Be on the look out significa grosso modo stare all’occhio.
E’ l’espressione tipica che usano i soldati americani durante i loro pattugliamenti in Iraq e Afganistan, che indica l’attenzione che prestano al servizio per cercare di ridurre al minimo i rischi di attentati nei loro confronti.
La parola d’ordine è essere desti, stare attenti, vigilare, vegliare sulla propria e altrui incolumità.
Ma possiamo benissimo applicare “stare all’occhio” a contesti di normale quotidianità.
Chi non si è mai sentito ripetere dai nonni, “occhio!”, oppure dai genitori, magari il sabato sera quando si esce con gli amici, “state attenti con la macchina….!”. Oppure sul posto di lavoro, quante volte tra colleghi si usano espressioni tipo “…occhio a quel collega….”,”….guarda avanti ma soprattutto guardati dietro…..!”.
Ma siamo costantemente in guerra? La vita è una perenne battaglia?
Di cosa devo essere armato per difendermi?....virtù,….armi,…..?
Il comandante delle forze armate USA, Gen. David Petraeus, ha scritto un trattato dal titolo “I 28 comandamenti della counterinsurgency” che sono state le sue linee guida con cui ha sconfitto Al Qaida in Iraq.
Nel comandamento n.1 utilizza i seguenti verbi, secondo me, in forma imperativa:
“Conosci il tuo orticello. Conosci la gente, l’economia, la storia, la religione e la cultura……Leggiti la mappa come fosse un libro……Sviluppa un modello mentale dell’area, uno schema di lavoro in cui inserire ogni pezzetto di conoscenza che acquisterai. Studiati gli appunti lasciati dal tuo predecessore……..comprendi qual è l’area di influenza……Condividi aspetti dell’area di operazioni…….Trascura queste conoscenze e finirai ucciso”.
Banalmente, un incontro di calcio, una partita di tennis puoi vincerle se e solo se sei allenato, puoi raggiungere la cima di un monte solo se “hai le gambe”, puoi scoprire le profondità del mare solo se “hai i polmoni”.
E l’allenamento implica un lavoro.
Quindi, per “stare all’occhio”, per avere uno sguardo pronto e attento devi stare in esercizio continuo.
Certo, l’istinto è importante, le capacità innate sono un dono, ma il lavoro è la condizione per raggiungere certi risultati.
Ma non basta!
Nel comandamento n.17 il Gen. David Petraeus scrive:
“Preparati ai fallimenti. I fallimenti sono normali nella counterinsurgency come in ogni altra forma di guerra. Commetterai errori, perderai qualcuno, o occasionalmente ucciderai o imprigionerai la persona sbagliata. Puoi fallire nel costruire o espandere la tua rete. Se succede, non perderti d’animo. Torna semplicemente alla fase precedente del tuo piano e recupera l’equilibrio. E’ normale che nelle campagne di counterinsurgency qualche plotone faccia bene e qualche altro male. Non è necessariamente la prova di un fallimento. Dai ai comandanti locali la libertà di adattarsi alle condizioni locali. Crea l’elasticità che ti aiuta a sopravvivere ai fallimenti….”
Questo “comandamento” richiama a un modo di stare di fronte alle cose che va ben oltre il tecnicismo o l’atteggiamento psicologico.
Mi viene in mente che nella vita, quindi a lavoro, in famiglia, con gli amici…..è “normale” sbagliare, perché l’uomo per definizione non è perfetto.
Nel senso che puoi avere perso dei momenti, delle opportunità, delle persone molto care, ma non è vinta la possibilità di soddisfazione, di riscatto sulla vita. Perché la realtà, ti pone sempre e comunque altre circostanze che ti provocano e solo giocandoti con esse puoi verificare se ti corrispondono.
Ma cosa permette questo accadere continuo di fatti?Per qualcuno è un imponderabile, per altri sono pure coincidenze, per altri ancora è la propria forza di volontà, per chi Lo ha incontrato e riconosciuto si chiama Chiesa, una compagnia presente.
Nessun commento:
Posta un commento