Sono
nato e vissuto in una città di mare.
Sono
un uomo di mare!Il mare per me è tutto, è vita. Sin da piccolo ho coltivato sogni di gloria attraverso il mare.
Sognavo
di girare il mondo e visitare tanti posti: speravo di lavorare su una
grossa portaerei, tipo Eisenhower, dare il segnale di via libera agli
aerei che decollavano e atterravano sventolando le bandierine. Ma
sognavo anche di lavorare su una nave da crociera, una di quelle
città galleggianti dotate di ogni comfort possibile e immaginabile,
conoscere tanta gente, soprattutto molte donne, godersela.
Non
mi dispiaceva l'idea di navigare su uno yacht, di quelli enormi,
appartenenti a uno dei tanti multimilionari, che lo usano solo otto,
nove giorni l'anno nei posti più disparati ed esclusivi del mondo
solo per fare vedere che loro, si che sono potenti e possono
scegliere dove trascorrere le vacanze: perchè, salvo quei pochi
giorni in cui a bordo c'era il padrone, poi, sarei stato io coi miei
colleghi, il vero padrone dello yacht, attraversare i mari in lungo e
in largo, andare dai Caraibi alle Seychelles, dalle Mauritius alle
Hawaii, dall'isola di Tonga a Zanzibar, e incontrare il padrone
laddove aveva deciso di imbarcarsi! In realtà, mi sono piaciute
sempre le barche a vela, e nei miei sogni mi sono visto più volte a
bordo di un trentasette o un cinquanta piedi a solcare il mare
Mediterraneo da nord a sud, da est a ovest. Chissà magari avrei
ripercorso le gesta di Giovanni Soldini o addirittura sarei stato un
nuovo Francesco De Angelis o Paul Cayard e timonare una barca
all'America's Cup.Poi a conclusione, ormai vecchio e vissuto, mi vedevo a bordo di una piccola imbarcazione, a godermi il mare, le sue onde, i suoi flutti, il suo odore, un po' come il pescatore, protagonista de “Il vecchio e il mare” di Heminqway.
Mettiamola come vogliamo ma al centro di tutto c'è sempre stato il mare.
Con
molta umiltà ma forte caparbietà ho cominciato a studiare nautica,
prima alle scuole professionali, poi ho deciso di intraprendere la
facoltà di ingegneria nautica. Conclusasi brillantemente la mia
esperienza universitaria mi sono scontrato con il mondo del lavoro.
Ma
cosa cazzo vuoi che faccia un ingegnere nautico!! Quanti cantieri
pensi che ci siano in giro? O finisci presso i cantieri Azimut o
lavori alla Fincantieri.In realtà ho cominciato a lavorare presso un piccolo cantiere navale ligure, dove progettavo modeste barche da diporto, ma è stato bello e interessante per l'esperienza. Poi, sono andato a lavorare presso un grosso cantiere finlandese, dove realizzavamo traghetti, di quelli che solcano il Mare Baltico e toccano i principali porti dei paesi scandinavi. Posti fantastici!. Mi è capitato una volta di presiedere il collaudo di un traghetto in pieno inverno....che freddo!
Casualmente mi è giunta una proposta di lavoro da una interessante compagnia di navigazione, una di quelle che organizza crociere in tutto il mondo, per occuparmi dello sviluppo dell'immagine dell'azienda tout court e in particolare presso un certo tipo di clientela. Per cominciare mi sono dovuto imbarcare e fare da assistente al comandante di una grosso transatlantico.
Wow!! E' un sogno o una inculata?
Mi imbarco da Civitavecchia il primo giorno di primavera.
Forse sono davvero bravo, forse sono molto fortunato, forse la passione per il mare mi fa bruciare le tappe.
A quarantanni sono al top. Sono l'immagine dell'azienda e i clienti identificano la compagnia di navigazione con la mia faccia.
Ma si sa, quando si fa carriera velocemente questo infastidisce sempre qualcuno. C'è sempre un orca assassina appostata e ben mimetizzata sotto il pelo libero del mare pronta a trascinarti in acqua al minimo passo falso.
Anche io ho avuto la mia orca assassina e purtroppo, per me, mi ha tirato al fondo!!
Perché
in realtà la cosa peggiore per un uomo di mare, è rimanere
naufrago.
Già,
e io sono tale in questo momento!Un naufrago in mezzo a un mare forza 8!!
Uno la cui nave è stata affondata in pochi minuti non da un iceberg o da uno scoglio non visto ma piuttosto da un gommone talebano carico di esplosivo, che in piena notte, una notte calda e stellata, si è lanciato sulla mia poppa creandomi uno squarcio non riparabile.
Sicuramente è stato un talebano camuffato da cordiale collaboratore, uno di quelli che ti invita a prendere il caffè, pranzare assieme, che ti suggerisce e condivide le tue scelte, che fino a un istante prima asseconda le decisioni.
Il peggiore dei nemici! Di quelli che se lo smascheri in tempo, gli fai mangiare tanta di quella merda.....Uno stronzo!!
Sono colato a picco in pochi istanti. Quel talebano sapeva bene dove colpire, sapeva che non avrei avuto scampo...ha puntato dritto al “tallone d'Achille” della nave. Maledetto!
E così, ora, mi trovo su un'isola deserta, armato solo di cellulare, benedetto cellulare, e di molta solitudine.
Si, la solitudine: da molte settimane, ormai, sperimento la solitudine peggiore, non quella fisica perchè....quella non guasta a volte, ma quella umana.
Solo di fronte al destino, solo di fronte alle tue scelte, solo di fronte al tuo dolore, solo di fronte allo sconforto che spesso si fa vivo, senza alcuno che raccolga le tue ansie, le tue confessioni, i tuoi sfoghi, privo di qualcuno che ti conforti e abbia parole di affetto.
