ma soprattutto la vacanza è stata molto di più.
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