martedì 1 ottobre 2013

Ascensione sul Monte Rosa - luglio 2013

Quando siamo partiti da casa, il 27 luglio alle 5 di mattina, l’obiettivo che avevamo Giovanni e io era chiaro: raggiungere in giornata la Piramide Vincent, pernottare al rifugio Gnifetti e l’indomani puntare alla Cima Parrot. Era da tempo che progettavamo una ascensione duplice e finalmente il desiderio era pronto per essere esaudito. Sebbene, nell’ultimo anno le nostre ascensioni per ragioni più che giustificate si erano ridotte notevolmente, la condizione fisica era buona anche grazie ai continui allenamenti.
Il viaggio di trasferimento in auto a Gressoney e poi con gli impianti di risalita fino al ghiacciaio dell’Indren si è svolto come sempre nel pieno relax, godendoci il panorama ma organizzando anche nei dettagli l’ascensione.
Siamo arrivati a Gressoney che gli impianti erano appena aperti, quindi pagato il biglietto e saliti sulla prima ovovia abbiamo approfittato del viaggio per riorganizzare per l’ennesima volta lo zaino dando però sempre un occhio al cielo e ai profili delle montagne circostanti che cominciavano ad affermarsi intorno a noi. Cielo meraviglioso, terso, limpido, sebbene in lontananza si scorgeva qualche nube e sulla Pianura Padana cominciava a ricrearsi la cappa di calura. Probabilmente la prima giornata sarebbe filata liscia, dal punto di vista meteo.
Scesi dalla funivia e dato una scorsa alla parete Ovest della Vincent con la via che avrei voluto percorrere inizialmente ci siamo incamminati però lungo il primo tratto che ci ha portato in prossimità del rifugio Gnifetti: giunti, abbiamo indossato i ramponi, ci siamo legati, abbiamo riverificato lo zaino e siamo partiti alla volta della Vincent, decidendo di percorrere la via normale perché consapevoli comunque dei nostri attuali limiti fisici.
La via di avvicinamento si è rivelata piacevole anche se un po’ difficoltosa, forse per via del salto altimetrico superato velocemente nell’arco di poche ore. Superata la parte crepacciata ci siamo avviati lungo il pendio che ci ha portato al “bivio” da cui decidere l’obiettivo da raggiungere: dritti per la capanna Margherita, la Parrot, la Dufour e così via, avanti sulla sinistra ci si avvicina all’attacco del Liskamm, a destra ci si porta nei pressi dell’attacco della Piramide Vincent. Man mano che salivamo, però, il tempo cominciava a essere meno limpido, la foschia aumentava così come il vento. Man mano che andavamo uno strano malessere si impossessava di me: come mai, cosa significa, cosa sta succedendo? Mille domande cominciavano a frugarmi in testa mentre la vetta che si avvicinava mi sembrava sempre più lontana. Ogni passo era fatto con sempre minore agilità e un po’ di freddo cominciava a insinuarsi tra le pieghe dei miei vestiti. Finalmente alle 12,30 siamo giunti in vetta dove ad attenderci c’era molta foschia e freddo, per cui panorama e album fotografico addio! Ringraziato Chi di dovere e fatta qualche foto abbiamo ripreso la via del ritorno, come sempre, oggi, con Giovanni davanti a dettare il ritmo.
Se a mente fredda devo raccontare la via del ritorno posso dire che è stata una brutta esperienza. A caldo è stata ancora peggio: non so quali siano state le cause, probabilmente una colazione mattutina errata nella qualità e nella quantità, forse il quasi digiuno lungo l’ascensione, sta di fatto che sulla via di ritorno ho “finito la benzina”. Completamente! E’ cominciato quindi una via crucis fatta di continue cadute, giramenti di testa, affaticamento, nausea, lentezza nei movimenti, il tutto mentre attraversavamo la zona crepacciata. La pazienza di Giovanni e il suo incoraggiamento è stato di forte aiuto ad affrontare una situazione che non immaginavo e per lo più a 4000m!! In qualche maniera siamo giunti al rifugio Gnifetti, anche se con notevole ritardo rispetto al previsto. Una volta preso possesso del letto mi sono sdraiato e ho dormito un po’: il risveglio, e soprattutto l’abbondante merenda mi hanno decisamente risollevato nello spirito, per cui rivedevo la situazione poco prima vissuta con altri occhi e anzi, moralmente, ero in grado di affrontare una nuova salita. Fisicamente, però ero ancora down! Solo la cena, strabordante, mi ha rimesso del tutto in sesto. Ok nello spirito e nel corpo ero pronto per ripartire. D’accordo anche Johnny. Peccato che il tempo, invece si era completamente guastato. Era tutto nero e le nuvole, dense e basse non lasciavano presagire nulla di buono. Più il tempo passava e più cresceva la consapevolezza che l’indomani sarebbe stata di riposo, anche se invece, altri gruppi e alcune guide programmavano le ascensioni domenicali trascurando le condizioni esterne. Quando siamo andati a letto, alle 22, ho detto al mio compagno che l’indomani, alle 4 mi sarei svegliato ma se non avessi scorto uno spiraglio di buon tempo sarei rimasto in brandina. Non è stato necessario svegliarmi: i tuoni e i lampi hanno accompagnato la mia notte insonne. L’indomani, mentre tanti, troppi si preparavano, io me ne sono stato nella mia brandina. Se migliora, verso le 7 saliamo sulla cima del Balmenhorn, meglio conosciuta come Cristo delle Vette, per via di una statua bella e commovente di Gesù benedicente. Ma neanche questa è andata: già alle 7 molti gruppi erano sulla via del ritorno. Le condizioni meteo erano piuttosto proibitive e non vale la pena, secondo me, rischiare oltre il dovuto.
Giornata di vacanza!! Colazione da pascià, per un rifugio, alle 8, lettura dei giornali di parecchi giorni prima, consultazione di tutte le riviste presenti, quindi alle 10 ci siamo rimessi in marcia verso Gressoney decidendo di passare però dal rifugio Mantova…..giusto per allungare un po’ il giro!!!
Il resto della giornata è degno di una tradizionale gita familiare. Per evitare la calura della pianura padana abbiamo trascorso l’intera giornata a Gressoney S. Jean, tra le famiglie vacanziere, nel pieno caos dei gitanti domenicali.
 
p.s.: mi sa tanto che le foto sono state caricate un po' in ordine sparso!!
 






















giovedì 25 luglio 2013

Welcome Baby


E’ impressionante come nei giorni scorsi si sia data così tanta enfasi all’attesa per la nascita del Royal Baby. Segno che i vari Tg nazionali non avevano altre notizie da dare.
Ma in questi giorni non solo i Reali inglesi hanno avuto il loro Royal Baby. Chissà quante famiglie hanno avuto il loro Fantastic baby, la loro Darling baby, il loro Lucky baby…..!!!
In Italia, in Toscana, in ambito più familiare e privato, di quanto sia stato quello di William&Kate, abbiamo avuto il ns. royal baby, anzi in questo caso il Welcome Baby, e a differenza degli inglesi sapevamo già il nome: Alessandro.
Allora, ben arrivato ad Alessandro, che tu possa “regnare” cent’anni dando gloria e onore a Colui che t’ha voluto e ai tuoi genitori che t’hanno concepito.

venerdì 12 luglio 2013

Breve storia di una sveglia principesca

Si sa, la sveglia non è in genere molto amata. Anzi, è spesso odiata. Perché, purtroppo, la sua funzione è richiamare a un compito, a qualcosa che si deve fare e da cui non si può scappare. Altrimenti, la sveglia non verrebbe scomodata!!
Normalmente, uno la punta per l’ora prefissata, consapevole che prima o poi quell’istante arriverà, ma crogiolandosi però del fatto che ancora c’è un lasso di tempo più o meno lungo, in cui uno può dormire, giocare, guardare un film, telefonare….
Solitamente si utilizza la sveglia per ridestarsi dal sonno, meglio per essere svegliati dal sonno. La si punta quando si fa tardi la sera e l’indomani bisogna alzarsi al solito orario,… oppure quando è necessario doversi alzare ad un orario insolito, per fare qualcosa di fuori dall’ordinario.
C’è chi, rispetto all’ora target, preferisce puntare la sveglia cinque minuti prima, chi all’ora esatta, chi si concede già in partenza qualche minuto di ritardo. C’è chi costantemente tiene l’orario della sveglia cinque minuti avanti rispetto agli altri orologi, c’è chi sincronizza tutti gli orologi di casa allo stesso medesimo minuto. Immagino, in questo caso il momento in cui, due volte l’anno, occorre portare avanti o indietro le lancette degli orologi. Immagino costoro, con le sveglie, gli orologi, i cronografi e….tutti sul tavolo e, con precisione svizzera  spostare le lancette di tutti i “contatempo” uno a uno.
Quando la sveglia suona, la reazione è diversa a seconda della ragione per cui è stata puntata. Se ci aspetta un lieto evento, la partenza per una vacanza, una giornata a mare, l’incontro con una persona cara….ci si alza volentieri, quasi di scatto, come caricati a molla, e si va. L’umore è alto, lo spirito buono.  Se invece la sveglia suona per ricordarci che bisogna alzarsi per andare a lavoro, o incontrare una persona poco gradita, o sbrigare una pratica non piacevole, o…..si tende a tergiversare nel tentativo di allontanare quanto c’è da fare. I ritmi si fanno blandi, l’umore è sotto i piedi.
Così accade che ognuno gradisce un certo tipo di sveglia. Chi il trillo forte, chi un semplice suono, chi una musica incalzante, chi un dolce motivetto musicale, chi il cinguettio di uno stormo di pettirossi, chi il verso di un bimbo che ride.
Sta di fatto che una dolce e graziosa bimba di cinque anni, una principessa per il papà che ogni mattina cerca di svegliarla con un tenero  bacio, per il suo compleanno ha fatto una richiesta specifica ai genitori: “desidero ricevere in regalo una sveglia da principessa con un suono dolce come merita una principessa”
“Sicura?”
“Si”
Così, un bel pomeriggio mamma e figlia vanno al negozio per cercare e comprare una sveglia da principessa con un suono dolce come merita una principessa.
Cerca che ti ricerca, finalmente trovano una tradizionale sveglia a due campane (come quelle delle nonne!) di colore rosa e una bimba, sicuramente una principessa, disegnata al centro. Una delizia a vedersi!
“Speriamo non faccia il casino della sveglia di mia nonna!!!”
La sveglia si è dimostrata bella esteticamente meno per il suono emesso, a parere dei genitori. Un flebile drin drin!!

