mercoledì 30 giugno 2010

Corso ARG1 - p.1

Il weekend del 12-13 giugno ha segnato la prima uscita pratica del corso di alpinismo. Siamo andati sul ghiacciaio del Morteratsch, vicino Pontresina, da dove si ergono alcune cime bellissime tra cui quella del Bernina.
Il ghiacciaio per la sua conformazione morfologica si presta bene per fare scuola pratica, e difatti, quel fine settimana, parecchie scuole di alpinismo hanno occupato il suolo per fare praticandato.
Sabato siamo partiti all’alba da Milano, in realtà era ancora scuro: alle 5.
Arzillo come un grillo, insieme ai miei compagni di viaggio ci siamo diretti verso Chiavenna, dove il gruppo composto da allievi e istruttori si è riunito in un bar (che meraviglia!!) per fare colazione, quindi in processione ci siamo diretti alla volta della Svizzera.
Eravamo dieci allievi e sei istruttori.
La giornata, piuttosto nuvolosa, ha retto per buona parte della mattinata e del primo pomeriggio, dandoci la possibilità di praticare una serie di istruzioni e procedure che con dovizia di particolari, gli istruttori ci avevano precedentemente mostrato. La temperatura era piuttosto mite, calda quando il sole si mostrava, un po’ fredda quando scompariva.
Nel pomeriggio, dopo aver avuto modo di praticare le tecniche di avanzamento e discesa in cordata e provato a simulare l’attraversamento di una parete verticale mediante una sola piccozza, il tempo all’improvviso è mutato. Freddo gelido, pioggia intensa e vento molto forte. Tanto forte che all’improvviso è riuscito a far volare per almeno 100 m tre zaini, tra cui il mio, carichi di giacche, corde e accessori. Uno di questi è finito dentro un crepaccio. Dopo un primo momento di smarrimento, perché lo zaino non si trovava, gli istruttori hanno avviato le procedure di recupero. L’intervento, più unico che raro per la tipologia, ci ha dato la possibilità di vedere come si attua una sosta e il recupero di un oggetto mediante calata di una persona in tutta sicurezza. Il protagonista del salvataggio è stato il direttore del corso, che è dovuto scendere a quasi otto metri di profondità in una gola piuttosto stretta e impervia.
Ma lo zaino è stato recuperato perfettamente integro…battito regolare, in buono stato di coscienza,….con tracce però di ipotermia!!!
….le meravigliose foto sotto riportate provengono dalla macchina fotografica che si trovava in quello zaino!!!
Quindi, verso le 16,30 siamo ritornati al campo base dopo quasi sette ore di intenso lavoro sul ghiacciaio.
La cena consumata in ostello e la serata trascorsa in un bar di Pontresina, a raccontare e scherzare, ha concesso a tanti di noi, che ci si vedeva per la prima volta, fatta eccezione delle lezioni teoriche, di conoscersi meglio.
La notte è stata dura da superare, poiché uno dei sei occupanti la stanza, ha pensato bene di allietare il sonno accompagnandoci con dolci suoni gutturali.
Una russata galattica!!!
L’indomani, di buona lena abbiamo fatto colazione, quindi, poiché il tempo volgeva a piovere abbiamo cominciato a fare lezione teorica in una sala dell’ostello. Intorno alle 10 siamo ritornati sul ghiacciaio per affrontare una nuova intensa giornata di lavoro.
Tecniche di avanzamento e discesa in pendii ripidi, cordate da due e tre persone, soste, salita su parete verticale mediante due piccozze, discesa mediante corda e discesa in corda doppia sono state le cose principali che abbiamo imparato e provato.
Giornata intensa, stancante, ma molto affascinante e interessante.
Alle 17, esausti siamo ritornati alle auto, e dopo esserci cambiati e salutati siamo ritornati a casa.
Anche il viaggio di ritorno è stato un’occasione per ripassare e giudicare quanto vissuto in questi due giorni, oltre che per conoscere ancora meglio i miei compagni di auto.
Sono ritornato a casa con un bagaglio carico di cose nuove imparate, che spero di migliorare e approfondire. Di sicuro, ci vuole molta esperienza per muoversi con agilità sul ghiaccio, per fare e disfare i nodi sia in condizioni di assoluta tranquillità che sotto stress. E per fare esperienza occorre andare molte volte in montagna.
La prima tappa è stata fatta, la prossima sarà il Cevedale, nel gruppo dell’Ortles, montagna a me cara e conosciuta. Poi, o con i compagni di corso o con altri comincerà la fase di consolidamento e di sviluppo di quanto imparato.













