di Chaim Potok
Il romanzo è ambientato durante la Guerra di Corea, quando i cinesi e l’esercito del nord invadono e dilagano a sud. La storia narra la fuga dal loro villaggio di un vecchio contadino e di sua moglie che, durante il cammino, si imbattono casualmente in un ragazzino privo di sensi e coperto di sangue abbandonato lungo il fossato a margine della strada. Da quell’incontro, insperato e indesiderato, inizia un cammino che porta i tre protagonisti ad affrontare insieme il dramma della fuga e gli orrori della guerra. Emerge in maniera forte, la differenza di carattere tra il vecchio, scettico e diffidente verso il ragazzo, l’istintività materna della donna che accudisce il giovane come fosse un figlio e la natura buona del ragazzo che si prende cura e accompagna con generosità i due vecchi che lo hanno salvato. L’odissea che affronta questa “famiglia” di profughi delinea anche il contrasto tra l’universo contadino e la devastazione prodotta dalle moderne tecnologie, quasi a contrapporre la differenza tra la cultura spirituale orientale e la cultura materialista dell’occidente.
La componente spirituale è il punto di forza che guida i due vecchi, soprattutto la donna, che in molte occasioni evoca gli spiriti buoni della terra e del cielo, gli spiriti buoni della valli e delle pianure tanto che spesso si scopre a canticchiare una canzone che aveva imparato da piccola: “ Have thine own way Lord have thine own way thou art the potter I am the clay” (Fa a modo tuo Signore a modo tuo io sono l’argilla e tu il vasaio).
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