Ma quella sveglia, bella a vedersi e delicata nel suono ha reso felicissima una bella e graziosa bimba che, adesso, potrà addormentarsi serenamente ed essere svegliata come una principessa da un suono dolce e soave….come merita una principessa.

 

mercoledì 5 giugno 2013

Pregiudizio o coglionaggine?

In un tranquillo paese della bassa milanese vive un ragazzino, quasi undicenne che chiameremo Chopin, appassionato di pianoforte, strumento che suona già da cinque anni. E' più che un semplice appassionato. A detta dei maestri di musica e degli esperti, è un talento. Dotato di forte sensibilità, grande capacità manuale, ottimo orecchio e tanta intelligenza, il giovane ogni volta che suona riesce a fare vibrare le corde del cuore a chiunque lo ascolti.
I complimenti e gli apprezzamenti, rivolti sia direttamente a lui che ai suoi genitori si sprecano.
Per fortuna, il ragazzo in primis, e i genitori per educazione, non si vantano e non si gongolano per la preferenza accordata dagli uditori e dai tecnici. Sebbene faccia piacere!
Le capacità musicali di Chopin sono un dono che lui ha ricevuto. Siamo consapevoli che questo talento dobbiamo alimentarlo e valorizzarlo” sono soliti ripetere papà e mamma.
Di comune accordo con i genitori, la sua insegnante di pianoforte, Grazia di nome e di fatto, lo segue molto da vicino proponendogli, già da tempo, anche di condividere lo studio dello strumento con altri studenti che lei segue nella vicina Svizzera. La partecipazione ad alcuni concorsi, in cui il giovane si è esibito sono sempre stati vissuti come una opportunità per maturare e conoscere un ambiente diverso dal solito. Mai con l'ansia e l'angoscia di vincere un premio. Tuttavia lo studio e l'impegno devono essere al massimo e ci si attende molto dalla sua performance. Comunque, il giovane, nel 2011 ha vinto un premio prestigioso insieme a un suo amico svizzero con cui ha suonato un bellissimo brano a quattro mani.
Nell'ultimo anno, Chopin, non solo ha continuato a migliorare a vista d'occhio ma è stato richiesto da altri docenti come accompagnamento per flauto e violino. Così, nei saggi o nelle esibizioni, non solo suona i suoi pezzi da solista ma esegue dei brani accompagnando il flauto, il violino e la tromba.
Di recente, insieme ad altri studenti, si è esibito in un quintetto di pianoforte, flauto, violini e chitarra con un brano tratto dal film “Il Signore degli Anelli”.
Ma il giovane pianista frequenta anche la scuola elementare, la classe quinta, in una scuola privata paritaria di estrazione e guida cattolica.
Quest'anno, insieme alla sua classe sono andati in gita ad Assisi, una tre giorni fantastica, soprattutto per l'esperienza vissuta, fatta di giochi, camminate e visite guidate, e poi per la bellezza dei luoghi francescani. Nell'occasione, gli adulti che accompagnavano hanno fatto molte foto e un filmino.
Cosa c'è di più bello che dare una copia a ciascuno di questo materiale fotografico? Ma non è ancora più bello se prima lo guardano tutti insieme, magari organizzando una serata, un dopocena a scuola?
Come no! Stupenda idea, potendo partecipare.
Peccato che la data scelta e l'orario previsto per il dopo cena scolastico fosse lo stesso di uno dei saggi svolti da Chopin.
E qui inizia l'escalation tragicomica!
Qualche giorno prima della fatidica data, maestra e preside della scuola invitano caldamente gli studenti a ricordarsi della serata organizzata, a cui è necessario, anzi obbligatorio partecipare con i genitori.
Il giovane Chopin, per carattere timido e sincero, senza non poca fatica e tristezza non tarda a dire che lui quella sera è impossibilitato a partecipare poiché impegnato con un saggio di musica.
Di tutto punto la risposta della maestra è stata: “la serata comunitaria è più importante, puoi saltare il saggio!”. Il ragazzino, con voce tremula ma decisa, ribatte che non è possibile non partecipare al saggio, perchè è l'espressione pubblica di un anno di lavoro svolto.
La preside, dall'alto della sua esperienza e autorità, blocca il ragazzino dicendogli: “ se è proprio necessario che tu vada, dii a i tuoi genitori che si adoperino perchè tu possa suonare per primo e poi andare subito via!”.
Il ragazzino, quasi alle lacrime, ribatte che la scaletta è già fissata e che lui comunque suona più brani. Anche se fosse possibile sconvolgere la scaletta lui non potrebbe essere a scuola prima di un'ora dopo l'inizio della serata.
La preside, non contenta, conclude: “Cosa vuoi che ti dica, la colpa non è tua, ma dei tuoi genitori che non sanno riconoscere le priorità!”.
Il ragazzino, all'uscita da scuola, non riesce a trattenere le lacrime, perchè si è sentito umiliato e offeso ed è stato dato un giudizio pesante sui suoi genitori. Giunto a casa ne ha parlato anche col padre, il quale, parecchio incazzato e deluso avrebbe voluto scambiare due parole vis a vis con la maestra, che comunque stima tanto, e con la preside, che non stima affatto.
Ma prima di dare spazio all'emotività e all'istinto, il padre fa una riflessione. In cinque anni di scuola, in cui il figlio ha parallelamente suonato il pianoforte, sia la preside, ma soprattutto la maestra non si sono mai degnate di chiedere una volta come fosse andato un saggio o un concorso o un'esibizione, sebbene Chopin, per la gioia e la baldanza che contraddistingue i ragazzini non abbia mai disdegnato di raccontare per filo e per segno le sue suonate, sia che fossero andate bene sia che avesse compiuto qualche errore.
Puro come una colomba!
La maestra non si è mai lasciata accarezzare dalla curiosità di conoscere ancora di più quel ragazzino che ha un serbatoio di energia e sensibilità fuori dal comune. Non ha mai chiesto perchè, già a nove anni, qualche volta andasse di pomeriggio a Lugano o a Bellinzona a suonare con la sua maestra. Si limitava solamente a prendere atto che quel pomeriggio non aveva potuto studiare e siccome il suo rendimento a scuola è stato abbastanza alto poteva tranquillamente giustificarlo. In realtà è successo poche volte che sia arrivato impreparato rispetto alle sue trasferte oltre confine!!
La maestra, non ha mai chiesto: “ come va il tuo studio del pianoforte?”.
Pertanto, se in tutti questi anni, sia la maestra che la preside, sono rimaste indifferenti rispetto a questo giovane talento che cresce, stupisce e commuove, come possono accorgersi ora di cosa stia facendo? Che ne sanno che questo ragazzino si sta preparando per affrontare da esterno gli esami di solfeggio in conservatorio. O meglio, lo sanno, ma non sono scalfite nella loro marmoreità. Si sono rese conto dei ritmi che ha sostenuto quest'anno, soprattutto nell'ultimo semestre tra compiti di scuola, studio dello strumento, solfeggio e così via? Oltre all'attività sportiva, d'uopo, per cercare di farlo crescere bene anche fisicamente.
Ma se non hanno saputo riconoscere tutto questo, come avrebbero potuto avere uno sguardo positivo di fronte al fatto che la sua assenza al dopocena scolastico era dovuto a una cosa ancora più bella per lui!
Concludendo, il giudizio che hanno dato a questo ragazzino, giudizio che i genitori hanno definito come “le istruzioni per l'uso” dei moralisti del cazzo, è frutto di un pregiudizio o della pura coglionaggine che colpisce sempre più gli adulti?
Dove sta “l'attenzione alla persona”, così valorizzata, elogiata, pubblicizzata e ripetuta tutte le volte che entri in quel determinato contesto scolastico?
Non era, forse, più semplice dire a quel ragazzino: “ Mi spiace che tu non ci sia al dopocena a scuola perchè sarà bellissimo, ma spero che il tuo saggio vada bene e la prossima volta ricordati di invitarmi!”.
Avrebbero lasciato quel ragazzino con l'amaro in bocca per una serata comunitaria irripetibile, ma lo avrebbero fatto sentire accolto e sostenuto nel suo impegno di pianista.