lunedì 21 giugno 2010

Le avventure del dott. Sapuppo n.11

“Pronto?”, disse Agatino
“Ciao mio caro, sono io, non lo vedi dal display?”, rispose Paola
“Ciao cucciola, come mai non mi è comparso il tuo numero?”, chiese Agatino
“Non so, anche mio padre ha notato la stessa cosa,….mi accerterò al più presto. Dove sei?”, ribattè Paola.
“Sono in palestra a rilassarmi un po’ facendo ginnastica. E tu?”, domandò Agatino
“Da un minuto a casa, dopo un pomeriggio passato in tribunale….che noia e che stress! A volte ci sono persone che non capisco se ci sono o ci fanno!”, continuò Paola.
“Ci sono, ci sono….e ci fanno, ci fanno. Dipende dalle circostanze”, proseguì Agatino
“Ascolta! Domani parto per tre giorni…mi faccio un fine settimana fuori Catania!”, sparò Paola.
“Ah, bello, e dove vai?”, parò Agatino
“A Milano da te”, disse a bruciapelo Paola.
“Co..co..co..co..co..me ? Vi..vi..vi..eni a tro..tro..varmi?”, cercò di rispondere Agatino.
Agatino, addivintasti balbuzienti? Ma se fino a qualche minuto fa desideravi che venisse per sempre a Milano, ora ti lasci cogliere dalla sorpresa?
“E da chi pensi che vada se non da te?”, concluse placida Paola.
“Parto alle 18,30 e arrivo alle 20 a Linate. Riparto domenica sera alle 20 da Linate”, proseguì Paola.
“Ma..ma..ma..ma..è una bella so..so..so..sorpresa”, balbettò Agatino
Agatino, ancora imparpagliato sei? Sei tra quelli che “ci sei o ci fai”?
“Ciao mio caro, ci vediamo domani sera. Buona notte, baci!” finì Paola.
“ A domani, t’aspetto”, sentenziò Agatino.
Chiusa la telefonata, si aprì un nuovo file: la casa è pulita?, il frigo è pieno?, avevo altri impegni?.
L’avvenente e provocante Elena, che continuava i suoi esercizi ginnici davanti gli occhi del dott. Sapuppo era acqua passata. Ce l’aveva davanti, che si destreggiava tra gli attrezzi ginnici, ma per lui era come se stesse di fronte a una statua priva di movenze e di forme.
In pochi istanti prese una decisione: smettere di fare esercizi, docciarsi e andare di corsa al supermercato. Facendo le cose velocemente sarebbe riuscito ad arrivare al supermercato prima della chiusura e fare con celere comodità la spesa.
Ma cosa occorreva? Pane, frutta, verdura, affettati, detergenti, pastiglie per la lavastoviglia…..
E chi se lo ricorda!
“In questi casi”, pensò Agatino, “ il metodo è uno e semplice. Acquistare di tutto di più, al massimo rimane per il futuro”.
Bello quando questo discorso lo fa uno che non ha problemi economici, ma se avessi famiglia?
Di corsa posa i pesi al loro posto, prende l’asciugamano e si dirige nello spogliatoio. Con una velocità mai raggiunta finora si spoglia, si doccia, si asciuga e si veste.
Mette in moto la macchina e a tutta birra corre verso l’Esselunga. Per sua fortuna quando giunge c’è poca gente, giusto qualche ritardatario o i soliti che escono tardi dall’ufficio e si riducono a fare la spesa nelle ore tardo serali.
Il primo reparto è quello della frutta e verdura.