Solo come un cane abbandonato!
Ho
lanciato molti SOS: qualcuno è stato raccolto, molti sono andati a
vuoto, altri hanno promesso aiuti a breve ma non sono mai arrivati,
solo qualcuno mi ha detto che ha ricevuto la mia richiesta di aiuto e
che si sta impegnando per trovare qualcuno che mi venga in soccorso.
L'isola
non è nemmeno abitata: segno di vita umana, zero!!Giusto qualche animale, spero innocuo per l'uomo, ma di bipedi pensanti neanche l'ombra.
Ma
dove cazzo si trova quest'isola? Neanche il mio smartphone la trova.
Quando
provo a localizzarmi il GPS impazzisce, se potesse mi risponderebbe
alla Bennato: “Guarda, io non ti trovo però so la strada: <<
Seconda stella a destra, questo è il cammino, e poi dritto fino al
mattino, poi la strada la trovi da te, porta dritto all'isola che non
c'è!...>>”.Già, l'isola che non c'è!
Sembra un posto che non ha luogo su questa benedetta terra!
Noi uomini, abbiamo la pretesa di dire che conosciamo tutto, anche i posti più reconditi della geografia terrestre e umana, ma la verità è che ci facciamo grandi di quel poco che conosciamo, e poi, ci sono praterie enormi sconosciute.
Cosa
fai, da solo, in questi momenti?
Ti
metti sulla spiaggia e contempli l'orizzonte? Why not? Anche! Ti ripeti le litanie?: “che sfiga!,....ma perchè io!,...con tutte le navi che ci sono?...perchè sono stato affondato?, ...chi è stato?”,...e ancora, scendendo velocemente nel baratro: “non sono capace di stare al mondo!,...a quello non dovevo dargli fiducia,...quel coglione non era capace...non so capire le persone...ho sbagliato qui, ho sbagliato lì...”. A volte succede di recitare questo rosario laico!
Imprechi? Ma perchè! Rifiuti l'Unico che ti ascolta?
Ti scavi una buca nella sabbia? Mai, soffro di claustrofobia!
Molti in questi giorni hanno provato a chiamarmi sul telefono, ma confesso che tanti potevano farne a meno.
Quando è andata bene, mi sono sentito dire che purtroppo non sono l'unico disperso, anzi, io sono su un isola, che non si trova, ma pare ci siano tanti naufraghi a mollo per l'oceano. E allora? Stiamo per caso giocando a “Indovina chi c'è in acqua?”. A me non è mai piaciuto il detto “mal comune mezzo gaudio”! In gioco c'è la mia vita, e la mia vita è stata data a me, non è stata data in condivisione con qualcun'altro!
Altre volte mi sono sentito dare le istruzioni d'uso per scappare da questa isola: ma caro amico, se non sai dove sono, come fai a dirmi cosa devo fare, come e quando devo muovermi? In questi casi, il mio interlocutore, per riprendersi dall'enorme minchiata che ha detto, mi ha risposto che non era una istruzione ma un metodo.....anzi, no, meglio, un giudizio! Attenzione coi giudizi!! Perchè caro amico, se io ti dico che sei un coglione, la mia non è una condanna nei tuoi confronti, ma un giudizio...di primo grado!
Addirittura, qualcuno è stato capace di trovare le cause del mio naufragio, che avrei potuto evitare se io avessi..., se io fossi..., se io potessi...,se io...., ma coi “ma” e coi “se” non si va da nessuna parte.
L'unica
cosa di cui sono capace è non darmi per vinto. E allora mi muovo per
trovare una soluzione perchè io desidero tornare a casa, alla mia
Itaca.
Un
mio amico mi ha ripetuto di recente che, nella vita, tutte le
circostanze belle o brutte accadono perchè cresca la maturità della
nostra autocoscienza.Minchia papà! E che vuol dire?
Siccome io agli amici credo, sto cercando di capire dove si va a parare con quello che m'ha detto: perchè, o è una presa per il culo o è davvero così.
Il pomeriggio, spesso, contemplo l'orizzonte, perchè nonostante tutto il gusto per la bellezza non l'ho perso: mi siedo sulla spiaggia corallina e guardo il sole che tramonta. Godo della bellezza del creato. Ho scorto in lontananza un isolotto, almeno così pare.
Dunque, voglio tornare a casa, vedo un isolotto, quello che devo fare è cercare di raggiungerlo.
Ho più volte girato l'isola nel tentativo di trovare qualcosa che mi potesse aiutare a costruire una zattera: liane, tronchi, sughero, di tutto di più, per cui appronto con fatica e tanto scetticismo un barchino di fortuna.
San
Benedetto, nella sua Regola ad un certo punto dice: “...non
lasciare subito impaurito la via della salvezza che non si può
intraprendere se non per un ingresso stretto”.
Nel
mio caso la via della salvezza passa per un mare sconosciuto,
immenso, da affrontare con una misera zattera e due remi, ma come
Ulisse provo a sfidare le colonne d'Ercole: forse strada facendo
incrocerò un mercantile che mi tirerà su, o forse, è mio destino
attraversare l'oceano vivendo le pene dell'inferno. Certo, non sono tranquillo, non so come andrà a finire, ma ritengo che sia l'unica cosa ragionevole.
So
che da bambino mi hanno insegnato una preghiera che ad un certo punto
dice: “...Fà che in tutte le imprevedibili circostanze non
dimentichi che ogni cosa procede da Te”.
Sull'isola
non ho un calendario a portata di mano, ma a occhio e croce siamo in
avvento e a breve ci sarà Natale: e a Natale, Dio si fa carne per
tutti, anche per me che sono solo in questa isola sperduta...e anche
per il talebano che mi ha affondato!!