mercoledì 22 maggio 2013

Opinione e intervento sulla crisi economica

Qualche settimana fa, nel paese dove vivo, è stata allestita la mostra dal titolo “ Un impiego per ciascuno. Ognuno al suo lavoro. Dentro la crisi oltre la crisi” presentata già nel 2010 al Meeting di Rimini. Il Comune, sotto la regia dell'Assessorato alla Cultura e la supervisione della responsabile della Biblioteca, ha allestito la mostra presso una sala del Centro Civico, e per l'inaugurazione ha offerto ai numerosi visitatori, di gran lunga superiori alle aspettative, un concerto di musica da camera.
Mi è stato chiesto di introdurre la mostra, in quanto l'avevo già vista a Rimini e, poiché ero stato coinvolto durante il corso dell'anno nella ideazione di alcune attività culturali della biblioteca.
La richiesta mi ha fatto molto piacere, anche se ho sentito subito una grande sproporzione tra la mia cultura in materia economica e l'argomento da trattare, ma poiché non avevo modo di declinare l'invito mi è toccato studiare e prepararmi.
Grazie al materiale messo a disposizione dai curatori della mostra, a Internet, ad alcuni libri consultati in biblioteca e la consulenza di alcuni amici esperti ho avuto modo di farmi una idea sulle cause che hanno portato alla crisi che stiamo tuttora vivendo.
Se all'inizio trovavo un po' di ostacoli già nella terminologia (cartolarizzazione, mutui subprime....si mangiano?), andare a ricercare l'origine del loro significato, per esempio, è stato l'incipit per un percorso molto affascinante. Più mi addentravo nella storia, più cercavo di trovare i collegamenti tra i fatti, più il quadro della situazione prendeva forma e si faceva chiaro. Man mano che andavo avanti, scoprivo come in questi anni ho percepito della crisi solo alcuni aspetti, quelli che mi hanno toccato direttamente, ed è sempre venuto meno, anche per disinteresse e mancanza di opportunità, il quadro generale. In fondo mi bastava il particolare!
Invece, ho impattato con una realtà che non immaginavo e una dinamica dei fatti talmente dirompente, che una volta avviati, come in un grande domino ha coinvolto tutto e tutti.
Man mano che studiavo le singole tappe e le loro connessioni immaginavo di vedere una palla rotolare su un enorme piano inclinato, pendente tanto quanto basta per non riuscire a fermarla.
La cosa che più mi ha sconvolto è che si sono mischiate azioni che io ho definito “sane” con azioni “perverse”. Vale a dire, se dopo lo scoppio della New Economy e dell'attentato alle Torri Gemelle, la FED ha tagliato il costo del denaro per incentivare gli investimenti e aumentare i consumi, mi è sembrata un'azione sensata e sana. E' una leva, quella sopra citata, che ha permesso all'economia di riprendere fiato nel breve e medio periodo e alle famiglie di consumare, anche se il suo uso eccessivo, ha portato, negli USA, i consumatori a indebitarsi oltre le loro possibilità. Che le banche, mosse dalla ricerca di profitto a breve termine, abbiano concesso prestiti e mutui a chiunque, con poche garanzie e “farciti” di tante schifezze (titoli tossici e mutui subprime), mi è sembrata un'azione criminale.
Si sa che quando uno sta economicamente bene e non ha problemi di soldi, non bada più di tanto a spendere a destra e a manca. “Sta bene, se lo può permettere”, di solito si commenta. Ma cosa porti una persona, una famiglia, a indebitarsi per spendere nel “superfluo”, ancora non l'ho capito.
Non parlo del mutuo per la casa, che ho acceso anch'io, e che come tanti, troppi, ritengo sia un bene importante! Parlo dell'auto, magari la seconda auto, parlo dell'ultimo modello di smartphone piuttosto che delle scarpe alla moda. Intendo tutto ciò che non è indispensabile!
Sono cresciuto in una famiglia in cui mi hanno insegnato che uno deve spendere in funzione di quello che incassa, tenendo conto che, è sempre bene mettere qualcosa da parte (non si sa mai!), come le formiche. So che in quest'epoca, del “spendi e spandi”, una frase del genere rasenta la blasfemia, ma mi sembra un criterio molto razionale per gestire la propria vita.
Se non posso andare in vacanza quest'anno non vado, o cerco per lo meno di abbassare il target qualitativo delle mie ferie, o se ho nonni o parenti che mi possono ospitare qualche giorno “pur di cambiare aria” colgo l'occasione. Se ho un paio di scarpe dello scorso anno, ma ancora comode e funzionali, perchè comprare la nuova serie della Hogan o della Clark? Se il giaccone di qualche anno fa è ancora in buono stato, perchè sostituirlo con uno nuovo della Woolrich, solo perchè alla moda?
Quando affronto con qualcuno, amici, parenti e conoscenti, questi argomenti, le risposte sono sempre le stesse: “lavoro tutto l'anno (se ho un lavoro!), ah!, in vacanza vado, costi quel che costi, e in albergo a 4 stelle”, “la seconda macchina è necessaria, voglio essere indipendente da mio marito, e poi l'auto di famiglia, nel caso, è troppo grande per me“, “ma cosa vuoi che siano 200 € per un paio di scarpe che poi ammortizzo in 3 anni di utilizzo?”, “il giaccone che ho è troppo pesante, ne ho preso uno mezza stagione”, “ma cosa te ne fai dei soldi! Fai girare l'economia....”, farò girare anche l'economia, ma a me girerebbero le palle all'idea di fare girare l'economia con soldi chiesti in prestito.
Quanto detto per le famiglie, vale anche le aziende e le banche. Solo così cerco di spiegarmi perchè qualcuno, aziende più che singole persone, ma essendo fatte di persone c'è certamente una responsabilità del singolo, che già guadagnavano bene, hanno cominciato a volere guadagnare di più. Si sono ingrandite, si sono globalizzate, hanno delocalizzato, hanno prodotto di più, magari a basso costo. Hanno investito tanto denaro non loro, hanno chiesto prestiti alle banche, magari gonfiando il business plan, e le banche, a loro volta hanno aperto le porte concedendo tutto il concedibile, cartolarizzando tutto ciò che era possibile cartolarizzare,....tanto nella massa non si vedevano i titoli venduti!! Ed è stato proprio questo fare “massa”, senza una contabilizzazione certa, che all'indomani del fallimento della Lehman Brothers ha generato il panico, a livello globale, poiché non si aveva idea delle dimensioni reali del danno, non si conoscevano le perdite latenti.
Quando ho provato a parlarne con qualcuno, di questa idea che mi ero fatto in merito allo scoppio della crisi, e della perversione di metodo che portava dentro, mi è stato detto che in economia non c'è buono e cattivo, non c'è giusto e sbagliato, non c'è sano e malato, ma c'è il business, e “business is business”!!
Personalmente non sono affatto d'accordo, perchè va bene che chiunque, da un'attività, qualunque essa sia, cerchi di ottenere un buon profitto, di natura economica o altro, ma che questo debba avvenire a scapito di persone o ben sapendo che si creano dei danni, anche irreparabili, lo trovo diabolico.
E nella crisi, lo vediamo, c'è stato chi ne ha approfittato per fare un repulisti di tutto ciò che per lui era zavorra: dalle persone “non allineate”, ai settori aziendali poco profittevoli, al falso in bilancio per evitare di pagare le tasse.
Il bello della mostra è che affronta l'argomento della crisi in maniera positiva: vale a dire, in tutto questo marasma, non bisogna perdere la speranza di riprendersi, di ricominciare, ma occorre reagire con coraggio e realismo ai problemi da affrontare.
Einstein diceva che “senza crisi non c'è sfida, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia”.
Allora è interessante capire come ognuno nel proprio ambito, col proprio ruolo, può affrontare in maniera costruttiva la crisi, come ci siano persone che non si lasciano prendere nè dal pessimismo cosmico né dall'ottimismo di maniera ma si rimboccano le mani, che vedono in queste circostanze drammatiche l'occasione per stupirsi di come la necessità di mettersi in discussione, o la possibilità di ripartire da zero non è figlia della disperazione ma della passione, del desiderio che porta ognuno a implicarsi nella realtà per cambiarla, per il bene suo e di quelli che gli stanno intorno.
Diceva don Giussani che “il desiderio è come la scintilla con cui si accende il motore. […]. Il desiderio accende il motore dell'uomo. E allora si mette a cercare il pane e l'acqua, si mette a cercare il lavoro, a cercare la donna […], in forza del maturarsi di quegli stimoli che ha dentro e che la la Bibbia chiama globalmente cuore".