Comincia a riempire i singoli sacchetti di: lattuga romana, lattuga trocadero, zucchine, melanzane, rucola, pomodori, peperoni, cipolle, sedano, verza…..
Ascolta Agatino, ma hai intenzione di fare il vegetariano?
Quindi passa alla frutta: mele, banane, kiwi, ananas dell’Honduras, ciliegie dell’Australia, pompelmi, anguria del Sudafrica, cocco del Brasile….
Agatino, ma hai comprato più tu di quanto vende un fruttarolo!!
Il reparto successivo è quello dei latticini e dei salumi: mozzarella, latte, crescenza, yogurt, fermenti lattici, bresaola, prosciutto crudo e cotto, speck, mortadella, salame ungherese, salame milano e soppressata calabrese.
Agatino, e tu non sei salame? Ma quanto stai comprando?
Pesce e carne saltati a piè pari: in questi casi si va al ristorante.
Tocca al reparto detergenza casa.
Sole piatti, pastiglie e sale per la lavastoviglie, sgrassatore per i fornelli, lisoform e ammoniaca per i pavimenti, pulivetro per le finestre e il tavolo della sala, panni cattura polvere per i mobili, sacchetti per l’aspirapolvere, e cera per il parquè.
Agatino, ma in che casa vivi? Finora l’hai mai pulita?
Il corridoio successivo è quello della detergenza personale.
Shampoo alla camomilla, balsamo nutriente, doccia schiuma al pino sloveno e uno neutro, bagnoschiuma alla carota e crema per le mani.
Quindi, tocca al reparto bibite.
Una bottiglia di prosecco di Valdobbiadene, una di rosso dell’oltrepò pavese, una di barbera dell’alessandrino, una di nero d’Avola, una di bianco dei Castelli romani, due bottiglie di birra Menabrea, una di Moretti, due di Ceres, tre lattine di Guinness.
Ma Agatino, siete due persone normali o due alcolizzati? E’ un arsenale di guerra!!!
Di passaggio compra una chilata di pane, una confezione di pane morbido, una di pane carrè , una di fette biscottate, e una di crackers salati in superficie.
Il carrello della spesa era così pieno che scorreva a fatica.
Per fortuna alla cassa non c’era fila, ma gli capito una cassiera che lo conosceva bene.
“Buona sera dott. Sapuppo, come sta?”, approcciò la cassiera
“Bene grazie, come sempre di corsa!”, rispose il dottore
“Abbiamo visite in questi giorni?”, azzardò la signora
“Si, viene a trovarmi un cugino dalla Sicilia”, mentì Agatino
“Da quello che vedo, si porterà dietro un reggimento di amici”, sentenziò la signora.
“Lei dice? Non è tipo che mangia tanto!”, rispose imparpagliato Agatino
“Vorrà dire che inviterà i poveri del quartiere a condividere tutto sto ben di Dio”, concluse la cassiera.
“Forse è tanto…ma ora che faccio?”, pensò il dottore
“Il totale è 195,00 €….complimenti, in un colpo solo ha guadagnato 10 bollini della raccolta punti!. Buona serata”, finì la signora.
Come un cane bastonato, per l’enorme quantità di scorta alimentare fatta, Agatino tornò a casa e impiegò dieci minuti per scaricare la macchina, quindici per portarla a casa e trentacinque per distribuirla tra frigo, dispense e bagno dopo aver approntato un piano logistico per una equa e solidale ripartizione dei carichi.

