Delirio dal pulpito?
O semplice, sterile, moralismo? Da domenica vivo questo
dilemma, da quando ho sentito dal prete coadiuatore della mia parrocchia una predica
che, per la mia educazione e cultura, ha dell’assurdo.
Domenica scorsa è stata l’occasione per i ragazzi di quarta
elementare, aspiranti "comunionanti", per
l’Ingresso al Discepolato, anche se riceveranno il sacramento della 1°
Comunione il prossimo anno, nel 2015 quando saranno in quinta elementare.
Infatti, sebbene la Curia di Milano, già da un anno, sia
ritornata indietro rispetto alle direttive del precedente Arcivescovo che aveva
indicato nella 1° media l’anno in cui amministrare la 1° Comunione e la
S.Cresima, nella mia parrocchia poiché vale il detto che in media stat virtus, la
leva del 2004 riceverà la 1° Comunione in 5 elementare e non in 4a come nel
resto della diocesi, insieme alla leva 2005.
Anche se a malincuore (molto!!), passi questa disposizione della parrocchia!!!
Il problema è che il
percorso di avvicinamento al sacramento della Comunione, che sempre per volontà
parrocchiale coinvolge ragazzi e genitori, è molto simile a un corso per
anonimi alcolisti o alle sedute dallo psicologo, dove tutti devono dire la
loro, vale il parere di tutti e tutto ciò che è sacro è opinabile, interpretabile. E' il festival delle domande senza risposte!!!
Perché mi
son chiesto? e ho protestato!
Perché dobbiamo essere misericordiosi e
accoglienti!! (parole dette con forza dalle catechiste!....E appoggiate dal
sacerdote).
Se tanto mi dà tanto, perché sconvolgersi per quanto udito
domenica? In effetti, purtroppo, il momento della predica è orami quello in cui
mi distraggo di più (sono solo io? O a vedere la facce siamo molti?), perché
spesso diventa l’omelia dell’ovvio, dei ceffoni contro la ricchezza, contro il consumismo, contro la società,
contro questo e contro quello. Poche volte l’omelia è la valorizzazione del
messaggio cristiano.
Domenica, stranamente, ero attento.
Alla luce dell’ingresso al discepolato dei ragazzi, il don
ha parlato molto del concetto di discepolo, di cosa voglia dire seguire Gesù.
Ma seguire in che senso?
C’è un passaggio che mi ha colpito, sconvolto e travolto:
“…..Dio è così buono che a volte rallenta il passo, non ha fretta, si gira indietro e se vede che qualcuno è
rimasto indietro si ferma e lo aspetta……”.
Dio, e’ diventato guida alpina? E’ una safety car?
Se vale quanto detto domenica dal don, io trovo ragionevole
che per esempio chi è ammalato di tumore dica che la vita è una merda, una
sofferenza, meglio morire subito, che chi perde il lavoro sostenga che non
esista giustizia, provi il suicidio, che se uno ha una figlia zoccola, beh
tanto tutte sono puttane, che se un figlio non studia, si l’importante è
godersi la vita e fare soldi a tutti i costi tanto poi….. Dio dove è? E’ per i
fatti suoi…lì davanti a tutti…chissà quando si gira, e se si volta dietro, e si
accorge che sono lontano!!!
Peccato che non sia così! Non posso credere che sia così.
Non credo a un Dio safety car!
A me hanno insegnato, sin da piccolo, che Dio è qui, accanto
a me ora e sempre, e che mi sta al fianco e porta la mia croce quando non ce la
faccio, perché ho il tumore, quando sono depresso perché senza lavoro, quando
sono sconfortato perché mi figlia va con tutti……Dio non mi abbandona un attimo.
Altro che rallentare il passo! Cammina con me passo dopo passo. Che respiro ha
la mia vita sapere di avere accanto Qualcuno.
Domenica, purtroppo, è stata l’ennesima occasione persa per
testimoniare la bellezza di essere discepoli, compagni di viaggio, non
“clienti” di una guida alpina.
Spesso, di fronte a fatti del genere rimango sconfortato, a
maggior ragione quando uno cerca di confrontarsi, magari col prete, e viene
giudicato invece per intransigente, rigido, integralista, poco aperto al mondo.
Per fortuna, tante volte, mi ricordo di una frase che disse
a un convegno l’allora Cardinale J. Ratzinger: “una prova della divinità della
Chiesa sta nel fatto che la fede dei popoli sopravvive a milioni di omelie
domenicali”.
Allora, riprendo a respirare!!
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