Alcuni appunti utilizzati per introdurre la mostra

IL RETROSCENA
Alcune definizioni
  • Economia: scopo dell'economia è la sopravvivenza e il benessere di una comunità. E' la ricerca del bene comune. È il mezzo con cui si soddisfano i bisogni delle persone
  • Mercato finanziario: è il luogo dove si svolgono due attività principali, il collocamento/emissione di titoli (obbligazioni o azioni), che costituiscono il mercato primario, e la negoziazione tra i diversi soggetti del mercato dei titoli (che garantiscono liquidità e definiscono il prezzo), che costituiscono il mercato secondario.
  • Rating: è il giudizio sul rischio che un debitore (privato, impresa o governo) non abbia la capacità o la volontà di ripagare un prestito ottenuto. Lo scopo del rating è fornire all'investitore le informazioni utili per prendere le decisioni e fissare il costo di indebitamento, ovvero l'interesse.
  • Banca di investimento o d'affari: è un istituto che non raccoglie depositi (come le banche commerciali) ma offre servizi a imprese e governi nella fase di emissione e di negoziazione dei suoi titoli e specula con elevato rischio offrendo liquidità in fase di negoziazione.
  • Speculazione: è l'attività svolta da un operatore finanziario che scommette dei capitali senza la sicurezza della restituzione iniziale. Speculare è un cardine dell'economia, con cui si fornisce liquidità al mercato, si concorre alla formazione del prezzo e si finanziano attività remunerative e rischiose ma con maggiori prospettive di crescita.
  • Bolla: si verifica quando c'è un aumento significativo e ingiustificato dei prezzi di un bene, legato a un incremento veloce ma limitato nel tempo della domanda. Il crollo dei prezzi del bene corrisponde allo scoppio della bolla.
  • Cartolarizzazione: è la tecnica con cui vengono cedute attività non liquide (cioè non vendibili sul mercato), quali emissione e collocamento di titoli obbligazionari, a un soggetto terzo, chiamato SPV (Special Purpose Vehicle), creato apposta per questo tipo di operazione.
  • Mutui subprime: sono mutui concessi a una clientela non “prime” che hanno un basso merito creditizio e maggiori probabilità di risultare insolventi.
  • Mercato interbancario: è l'insieme delle transazioni che avvengono ogni giorno tra le banche che consentono loro di avere sempre liquidità sufficiente per assolvere alle operazioni quotidiane.

I protagonisti del mercato
Governi e imprese che reperiscono risorse attraverso strumenti trattati sul mercato finanziario; banche d'affari che offrono servizi di intermediazione; le banche e le assicurazioni che raccolgono il risparmio, investono e prestano denaro; famiglie e risparmiatori che investono denaro

Le fasi di avvicinamento alla crisi
Anno 2000 2007
Mentre gli USA spendono più di quanto producono, i paesi emergenti risparmiano molto e investono all'estero in modo tale da tenere basso il valore della propria valuta ed evitare attacchi speculativi sulle valute da parte di investitori esteri. In occidente si genera notevole liquidità e quindi un eccesso di domanda per investimenti finanziari.
Anno 2001
Lo scoppio della bolla azionaria della New Economy e l'attentato terroristico del'11 settembre genera un immediato crollo della fiducia sui mercati finanziari. La FED taglia il costo del denaro ( scende sotto il 2%) per incentivare gli investimenti (crescono notevolmente quelli stranieri) e aumentare i consumi. Grazie al denaro facile cresce rapidamente il tasso di indebitamento medio dei consumatori.
Anno 2004
Negli USA cominciano a crescere i tassi di interessi. Si genera una contrazione dei mutui e cala il prezzo delle case.
Anno 2007
L'economia americana presenta un eccesso di liquidità, prodotto da investimenti stranieri, basso costo del denaro, ricerca di profitti a breve termine da parte delle banche, eccessiva concessione ai prestiti senza adeguate garanzie e abuso della cartolarizzazione.
L'aumento dei tassi di interesse e il crollo dei prezzi immobiliari fa si che molti mutui non vengono ripagati.
Ne segue una ondata di perdite per le istituzioni finanziarie.

L'anello debole della crisi: le banche
Dopo l'euforia per gli investimenti ad alto tasso di rendimento (e alto rischio di insovibilità!), la crisi dei mutui subprime, di cui non si riesce a stimarne l'attendibilità e il valore economico globale, e la caduta del mercato immobiliare con il mancato pagamento dei mutui innesca la paura.
Si genera mancanza di liquidità per il mercato interbancario:
- non si fanno crediti ai privati e alle imprese
- aumento del costo del credito a imprese e privati
 Recessione (calo di consumi e investimenti)

Anno 2008
Il 15 settembre fallisce la banca d'affari Lehman Brothers (una delle maggiori sottoscrittrici di titoli subprime)
- ondata di vendite sui mercati azionari: CROLLO DELLE BORSE
- blocco del mercato interbancario: NON SI FA CREDITO AD ALCUNO

L'IMPATTO E I TENTATIVI
Alcune definizioni
  • Mercato Monetario: è l'insieme delle negoziazioni e la porzione del mercato finanziario che hanno per oggetto prestiti monetari con durata inferiore ai 12 mesi.
  • Mercato dei capitali: ha per oggetto prestiti monetari con durata superiore ai 12 mesi
  • Politica Monetaria: insieme delle attività monetarie, svolte dalle Banche Centrali, consistente nella gestione dei tassi di interesse e dei tassi di cambio il cui obiettivo è la crescita economica e il mantenimento dell'inflazione (  3% nella UE)
  • Banca centrale: FED (USA) e BCE (UE), hanno la funzione di prestare denaro alle banche e garantire la distribuzione della liquidità
  • Debito dello Stato: il deficit di uno stato è la differenza tra le entrate (tasse e tributi) e le spese sostenute nell'arco di un anno. Il debito viene finanziato emettendo obbligazioni. Se un paese non riesce a controllare il suo deficit, ma lo peggiora, rischia il default. Il controllo del deficit è una delle condizioni per accedere alla UE.

Azioni contro la crisi
Banche Centrali 
1) Riduzione dei tassi di interesse (FED + BCE)
2) Aumento dei volumi di prestiti alle banche (FED + BCE)
3) Acquisto di titoli tossici e titoli di stato (FED)

Governi
  • Ricapitalizzazione delle banche (USA)
  • Politica fiscale espansiva: aumento della spesa pubblica e riduzione delle imposte fiscali (USA)
  • Fornire sostegno economico ai gruppi finanziari (UE)
  • Rafforzare lo stato patrimoniale delle banche attraverso opere di intervento pubblico. Nel Regno Unito si nazionalizzano le banche (UE)
  • Piano di 80 mld € per: favorire il potere di acquisto (Bonus alle famiglie), promuovere lo sviluppo (sgravi fiscali), ricapitalizzazione delle banche (Tremonti Bond) (ITA)
  • Manovre di politica economica per compensare la riduzione delle esportazioni (ASIA)
Regole della UE
  1. Non sforare il deficit del 3% rispetto al PIL
  2. Contenere l'inflazione sotto la soglia del 3%
  3. Mantenere il rapporto tra lo stock di debito e il PIL al di sotto del 60%
9/05/10 Fondo Salva Stati: varato in occasione della crisi greca


I PECCATI ORIGINALI DELLA CRISI
Nel 1600 comincia a radicarsi una concezione di uomo, intrinsecamente egoista, secondo cui esso è razionale in economia nel momento in cui tende esclusivamente a massimizzare il profitto. La perversione di questo concetto porta a concludere che:
a) gli altri sono nemici
b) la stabilità, nel tempo, dell'impresa è secondaria
c) indifferenza verso le sorti di milioni di uomini
d) la tutela dell'ambiente non è una priorità
e) è possibile generare ricchezza senza beni e servizi (distorsione della finanza)
 Dunque: M'INDEBITO ERGO SUM!
Dai processi di indebitamento si sono generate le bolle, le speculazioni e il lucro a vantaggio personale.

DA COSA RIPARTIRE (parola agli imprenditori)
Crisi e positività - “la crisi mi ha messo in discussione...ha tirato fuori più quello che sono e quello che voglio essere...poter essere utile e costruttivo”
Crisi e realismo - “la realtà non entra mai nei nostri schemi...calarmi nella realtà è stata la lezione più utile”

<> (L. Giussani)