martedì 15 giugno 2010

Corso ARG1 - Introduzione

Poco meno di un mese fa ho iniziato un corso di alpinismo organizzato dalla scuola Roberto Masini, sottosezione del CAI di Milano.
La sigla ARG1 sta per arrampicata su roccia e ghiaccio livello 1.
Le ragioni che mi hanno spinto a intraprendere questo corso le sintetizzo nel seguente modo: imparare delle tecniche, oggettive, che mi consentano di andare in montagna in tutta sicurezza.
Ovvero, lo faccio per un tecnicismo.
Ma basta questa ragione per spiegare quanto sto facendo, considerando lo sforzo economico e fisico che devo affrontare e la fatica che dovrà sopportare la mia famiglia nel vedermi parecchie sere fuori casa e tanti weekend su per i monti?
Inizialmente era sufficiente, poi, man mano che passava il tempo, parlando con amici e riflettendo da solo, mi sono accorto che le ragioni sono altre, che non annullano quanto sopra detto ma lo completano.
La chiave di volta è stata un documento di Milan Junior Camp che mi ha girato un mio amico, di professione allenatore, che rappresenta le linee guida della loro proposta e che descrivono meglio di quanto io sia capace ciò che cerco.
In realtà, io sono arrivato alla conclusione che il corso di alpinismo che ho intrapreso, è una tappa importante di un cammino che è iniziato in tempi lontani, quando ancora ero al liceo.
Io sono per natura uomo di mare, sono nato e vissuto per 27 anni in una città sul mare e pertanto questo è un ambiente a me consono.
Ma, prima grazie ai miei genitori, poi durante gli anni di liceo, ho conosciuto delle persone che ogni anno, in estate, facevano una settimana di vacanza in montagna…..oltre che salire e scendere in lungo e in largo per l’Etna!!
Attraverso queste persone ho scoperto e mi sono affezionato alla montagna.
Il bello di andare per i monti con loro non era solo legato agli obiettivi che ci si poneva, una cresta, un bivacco o una cima, quasi sempre, raggiunti, ma il fascino e la passione che ci mettevano nel percorrere i sentieri o le ferrate che portavano alla vetta.
E questo passava attraverso l’attenzione alla mia persona (e a quella di tutti gli altri, naturalmente!) e una paziente disponibilità a seguirci sulla strada della nostra realizzazione.
Ciò che muoveva queste persone era il desiderio di accompagnarci, ma soprattutto era un loro desiderio personale, di scoprire tutti gli aspetti della realtà e di capire il nesso tra ciò che si faceva con il desiderio di felicità e di bene che ognuno ha.
Io, questo l’ho imparato guardando loro e da allora mi segue tutte le volte che parto per una escursione.
Oggi, tutte le volte che vado in montagna faccio un’esperienza di gratificazione, di libertà e di bellezza, privilegiata rispetto ad altri ambiti, il lavoro per primo, che è segno evidente del desiderio di totalità e di pienezza che costituisce il mio cuore.
Infatti, gioire per una cima raggiunta o rattristarsi per un’impresa fallita corrispondono pienamente al desiderio di felicità e di bene infinito che mi porto dentro.
Inoltre, la fatica che vivo tutte le volte che sono sui sentieri, mi permette di comprendere sempre di più che per raggiungere un obiettivo è necessario un lavoro, un allenamento, e quindi un metodo.
Naturalmente, come l’esperienza mi insegna, per quanto possa preparare bene una salita o allenare il mio fisico a sostenere certe fatiche, l’esito di una impresa è segnata da una imprevedibilità che la rende combattuta ma affascinante, e pertanto vale sempre la pena giocarsela.
Infine, la strada finora percorsa è avvenuta all’interno di un rapporto di amicizia che per me è stato un ambito in cui mi sono potuto confrontare, necessario per imparare e migliorare.
Sono sicuro che nella vita, in tutti i suoi aspetti, l’apprendimento si sviluppa in maniera efficace e duraturo solo dentro la certezza di legami solidi, solo all’interno di rapporti affettivi stabili e duraturi.
Dunque, posso benissimo dire che inizio questo corso di alpinismo con l’intenzione di andare più a fondo della mia vita e del mio desiderio di pienezza di cui sono costituito.
Naturalmente voglio anche imparare delle tecniche che mi permettano si di temere e rispettare la montagna, ma anche di vincerla.

