Mi aspettavo molto dal film, vista la promozione dei giorni passati e soprattutto alla luce della vicenda K2 che per 50 anni ha visto contrapporsi la relazione ufficiale di Ardito Desio con quella suffragata da testimonianze e prove di Walter Bonatti, che solo nel 2004 ha avuto pieno riconoscimento delle sue tesi e ha fatto finalmente luce sugli ultimi due giorni prima della conquista del K2.
Se non fosse stato per i titoli di coda, in cui gli autori hanno scritto che si attenevano scrupolosamente alle relazioni di Bonatti e che solo per alcune vicende legate alla vita personale dei singoli protagonisti si erano presi la libertà di inventare, beh, avrei detto che il film è stato realizzato lavorando molto sulla fantasia.
A mio modo di vedere gli autori hanno sì letto le relazioni ma giusto per scriverlo nei titoli finali. Quindi è un aggravante.
Il film mi è sembrato molto debole sia sul piano dei contenuti legati ai rapporti personali tra i protagonisti sia per quanto riguarda la difficoltà alpinistica che Compagnoni & co. hanno dovuto affrontare per arrivare sulla vetta degli 8611 m.
Forse, l'unico personaggio a cui si sono ispirati fedelmente è stato Ardito Desio, uomo di scienza, responsabile del CNR, senza dubbio leader, assetato di potere e di gloria, spietato nel fare fuori coloro che potevano oscurare la sua stella (vd. Il caso Cassin), e privo di scrupoli nell'imporre fino alla morte la sua versione dei fatti sulla conquista della vetta.
Concepiva la spedizione sul K2 come la “sua” impresa (anche se lui le montagne le ha sempre viste col binocolo!!) e pertanto suo era il diritto di raccontare l'evolversi della conquista.
Spedizione che è stata un successo e che ha avuto i suoi riscontri positivi sul piano economico e umano in Italia. Avere conquistato una vetta ardua, la seconda più alta al mondo, difficile, impossibile fino ad allora anche agli americani, che avevano tentato l'anno prima, era un impulso alla possibilità di superare con successo le difficoltà del dopoguerra, e quindi, la speranza di un futuro migliore.
Ma come dicevo prima, il film è stato superficiale sul piano della descrizione dei protagonisti e dell'impresa alpinistica.
La figura di Bonatti è stata sminuita nella sua grandiosità alpinistica e bellezza umana, resa simile a quella di un guascone, un'incorreggibile giocherellone e sbruffone, un “bauscia” si direbbe a Milano. Invece, Bonatti, era sì il più giovane della comitiva, aveva solo 24 anni, ma era il più forte del gruppo e senza dubbio quello con maggiore vitalità ed energia. Anche se molto giovane, già allora, aveva tanta esperienza alpinistica e soprattutto aveva una senso di responsabilità e del dovere che ad altri, nella spedizione, è mancato. Se non fosse stato per lui, che nella giornata del 30 luglio 1954, partendo dal campo 8, portava le bombole di ossigeno al punto prestabilito per il campo 9, andandole a recuperare nei pressi del campo 7, Lacedelli e Compagnoni non sarebbero mai arrivati in cima. Se lui, anziché attenersi agli ordini imposti e lasciare ai compagni le bombole (perchè erano loro i prescelti per arrivare in cima), ne avesse fatto uso durante la notte per rifarsi della fatica affrontata, l'indomani mattina avrebbe potuto tentare l'assalto alla vetta.
La scelta di Compagnoni e Lacedelli, di spostare il campo 9 dal punto concordato con Bonatti di 100m più in su, era stata voluta perchè“il gatto e la volpe” avevano pattuito di tentare insieme l'assalto alla vetta e non permettere a Bonatti di provarci. Sia Lacedelli che Compagnoni erano delle prime donne, egocentrici e assetati di protagonismo, che si sono dimostrati vigliacchi e potenzialmente dei killer, e la storia ne ha dato atto già a partire dall'arrivo al campo base. I due non si sono mai sottratti alle telecamere, alle interviste, non hanno mai menzionato l'impresa di gruppo se non come necessaria per permettere a loro due (Compagnoni & Lacedelli) il raggiungimento della vetta.
Hanno raccontato sempre la loro versione, coincidente con quella di Desio, fino alla morte, nonostante negli ultimi anni della loro vita, i fatti, le testimonianze e le sentenze dei tribunali cominciassero a dare ragione alla versione di Bonatti.
La loro unica sfortuna è stata che Bonatti è sopravvissuto alla notte, trascorsa con l'alpinista pakistano Mahdi, all'addiaccio a 8000 m. Se fosse morto sarebbe stato tutto più facile. Un incidente, drammatico, in montagna, come ne accadono tanti purtroppo. Magari Bonatti sarebbe diventato un eroe da commemorare, ma intanto la storia l'avrebbero scritta il trio Compagnoni-Lacedelli-Desio per sempre.
E invece, il 2004 è stato l'anno che ha segnato una svolta nella vicenda, essendo stato appurato e confermato ufficialmente che la versione di Bonatti su quanto accaduto gli ultimi due giorni prima di toccare la vetta fosse la verità.
Nel film, Lacedelli viene descritto come un camerata di Bonatti, che si crea uno scrupolo di coscienza per aver lasciato il compagno al freddo e al gelo degli 8000m mentre non è chiaro perchè Compagnoni abbia deciso di spostare il punto del campo 9. Dal film non si capisce, invece, era chiaro il perchè.
I rapporti tra i tre, nel film, sono stati falsati, perchè in realtà c'era molto antagonismo tra gli alpinisti per imprese compiute in passato. C'era molta tensione e ognuno, giustamente, puntava a raggiungere la vetta.
Un'altra debolezza l'ho colta dal punto di vista alpinistico e scenografico: sembrava la conquista del monte Stella (a Milano). Salvo due scene filmate su un pendio ripido, l'ascensione al K2 è parsa un alternarsi tra arrampicata su roccette e lunghe camminate su ghiaccio. Gli alpinisti, a 7000-8000m si muovevano con una rapidità e semplicità poco realistica. La scena in cui Abraham rinuncia a portare le bombole al campo 9 perchè stremato, era molto simile a quella a cui assisto qualche volta coi miei figli quando non vogliono andare a scuola. “Oggi non mi sento” e pum, si buttano di nuovo sul letto.
Il film è mancato di sano realismo. Non c'è stata scena in cui si potesse cogliere la fatica, la difficoltà, a volte lo scoramento, che hanno dovuto subire ma tutto è stato affrontato in maniera ovattata. Il K2 è, invece, insieme al Nanga Parbat per esempio, la montagna tecnicamente più difficile da affrontare. Nel film nulla di tutto questo.
Peccato, pensavo a un film di maggiore spessore. Nulla da dire, invece sull'interpretazione dei singoli attori.
Sicuramente gli autori si sono rifatti alle relazioni di Bonatti per rappresentare gli ultimi due giorni, ma il modo con cui hanno raccontato quelle ore cruciali e l'impresa in generale è stata piuttosto elementare.I libri scritti da Bonatti sulla vicenda K2 sono sicuramente più interessanti e aiutano molto di più a rappresentare quei momenti vissuti a oltre 8000m.
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