martedì 16 aprile 2013

Calciatori in erba

Sabato scorso ho accompagnato i miei figli in parrocchia per le prove del coro, dove ormai da due anni cantano tutti e tre. Di solito li porta la mamma, che nei quaranta minuti di attesa fa una sosta in chiesa a pregare o si ferma con qualche conoscente al bar dell'oratorio.
Stavolta, essendo mia moglie andata a teatro con la nostra secondogenita, è toccato a me.
Siamo arrivati leggermente in ritardo e quel giorno le prove sarebbero finite un po' prima per via di un impegno del direttore del coro...cosa fare in quei trenta minuti?
Non c'era tempo per andare a casa, fare qualcosa e tornare, non sarei riuscito a portare dei libri in biblioteca e fermarmi a parlare, non avevo voglia di fare due passi a piedi perchè stanco dalla lunga corsa mattutina. Me ne sono rimasto in oratorio.
Nel campetto dell'oratorio, un magnifico campo a sette, da qualche anno rinnovato con tanto di prato sintetico, si giocava una partita di ragazzini della leva 2002. Il campo era stato ridotto nelle dimensioni e le porte erano quelle piccole trasportabili, ma per il resto tutto era equivalente a una partita seniores: le divise, la panchina con le riserve, l'occorrente per il soccorso, le bevande per idratare i calciatori, l'arbitro, un adulto, in divisa impeccabile.
Il pubblico era molto folto. Naturalmente erano presenti i genitori, ma non solo, anche molti nonni e qualche amico di papà o mamma.
Il tifo era molto caloroso, per fortuna contenuto nel linguaggio, chissà forse perchè eravamo in un oratorio, ma non per questo meno chiassoso. Fischietti, trombette e striscioni attorniavano il campo.
La partita è stata molto avvincente, soprattutto per i protagonisti. La classica partita di ragazzini, calciatori in erba: tutti dietro la palla, tutti in attacco e tutti in difesa. Un continuo scalciare, spingersi, correre in avanti e indietro come un moto perpetuo. Tutto questo a dispetto delle indicazioni date dagli allenatori che, chiamando continuamente per nome i loro singoli giocatori indicavano a ognuno la posizione in cui stare e l'avversario da marcare.
Marco, devi stare lì, hai capito?, lì e non là”
Luca, devi marcare il numero cinque, non devi andare in giro a fare vento, hai capito?”
Ad ogni domanda, la risposta era immancabilmente “si ho capito”.
Giusto il tempo della risposta perchè tutto riprendeva come prima.
E gli allenatori si sgolavano...come un padre che richiama il figlio a una responsabilità, a un ruolo che lui, adulto, vede meglio.
Ho trascorso il tempo a disposizione guardando la fine di quella partita e l'inizio della successiva, della leva 2000, ma avevo la mente altrove.
I miei ricordi sono andati a quando io alla loro età giocavo a pallone in oratorio.
In realtà, dove sono cresciuto io non esisteva la cultura dell'oratorio, non era concepito come un luogo di ritrovo dei giovani. In parrocchia ci si andava per la messa, per pregare, per il catechismo e qualche incontro. A otto, nove,...dodici anni non ci si vedeva, la domenica, in oratorio per trascorrere il pomeriggio. Per lo più si trascorreva il tempo giocando per strada a pallone o a casa da qualcuno.
Ma, chi come me ha fatto il chierichetto per tanti anni, andare in parrocchia significava, il sabato pomeriggio, partecipare all'incontro e poi scatenarsi nel campetto, in terra o in mattonelle, a giocare a pallone. Ed erano pallonate che volavano a destra e a manca, spesso accompagnati da qualche calcio, nei casi estremi da qualche spintone.
Nel mio caso, la parrocchia in cui ho fatto il chierichetto era la Chiesa Madre del paese dei miei nonni, nel centro dell'abitato. La parrocchia non disponeva di un campo da calcio ma di un grande cortile di forma non definibile, diciamo pressapoco quadrangolare, con alte mura, per fortuna senza finestre, che erano il retro di abitazioni adiacenti i locali parrocchiali.
Più che un cortile era un catino: infatti l'eco e il rimbombo per le grida e le pallonate era davvero assordante.
Ma questo non era un ostacolo per noi futuri Maradona, piuttosto un paio d'ore di penitenza per coloro che abitavano a ridosso del cortile che oltre alle urla sentivano rimbalzare sui loro muri le pallonate che noi non disdegnavamo di calciare.
Il prete, ce lo diceva sempre, “non tirate forte perchè potreste disturbare i vicini”.
Lo sapevamo di disturbare ma potevamo permetterci di tirare piano se c'era un evidente possibilità di fare gol calciando forte?
Mi è capitato di incontrare tante volte qualche “vicino” ed essere rimbrottato “tu sei uno di quelli che il sabato fa il diavolo a quattro col pallone, vero?” ed io rosso come un pomodoro confermavo, ma subito dopo “tranquillo, ho avuto anch'io dei bambini, e poi meglio tirare pallonate al nostro muro che andare in giro per strada a scrivere sui muri o suonare ai campanelli e poi scappare”....cosa, quest'ultima, che facevamo comunque dopo!!
Ricordo bene che le parrocchie organizzavano partite di calcio tra chierichetti, in campo neutro, per l'esattezza il campo di una piccola oasi della gioventù, poco fuori paese e facilmente raggiungibile in bici, gestita da suore. Un campo in terra dove le due porte erano definite da due coppie di robusti alberi piantati alla stessa distanza. Non ho mai saputo se fosse stato voluto da qualcuno, chissà quando, o fosse stato un caso. Sta di fatto che le porte avevano la stessa dimensione ed erano una di fronte all'altra. L'altezza della porta, invece, era definita dalla lunghezza delle braccia del portiere, a mani in alto, per cui se una squadra metteva in porta un ragazzo basso la porta era bassa, se metteva uno alto la traversa si alzava. E poiché spesso il ruolo del portiere non era fisso, ma a rotazione, perchè a tutti piaceva correre dietro la palla e a nessuno stare fermo e buttarsi a terra per parare un pallone, si capisce bene che l'altezza della porta era una variabile in continuo mutamento. Ricordo bene che a dodici anni, nella mia squadra c'ero io che ero piccoletto e un mio amico coetaneo, Paolo, che era alto quasi un metro e novanta: se alzavo il braccio ero comunque più basso della sua testa!!
Inimmaginabili le dispute che nascevano tutte le volte che qualcuno tirava in porta al di sopra della testa.
Era gol o era alto sopra la traversa? Erano discussioni, erano litigi, talvolta schiaffoni.
Altro che chierichetti. O meglio, nonostante fossimo chierichetti. 
Nei casi estremi interveniva il prete che ci toglieva il pallone e ci rimandava subito a casa. La punizione era rincarata da un divieto di servire messa per una settimana e a condizione che ci confessassimo comunque.
Ma il più delle volte, le partite, qualunque esse fossero, finivano sempre in maniera cordiale, certo, con il vittorioso che si prendeva gioco dello sconfitto, il vinto irato e carico di vendetta, ma comunque con un arrivederci alla rivincita.
Questo ricordo mi è venuto in mente perchè sabato, alla fine della partita c'è stata una squadra vincente e una sconfitta e i vincitori hanno deriso i vinti, e gli sconfitti hanno giurato di rifarsi nel girone di ritorno. Il tutto, conclusosi con una sincera stretta di mano....e qualche pianto.
Per la cronaca, gli ospiti hanno vinto 5-2.  

giovedì 28 marzo 2013

¿Qué significa ser una persona ética?

Leggendo alcuni articoli riportati su un sito Internet spagnolo, Capital Humano.es, questo che riporto mi ha colpito particolarmente, perché affronta in maniera interessante il tema dell'etica. Ritengo sia uno scritto con cui vale la pena confrontarsi e capire cosa è per ognuno l'etica, cosa voglia dire essere etico e cosa c'entra l'etica con la morale.

¿Qué significa ser una persona ética?

Por Enrique Campomanes Calleja (experto en Talento Etico)

Una de las principales causas de confusión sobre el verdadero significado y utilidad de la ética es complicarla con un conjunto de normas o criterios generales. La ética no es la moral, ni la legalidad, ni las costumbres, ni las modas. No es la deontología profesional, ni los códigos de empresa, ni los códigos de conducta.
Todos son referentes, son normas más o menos influyentes en cada persona pero, al final, cada uno decide de forma voluntaria y en libertad, su selección y ponderación de referentes –sus principios– para dirigirse a sus metas personales.
Por eso la primera distinción que debemos plantear está entre ética y moral. La moral es el conjunto de normas para vivir en sociedad, algunas prohibitivas y penadas como la ley, otras trascendentes como la religión, otras emocionales como las que establecemos con familia y amigos. Y la ética es el conjunto de principios que nos dotamos para construir el plan de vida y actuar en consecuencia. Son los valores.
Nuestros actos están llenos de intenciones, expectativas, motivos y deseos que nos dirigen hacia distintas direcciones, muchas veces contradictorias. La ética es la encargada de cohesionar esas corrientes de influencia para que tengan un sentido reflejo de nuestro carácter, de acuerdo con nuestros fines. Nos da la dirección de nuestros actos para señalar que podemos ser dueños de nuestros comportamientos y no una mera reacción automática a los acontecimientos.
La ética selecciona y potencia algunos valores que constituyen su eje principal de actuación, los denominamos "principios" y son acompañados de forma jerárquica por otros valores que complementan y cohesionan nuestra conducta. Así se va construyendo un mecanismo eficaz de comportamiento que responda a los fines últimos de las personas, definidos en términos de "dar sentido a la vida".
En consecuencia, la ética nos ayuda a definir nuestros fines y objetivos para encontrar un sentido a nuestra forma de actuar. Todo ello para encontrar mayor satisfacción, alegría y en último término, felicidad. La ética busca influir en las acciones humanas de forma global. Pero no es algo que se aprenda estudiando, sino haciendo. Cada acto, cada experiencia, cada decisión va influyendo en ella. Por eso ,"lo que haces, te hace". Por eso, como decía Aristóteles: "nuestro carácter es el resultado de nuestra conducta".
Para entender el alcance de la ética hay que preguntarse qué significa ser ético. Una cosa es tener una ética y otra distinta es tener una buena ética. En mis cursos de ética y deontología profesional pido que levanten la mano las personas que no sean éticos. Después de sesenta cursos nadie ha levantado la mano. Porque realmente todos tenemos una ética, aunque a veces no cuidemos, no potenciemos y no utilicemos. Por eso la pregunta debe ser sustituida:"¿qué nivel de ética tienes y utilizas?"
Para ser éticos no es suficiente tener una ética, sino que ésta sea eficiente y actuemos conforme a ella, además de ocuparse de que esté actualizada, sentida y conocida. Ser una persona ética significa realizar comportamientos éticos y, en consecuencia, actuar conscientemente con integridad.
Para enfrentarnos a la vida disponemos de dos tipos de recursos: la inteligencia y los valores. La primera nos permite construir soluciones a los problemas , los segundos nos señalan cuál de ellas es la más eficiente. La primera se agrupa en el talento, la segunda en la ética.
Si difícil y exigente es tener una ética personal más complicado es tener una ética profesional que necesita los valores personales y los profesionales y que, de igual manera que el nuevo empleado necesita una formación específica para ser un productivo en el trabajo, también necesita ayuda para incorporar los valores de la organización.
Y aunque de manera timorata las empresas se van dando cuenta de que el análisis meramente económico de los resultados no garantizan la continuidad de la empresa y que es necesario ampliar el foco de la cantidad a la calidad, incorporando otros valores como los sociales y los éticos que permitan obtener resultados más valiosos, obtenidos por profesionales más valiosos.
Porque los profesionales necesitan tener inteligencia para desarrollar valores económicos y sociales que nos permiten analizar muchas soluciones, pero también necesitan tener conciencia y coherencia para desarrollar valores éticos que nos permita escoger la mejor solución que aporte mayor confianza y seguridad a los clientes.