giovedì 3 giugno 2010

Le avventure del dott. Sapuppo n.10

La routine riprese ben presto il sopravvento e la vita ritornò a farsi stressante. Il freddo era sempre più pungente, il sole si vedeva sempre meno e la voglia di stare fuori, all’aria aperta, era stata soppiantata da attività svolte non solo al coperto, ma soprattutto al caldo.
Non passava istante che Agatino non ricordasse la sua Paola, al loro incontro in occasione del matrimonio della cugina e agli sviluppi successivi.
Pensava e ripensava alle loro chiacchierate, analizzava parola per parola quanto lui avesse detto e quanto avesse udito con le sue orecchie.
Poiché il rapporto con Paola non era frutto di una vampata estiva ma qualcosa di serio i progetti dovevano essere ben dimensionati, i lavori avviati e portati a termine. Lei di sicuro il progetto ce l’aveva, e pure dichiarato, lui l’aveva ben compreso e se ne era compiaciuto.
Ma, Agatino portava dentro di sé una preoccupazione: in età tardo giovanile aveva commesso un errore e di questo pagava le conseguenze. Allora si trattò di una punzonata andata in lungo, che generò però una creatura tanto amata che ora per scelte familiari si ritrovava ad avere una madre a tempo pieno, anche troppo, e un padre a chiamata.
I tempi erano diversi, con Paola, tutto era cominciato in maniera diversa,….ma sarebbe stato capace di superare i suoi drammi e le sue paure? L’evidenza si impone ma il dubbio lo corrode.
“Come faccio a capire se sto facendo bene?...e se mi sto prendendo in giro?...e se sto ingannando Paola?”
Ma desiderava Paola, ed era notevolmente rattristato dalla sua assenza.
Non vedeva l’ora che lei lo raggiungesse, prima per una vacanza, quindi definitivamente.
Se a lavoro la mente era, volente o nolente, concentrata sul da farsi, spesso quando era in giro si scopriva distratto e a parlare da solo come se avesse la sua donna accanto.
Non di rado capitò di entrare al solito bar e chiedere alla sua donna immaginaria cosa desiderasse: il barista, le prime volte, credeva che scherzasse, poi, quando capì, che non si trattava di burla cominciò a preoccuparsi.
“Eppure non mi pare sia alcolizzato, né tantomeno che si faccia delle canne o faccia uso di droghe….mah!” pensava il barista.
Di sicuro, anche il barista aveva notato un cambiamento.
Alla solita domanda:
“Oh, egregio dott. Sapuppo, come la va?”
La risposta era sempre:
“Di merda, come vuoi che vada qua?”
Adesso, quando il barista o qualcuno chiedeva:
“Come sta dott. Sapuppo?”
“Da Dio, grazie!”
Minchia papà, che cambiamento!...e non era una presa in giro!!
Come tutti i martedì e giovedì, Agatino, dopo lavoro andava in palestra, una struttura vicina all’azienda in cui lavorava e pertanto comoda da raggiungere.
In quella struttura conosceva molte persone e con tanti aveva stretto dei rapporti, semplici, ma che allietavano le quasi due ore che abitualmente trascorreva tra gli attrezzi.
La palestra Saint Paul, è gestita da un certo Edward Huygh, un ragazzone del Minnesota, ex giocatore dilettante di football americano, che si trasferì in Italia a fine anni ’90 dopo aver conosciuto Beatrice, una giovane insegnante di scuola elementare, fervente cattolica, conosciuta in occasione di una vacanza a Rimini. Il colpo di fulmine tra i due si trasformò ben presto in amore e quindi in matrimonio, da cui nacquero tre bei bimbi, John, Walter e Mary.
Edward, quando decise di aprire la palestra cercò di coniugare le sue origini statunitensi con la fede cristiana della moglie. Da qui il nome di Saint Paul.
Quella sera, in palestra, si presentò per la prima volta una ragazza che lui non conosceva. Una bella ragazza, di nome Elena, mora, alta, più che trentenne ma meno di quaranta, ma assai affascinante. La giovane, non era nuova dell’ambiente, probabilmente frequentava la palestra in altri giorni, per cui aveva una certa attitudine con pesi, bilancieri, panche…..
Si notò subito che gli uomini presenti, cominciarono a muoversi, come tanti galli, verso gli attrezzi posti vicino dove la ragazza si allenava.
E avevano ragione!!
La ragazza, senza alcun imbarazzo, portava una maglietta stretta di colore rosso con profonda scollatura e una tuta bianca assai aderente.
La natura aveva dotato la giovane di un bel corpo, un bel seno, un fondo schiena ben formato e due gambe sode. La postura assunta in occasione degli esercizi svolti esaltava le doti del suo corpo femminile.
Ad un certo punto Agatino se la ritrovò davanti. Lui era sdraiato sulla panca a maneggiare il suo bilanciere, lei era piegata a novanta gradi, fronte Agatino, con due pesi per allenare i bicipiti. La scena non avrebbe creato particolare stupore se non ci fossero stati almeno cinque uomini che si posero, con scuse più o meno giustificate, davanti la ragazza a saltare con la corda, a fare piegamenti, a improvvisare corse sul posto….
La giovane, accortasi del pubblico, non volendo mostrare le sue virtù, decise di invertire la sua posizione e di ruotare di centottanta gradi. Stavolta, la platea aveva davanti gli occhi due belle chiappe e riflessi sullo specchio due seni in mostra. Il tutto a due passi da Agatino e davanti ai suoi occhi, il quale, cominciò a sudare freddo e imparpagliato come era non fu più in grado di sollevare il suo bilanciere.
In altri momenti simili a questo, il sangue che prontamente giungeva alla testa di Agatino, avrebbe messo in moto un dinamismo che nel giro di qualche secondo portava il giovane amatore catanese a porsi accanto alla ragazza ad attaccar bottone. E state sicuri che l’ormone alle stelle e il testosterone sopra il livello di guardia avrebbero fatto di lui un mitragliatore di parole e storie.
Nulla di questo accadde: o meglio, il sangue fece il suo percorso, l’ormone e il testosterone ebbero i soliti impulsi ma tutto fu circoscritto a una bella veduta panoramica della ragazza.
In quel momento, accadde che Angelino, l’angelo custode del dott. Sapuppo, accortosi della situazione critica, contattò Angelina, l’angelo custode di Paola, la quale si attivò,……ed ecco che squillò il telefonino!!
Era appunto Paola.