mercoledì 20 marzo 2013

Film sul K2

Ieri sera ho visto, su RAI1, la seconda e ultima puntata del film sul K2, la montagna del gruppo del Karakorum conquistata per la prima volta dagli italiani nel 1954.
Mi aspettavo molto dal film, vista la promozione dei giorni passati e soprattutto alla luce della vicenda K2 che per 50 anni ha visto contrapporsi la relazione ufficiale di Ardito Desio con quella suffragata da testimonianze e prove di Walter Bonatti, che solo nel 2004 ha avuto pieno riconoscimento delle sue tesi e ha fatto finalmente luce sugli ultimi due giorni prima della conquista del K2.
Se non fosse stato per i titoli di coda, in cui gli autori hanno scritto che si attenevano scrupolosamente alle relazioni di Bonatti e che solo per alcune vicende legate alla vita personale dei singoli protagonisti si erano presi la libertà di inventare, beh, avrei detto che il film è stato realizzato lavorando molto sulla fantasia.
A mio modo di vedere gli autori hanno sì letto le relazioni ma giusto per scriverlo nei titoli finali. Quindi è un aggravante.

Il film mi è sembrato molto debole sia sul piano dei contenuti legati ai rapporti personali tra i protagonisti sia per quanto riguarda la difficoltà alpinistica che Compagnoni & co. hanno dovuto affrontare per arrivare sulla vetta degli 8611 m.
Forse, l'unico personaggio a cui si sono ispirati fedelmente è stato Ardito Desio, uomo di scienza, responsabile del CNR, senza dubbio leader, assetato di potere e di gloria, spietato nel fare fuori coloro che potevano oscurare la sua stella (vd. Il caso Cassin), e privo di scrupoli nell'imporre fino alla morte la sua versione dei fatti sulla conquista della vetta.
Concepiva la spedizione sul K2 come la “sua” impresa (anche se lui le montagne le ha sempre viste col binocolo!!) e pertanto suo era il diritto di raccontare l'evolversi della conquista.
Spedizione che è stata un successo e che ha avuto i suoi riscontri positivi sul piano economico e umano in Italia. Avere conquistato una vetta ardua, la seconda più alta al mondo, difficile, impossibile fino ad allora anche agli americani, che avevano tentato l'anno prima, era un impulso alla possibilità di superare con successo le difficoltà del dopoguerra, e quindi, la speranza di un futuro migliore.
Ma come dicevo prima, il film è stato superficiale sul piano della descrizione dei protagonisti e dell'impresa alpinistica.
La figura di Bonatti è stata sminuita nella sua grandiosità alpinistica e bellezza umana, resa simile a quella di un guascone, un'incorreggibile giocherellone e sbruffone, un “bauscia” si direbbe a Milano. Invece, Bonatti, era sì il più giovane della comitiva, aveva solo 24 anni, ma era il più forte del gruppo e senza dubbio quello con maggiore vitalità ed energia. Anche se molto giovane, già allora, aveva tanta esperienza alpinistica e soprattutto aveva una senso di responsabilità e del dovere che ad altri, nella spedizione, è mancato. Se non fosse stato per lui, che nella giornata del 30 luglio 1954, partendo dal campo 8, portava le bombole di ossigeno al punto prestabilito per il campo 9, andandole a recuperare nei pressi del campo 7, Lacedelli e Compagnoni non sarebbero mai arrivati in cima. Se lui, anziché attenersi agli ordini imposti e lasciare ai compagni le bombole (perchè erano loro i prescelti per arrivare in cima), ne avesse fatto uso durante la notte per rifarsi della fatica affrontata, l'indomani mattina avrebbe potuto tentare l'assalto alla vetta.
La scelta di Compagnoni e Lacedelli, di spostare il campo 9 dal punto concordato con Bonatti di 100m più in su, era stata voluta perchè“il gatto e la volpe” avevano pattuito di tentare insieme l'assalto alla vetta e non permettere a Bonatti di provarci. Sia Lacedelli che Compagnoni erano delle prime donne, egocentrici e assetati di protagonismo, che si sono dimostrati vigliacchi e potenzialmente dei killer, e la storia ne ha dato atto già a partire dall'arrivo al campo base. I due non si sono mai sottratti alle telecamere, alle interviste, non hanno mai menzionato l'impresa di gruppo se non come necessaria per permettere a loro due (Compagnoni & Lacedelli) il raggiungimento della vetta.
Hanno raccontato sempre la loro versione, coincidente con quella di Desio, fino alla morte, nonostante negli ultimi anni della loro vita, i fatti, le testimonianze e le sentenze dei tribunali cominciassero a dare ragione alla versione di Bonatti.
La loro unica sfortuna è stata che Bonatti è sopravvissuto alla notte, trascorsa con l'alpinista pakistano Mahdi, all'addiaccio a 8000 m. Se fosse morto sarebbe stato tutto più facile. Un incidente, drammatico, in montagna, come ne accadono tanti purtroppo. Magari Bonatti sarebbe diventato un eroe da commemorare, ma intanto la storia l'avrebbero scritta il trio Compagnoni-Lacedelli-Desio per sempre.
E invece, il 2004 è stato l'anno che ha segnato una svolta nella vicenda, essendo stato appurato e confermato ufficialmente che la versione di Bonatti su quanto accaduto gli ultimi due giorni prima di toccare la vetta fosse la verità.
Nel film, Lacedelli viene descritto come un camerata di Bonatti, che si crea uno scrupolo di coscienza per aver lasciato il compagno al freddo e al gelo degli 8000m mentre non è chiaro perchè Compagnoni abbia deciso di spostare il punto del campo 9. Dal film non si capisce, invece, era chiaro il perchè.
I rapporti tra i tre, nel film, sono stati falsati, perchè in realtà c'era molto antagonismo tra gli alpinisti per imprese compiute in passato. C'era molta tensione e ognuno, giustamente, puntava a raggiungere la vetta.

Un'altra debolezza l'ho colta dal punto di vista alpinistico e scenografico: sembrava la conquista del monte Stella (a Milano). Salvo due scene filmate su un pendio ripido, l'ascensione al K2 è parsa un alternarsi tra arrampicata su roccette e lunghe camminate su ghiaccio. Gli alpinisti, a 7000-8000m si muovevano con una rapidità e semplicità poco realistica. La scena in cui Abraham rinuncia a portare le bombole al campo 9 perchè stremato, era molto simile a quella a cui assisto qualche volta coi miei figli quando non vogliono andare a scuola. “Oggi non mi sento” e pum, si buttano di nuovo sul letto.
Il film è mancato di sano realismo. Non c'è stata scena in cui si potesse cogliere la fatica, la difficoltà, a volte lo scoramento, che hanno dovuto subire ma tutto è stato affrontato in maniera ovattata. Il K2 è, invece, insieme al Nanga Parbat per esempio, la montagna tecnicamente più difficile da affrontare. Nel film nulla di tutto questo.

Peccato, pensavo a un film di maggiore spessore. Nulla da dire, invece sull'interpretazione dei singoli attori.
Sicuramente gli autori si sono rifatti alle relazioni di Bonatti per rappresentare gli ultimi due giorni, ma il modo con cui hanno raccontato quelle ore cruciali e l'impresa in generale è stata piuttosto elementare.
I libri scritti da Bonatti sulla vicenda K2 sono sicuramente più interessanti e aiutano molto di più a rappresentare quei momenti vissuti a oltre 8000m.





venerdì 8 marzo 2013

Sei catanese se...

Un documento "eccezionale" giratomi da amici!!
Dedicato a tutti i miei concittadini che, come me, hanno dovuto lasciare per vari motivi la nostra amata città.

SEI CATANESE SE...
- SEI CATANESE SE conosci l'utilizzo della parola: AVAJA
- SEI CATANESE SE sai cosa si intende con l'espressione: FARE LA VALLE
- SEI CATANESE SE vai a mangiare carne di cavallo nelle macellerie di Via Plebiscito
- SEI CATANESE SE non vai ai Mercati prima delle due di notte
- SEI CATANESE SE aspetti Orazio per una granita fino alle 3 di notte ad Acitrezza
- SEI CATANESE SE cominci le tue frasi con l'intercalare: 'MBAREE
- SEI CATANESE SE d'estate fai colazione e pranzo solo con granita&brioche
- SEI CATANESE SE sai cosa significa chiedere al barista un bicchiere d'acqua META'&META'
- SEI CATANESE SE preferisci Jonathan al Mac Donald
- SEI CATANESE SE se hai mangiato pesante senti la necessità del TAMARINDO col BICARBONATO
- SEI CATANESE SE sai cos'è il quartiere
- SEI CATANESE SE sei andato almeno una volta a mangiare da Don Pippo
- SEI CATANESE SE ti sei chiesto:ma chi ***** è quello che incontri sempre al caffè Europa, quello con la panza che si fa tutte le serate?
- SEI CATANESE SE ti lamenti che a Catania non c'è mai un ***** da fare però quando sei in un'altra città racconti di come a Catania ci sono un sacco di locali e un sacco di gente in giro la sera.
- SEI CATANESE SE passi le notti delle vacanze di natale a dire solo: CISTA CISTA, FILETTO, DEVO SUBIRE, TAVOLO, PERSONALE, CHIAMO BANCO, LA FOTOCOPIA, I CONNA CI SU
- SEI CATANESE SE per la scampagnata di pasquetta si compra un quantitativo di carne che sfamerebbe per un mese una comunità di un villagio africano qualsiasi
- SEI CATANESE SE non ti fai mai i cazzi tuoi
- SEI CATANESE SE raramente metti il casco
- SEI CATANESE SE sai chi è IL CORNUTO
- SEI CATANESE SE ti ricordi com'era prima il Bar Castello
- SEI CATANESE SE ti andavi a comprare le scarpe da ginnastica da Zaccà e morivi dalle risate quando ti accorgevi delle copertine dei dischi con la foto del Cav. Zaccà
- SEI CATANESE SE sai che i MAMMORIANI prima li chiamavi ZAURDI (ZAUDDI!)
- SEI CATANESE SE inveisci con foga verso quelli della SO-STARE
- SEI CATANESE SE ti sei fatto truccare la vespa
- SEI CATANESE SE sai cosa sono le PANTE
- SEI CATANESE SE ogni giorno, anche nei più cupi, hai i 5 minuti di FASSA
- SEI CATANESE SE sai qual è l'unità di misura di VIA OTTANTA PALMI
- SEI CATANESE SE hai un pizzico di nostalgia del vecchio aeroporto
- SEI CATANESE SE chiedi un favore cominciando con NON TI SECCARE...
- SEI CATANESE SE utilizzi la parola SPACCHIO per indicare qualunque cosa
- SEI CATANESE SE non ti arricampi a casa sei non hai mangiato un cornetto da aiello, bar castello, scardaci, via napoli, etoile o cafè dusmet.
- SEI CATANESE SE se vuoi fare un complimento esclami: SEI UN PAAAAAAAAZZO.
- SEI CATANESE SE incontri un tuo amico e gli chiedi: ''MBARE COMU SEMU CUMMINATI' e lui risponde: ' A 3 TUBI, IE L'ACQUA NUN PASSA'
SEI CATANESE SE le manate non le dai ma le infili postilla_a quattru a quattru , finu a quannu n'addiventanu spari...
- SEI CATANESE SE non sei maleducato ma VASTASO.
- SEI CATANESE SE sai chi sono Turi Sghey e naucci sei più Musumeci e naucci reci.
- SEI CATANESE SE chiami LONGAMMATULA una persona alta
- SEI CATANESE SE un fusto è un BEDDUVALENTI
- SEI CATANESE SE sai quando usare i titoli di: MASTRO, CAPO & MISTER
- SEI CATANESE SE sai dove andare se hai un appuntamento al 2000
- SEI CATANESE SE t'azzitasti...
- SEI CATANESE SE dopo un taglio di capelli temi la COZZATA!
- SEI CATANESE SE un nerd è un PERI I POCCU
- SEI CATANESE SE sai come fare l'espressione MATELICA
- SEI CATANESE SE se si è in tanti SEMU QUANTU A GIMMANIA
- SEI CATANESE SE il freddo è PARIGGIO
- SEI CATANESE SE il duello beatles-rolling stones è nullo al confronto di JAFFIEDDU-BRIGANTONY
- SEI CATANESE SE i ragazzi su CARUSI o CHISTIANI
- SEI CATANESE SE riconosci come FIGURA PUBBLICA UFFICIALE il posteggiatore abusivo
- SEI CATANESE SE sai cosa fare se mentre posteggi il posteggiatore ti urla:_ A RIVESSA, TUTTU O FUNNU, IEMU AVANTI-IEMU ARERI, SCINGILA BBONA, APPOSTO.
- SEI CATANESE SE .........I MANU 'NDA FACCI SULU U VAVVERI.
- SEI CATANESE SE lasci la mancia dal barbiere e chi la prende urla SERVIZIOOO!
- SEI CATANESE SE l'acqua è fredda come il TORRONE
- SEI CATANESE SE ...Coccobello alla Plaja o a San Giovanni Li Cuti
- SEI CATANESE SE mangi AI CESSI
- SEI CATANESE SE sai quando usare l'epiteto: PAGGHIOLU!
- SEI CATANESE SEAlla fine te ne fotti e questa città ti piace un po' così com'è, con gli zaurdi il sole, il mare, la lava, il vulcano, la spiaggia, la scogliera, il lungomare, la granita, piazza Duomo, i locali, buddellu fino alle 5 e poi tutti a fare colazione.


martedì 19 febbraio 2013

Elezioni, Italia...in canto.

Tra qualche giorno si va a votare per il rinnovo della Camera dei Deputati e del Senato e in alcune regioni anche per la Giunta Regionale.
Per la prima volta da quando esercito il diritto al voto mi trovo nella situazione di non sapere cosa e chi votare.
Strano, perchè sempre ho avuto le idee chiare! Ma la confusione e lo stordimento sono tali che per la prima volta andrò a votare di mala voglia, senza la speranza che possa cambiare qualcosa.
Strano, fare una cosa senza avere speranza. Vale la pena non farla allora!
Ma invito chiunque in questo periodo storico, con la campagna elettorale finora svolta dai candidati, a dirmi se c'è qualcuno o qualche coalizione capace e desiderosa di stravolgere le cose. Perchè di questo si tratta: stravolgere la cultura politica, egoistica e dissolutrice, radicata nel nostro paese. Avere il coraggio di riconoscere il buono che c'è (perchè ce n'è!) e che è stato fatto (da tutti, destra, sinistra, dc, pci, psi....) e rifondare il resto.
Non so come andranno a finire le elezioni, quanti voteranno, quanti si asterranno, chi vincerà, se chi vincerà sarà in grado di governare o meno....ma a chi basta quanto è stato finora detto dai vari leaders? E come è stato detto?
Non vedo molta differenza tra chi è salito in politica e chi è sceso in politica, tra chi nella vita faceva il comico e chi siede nello scranno di Montecitorio da vent'anni e passa. Tutti si sono livellati verso il basso. Se non fossero elezioni sarebbe una commedia trash all'italiana anni 70, dove i protagonisti non sono culi e tette (in questa tornata elettorale se ne vedono pochi!) ma cafoni e cialtroni che dicono....tante minchiate!!
Non so perchè, ma più ci si avvicina al 24 e più mi vengono in mente alcune canzoni italiane, in cui si parla di patria, di amor di patria, di patriottismo. Alcune di queste canzoni le ho amate, altre le ho ascoltate perchè “canzonette” che andavano a go go nelle radio, altre ancora le ho riscoperte di recente.
Ne ho scelte alcune, che per epoca, stile, circostanza storica, e cultura parlano in modo diverso dell'Italia, ma portano con sé un amore profondo e uno spirito di appartenenza che ogni cittadino, e a maggior ragione chi ci rappresenta nelle Istituzioni dovrebbe avere.

La prima è “L'Italiano” di Toto Cutugno: chi non l'ha cantata almeno una volta a squarcia gola orgoglioso di dire “lasciatemi cantare perchè ne sono fiero sono un italiano un italiano vero”.La canzone è un'accozzaglia di rime senza senso, ma il ritornello è dirompente. Più recente è “Italia” di Mino Reitano, espressione semplice ma grata di un emigrante che ha saputo riscattare le sue origini trasferendosi dalla Calabria in Lombardia. E dice una verità che i turisti più attenti riconoscono: “Di terra bella e uguale non ce n'è”!
Un successo nazionale, soprattutto per lo stille irriverente è “La terra dei cachi” di Elio e le storie tese. Per niente banale, descrive in maniera falsamente ironica alcuni mali che l'Italia vive in quell'epoca: le stragi impunite (Falcone e Borsellino, Via dei Georgofili...), la corruzione (in primis Tangentopoli), la malasanità (nel '93 scoppia il caso Poggiolini e De Lorenzo).
Ne 1991 esce “Povera Patria” di Franco Battiato, canzone che avrò cantato, da solo e con amici, centinaia di volte. E' una canzone che denuncia un malessere ormai allo stremo, con una classe politica ormai allo sfascio (un'anno dopo scoppia Tangentopoli e crolla la Prima Repubblica), e una società dominata dalla violenza e dall'istintività. E' una canzone, che sebbene dai toni disperanti lascia uno spiraglio aperto, una speranza verso un cambiamento atteso e desiderato.
Dodici anni dopo arriva “Io non mi sento italiano” di Giorgio Gaber: l'Unione Europea è fatta, c'è già la moneta unica e Presidente della Repubblica è Carlo Azeglio Ciampi, uno dei padri dell'euro. Gaber, rappresenta colui che è deluso dalla propria patria, da come viene gestita e rappresentata, dai servizi che non ci sono o che non funzionano, che a seconda che sia di destra o di sinistra inneggia o demonizza il fascismo o la guerra partigiana, nord contro sud e sud contro nord. Grida all'unità, desidera l'unità del popolo italiano a cui, “per fortuna”, appartiene.
Concludo con una canzone che ho imparato al liceo quando ho cominciato ad andare su per i monti insieme agli amici. E' un canto alpino, “Il Testamento del Capitano”: è il vertice del patriottismo, di colui che si sacrifica per la propria patria, che desidera che Essa si ricordi di lui dopo la morte, che chiede di dividere il proprio corpo e di donare “il primo pezzo alla Patria” e “ l’ultimo pezzo alle Montagne che lo fioriscano di rose e fior”, quasi come a chiudere il cerchio del suo amore carnale per la propria terra.
Oggi non viviamo più in un epoca in cui tale patriottismo è così vivo e ardente, è certamente un altro contesto storico, ma purtroppo siamo quasi al polo opposto. L'augurio è che si ritorni ad essere un po' più grati per la nostra terra e per le persone che ci vivono e che contribuiscono al suo sviluppo. Soprattutto, che questo passo venga compiuto dalle persone che hanno interesse e passione per l'attività politica.


L'ITALIANO
Lasciatemi cantare
con la chitarra in mano
lasciatemi cantare
sono un italiano
Buongiorno Italia gli spaghetti al dente
e un partigiano come Presidente
con l'autoradio sempre nella mano destra
e un canarino sopra la finestra
Buongiorno Italia con i tuoi artisti
con troppa America sui manifesti
con le canzoni con amore
con il cuore
con piu' donne sempre meno suore
Buongiorno Italia
buongiorno Maria
con gli occhi pieni di malinconia
buongiorno Dio
lo sai che ci sono anch'io
Lasciatemi cantare
con la chitarra in mano
lasciatemi cantare
una canzone piano piano
Lasciatemi cantare
perche' ne sono fiero
sono un italiano
un italiano vero
Buongiorno Italia che non si spaventa
e con la crema da barba alla menta
con un vestito gessato sul blu
e la moviola la domenica in TV
Buongiorno Italia col caffe' ristretto
le calze nuove nel primo cassetto
con la bandiera in tintoria
e una 600 giu' di carrozzeria
Buongiorno Italia
buongiorno Maria
con gli occhi pieni di malinconia
buongiorno Dio
lo sai che ci sono anch'io
Lasciatemi cantare
con la chitarra in mano
lasciatemi cantare
una canzone piano piano
Lasciatemi cantare
perche' ne sono fiero
sono un italiano
un italiano vero.
La la la la la la la la...
Lasciatemi cantare
con la chitarra in mano
lasciatemi cantare
una canzone piano piano
Lasciatemi cantare
perche' ne sono fiero
sono un italiano
un italiano vero



ITALIA
Era tanto che volevo
Col mio canto dire a te
Grazie a un vecchio pensiero
Grazie al mio paese che
Quest'Italia che respira
Sempre bella e c'è un perché
Questa gente le vuol bene
Questa gente è come me
Poi mi prende l'emozione
Per Firenze che sta là
Per Venezia che si muove
E l'eterna Roma è qua
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n'è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te
Un giardino dentro al mare
Contadina come me
Ride e canta e ballerina
Forse il sole è nato qui
Quest'Italia che profuma
Di oleandri e di perché
Anche quando si è un po' stanchi
Non ci si arrende per un se
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n'è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te
Non ci si arrende per un se
Italia, Italia
Di terra bella e uguale non ce n'è
Italia, Italia
Questa canzone io la canto a te



LA TERRA DEI CACHI
Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi;
tanta voglia di ricominciare abusiva.
Appalti truccati, trapianti truccati, motorini truccati che scippano donne truccate;
il visagista delle dive e' truccatissimo.
Papaveri e papi, la donna cannolo, una lacrima sul visto:
Italia si' Italia no Italia bum, la strage impunita.
Puoi dir di si' puoi dir di no, ma questa e' la vita.
Prepariamoci un caffe', non rechiamoci al caffe' : c'e' un commando che ci aspetta per assassinarci un po'.
Commando si' commando no, commando omicida.
Commando pam commando papapapapam, ma se c'e' la partita
il commando non ci sta e allo stadio se ne va,
sventolando il bandierone non piu' sangue scorrera' ;
infetto si' ? Infetto no? Quintali di plasma.
Primario si' primario dai, primario fantasma,
io fantasma non saro' e al tuo plasma dico no.
Se dimentichi le pinze fischiettando ti diro'
"fi fi fi fi fi fi fi fi ti devo una pinza, fi fi fi fi fi fi fi fi, ce l ' ho nella panza".
Viva il crogiuolo di pinze. Viva il crogiuolo di panze.
Quanti problemi irrisolti ma un cuore grande cosi'.
Italia si' Italia no Italia gnamme, se famo du spaghi.
Italia sob Italia prot, la terra dei cachi.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo; un totale di due pizze e l'Italia e' questa qua.
Fufafifi' fufafifi' Italia evviva.
Italia perfetta, perepepe' nanananai.
Una pizza in compagnia, una pizza da solo:
in totale molto pizzo, ma l ' Italia non ci sta.
Italia si' Italia no, Italia si'
ue', Italia no,ue' ue' ue' ue' ue'.
Perche' la terra dei cachi e' la terra dei cachi. No.



POVERA PATRIA
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.



IO NON MI SENTO ITALIANO
Io G. G. sono nato e vivo a Milano.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
non è per colpa mia
ma questa nostra Patria
non so che cosa sia.
Può darsi che mi sbagli
che sia una bella idea
ma temo che diventi
una brutta poesia.
Mi scusi Presidente
non sento un gran bisogno
dell'inno nazionale
di cui un po' mi vergogno.
In quanto ai calciatori
non voglio giudicare
i nostri non lo sanno
o hanno più pudore.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
se arrivo all'impudenza
di dire che non sento
alcuna appartenenza.
E tranne Garibaldi
e altri eroi gloriosi
non vedo alcun motivo
per essere orgogliosi.
Mi scusi Presidente
ma ho in mente il fanatismo
delle camicie nere
al tempo del fascismo.
Da cui un bel giorno nacque
questa democrazia
che a farle i complimenti
ci vuole fantasia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
pieno di poesia
ha tante pretese
ma nel nostro mondo occidentale
è la periferia.
Mi scusi Presidente
ma questo nostro Stato
che voi rappresentate
mi sembra un po' sfasciato.
E' anche troppo chiaro
agli occhi della gente
che tutto è calcolato
e non funziona niente.
Sarà che gli italiani
per lunga tradizione
son troppo appassionati
di ogni discussione.
Persino in parlamento
c'è un'aria incandescente
si scannano su tutto
e poi non cambia niente.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Mi scusi Presidente
dovete convenire
che i limiti che abbiamo
ce li dobbiamo dire.
Ma a parte il disfattismo
noi siamo quel che siamo
e abbiamo anche un passato
che non dimentichiamo.
Mi scusi Presidente
ma forse noi italiani
per gli altri siamo solo
spaghetti e mandolini.
Allora qui mi incazzo
son fiero e me ne vanto
gli sbatto sulla faccia
cos'è il Rinascimento.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Questo bel Paese
forse è poco saggio
ha le idee confuse
ma se fossi nato in altri luoghi
poteva andarmi peggio.
Mi scusi Presidente
ormai ne ho dette tante
c'è un'altra osservazione
che credo sia importante.
Rispetto agli stranieri
noi ci crediamo meno
ma forse abbiam capito
che il mondo è un teatrino.
Mi scusi Presidente
lo so che non gioite
se il grido "Italia, Italia"
c'è solo alle partite.
Ma un po' per non morire
o forse un po' per celia
abbiam fatto l'Europa
facciamo anche l'Italia.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Io non mi sento italiano
ma per fortuna o purtroppo
per fortuna o purtroppo
per fortuna
per fortuna lo sono.



IL TESTAMENTO DEL CAPITANO
Il capitan de la compagnia
e l’è ferito e sta per mori.
El manda a dire ai suoi Alpini
perché lo vengano a ritrovar.
I suoi Alpini ghe manda a dire
che non han scarpe per camminar.
“O con le scarpe, o senza scarpe,
i miei Alpini li voglio qua”.
“Cosa comanda sior capitano,
che noi adesso semo arrivà?”
“E io comando che il mio corpo
in cinque pezzi sia taglià.
Il primo pezzo alla mia Patria,
secondo pezzo al Battaglion.
Il terzo pezzo alla mia Mamma
che si ricordi del suo figliol.
Il quarto pezzo alla mia Bella,
che si ricordi del suo primo amor.
L’ultimo pezzo alle Montagne
che lo fioriscano di rose e fior”.
L’ultimo pezzo alle Montagne
che lo fioriscano di rose e fior!