lunedì 8 marzo 2010

Le avventure del dott. Sapuppo n.7

La festa di matrimonio di Calogero e Nunzia si trasformò ben presto in una odissea, poiché a causa dei molti invitati, il servizio al tavolo non fu in grado di fornire un livello accettabile. Tutto era lento e poco armonioso. C’era chi mangiava ancora il primo quando altri cominciavano il secondo, se chiedevi l’acqua facevi prima ad andarla a prendere a piedi alla fonte.
Molti, dopo tre ore di ricevimento e ancora alla seconda portata, sbuffavano e si alzavano dal tavolo, creando ancora più confusione. Si rischiò la rissa quando il metre col megafono chiede cortesemente di stare ai tavoli per permettere ai camerieri di servire. Se l’avessero potuto brasare l’avrebbero fatto senza problemi.
I fumatori tiravano una sigaretta dopo l’altra, i malati di telefonia chiamavano a tutto il mondo, i bimbi con il game boy facevano tornei singoli e a squadre, le donne spettegolavano di tutto e di tutti, i semi cominciarono a germogliare e il sole tramontò all’orizzonte.
In tutto questo turbinio, Agatino e Paola erano un’isola felice.
Parlavano e parlavano!!
“Agatino”, chiese Paola, “andiamo fuori a fumarci una sigaretta?”
“Certamente”, rispose Agatino, “ma non sapevo che tu fumassi!”
“In realtà non fumo, talvolta per rompere la routine, ma ricordo bene che tu ami i Toscani”
“Già, come fai a saperlo?”, rispose Agatino
“Lo ricordo da quando eri studente universitario e io appena liceale, che parlavi e argomentavi coi tuoi amici tenendo il sigaro in mano e tiravi di tanto in tanto….mi affascinavi col sigaro”, disse con dolcezza Paola.
Patapàm, caro dott. Sapuppo!!!
“Non posso crederci ti ricordi di questo particolare?”
“Per te sarà solo un particolare, per me era un aspetto di una personalità interessante!!!”
Patapàm, caro dottore!!
Agatino era completamente imparpagliato. Era in serie difficoltà, non sapeva come controbattere, non voleva essere sdolcinato ma neanche rigido e interrompere quell’idillio.
Forse per la prima volta dopo tanti anni, forse per la prima volta in assoluto, una donna con lui teneva il bastone del comando, e lui doveva inseguire.
Di solito Agatino usava i suoi schemi logici: sondava con alcune battute la personalità della donna, quindi, guidava il dialogo su argomenti che lui dettava, poi veniva quel che veniva ma tutto sotto il suo pieno controllo.
Stavolta no, lui era il topo e Paola il gatto.
Giunti ormai sulla soglia della porta, Agatino propose a Paola un Toscanello tostato al caffè, una vera delizia dopo pranzo. Lei accettò di buon grado, consapevole però che il sigaro è ben diverso dalla sigaretta.
Camminarono a lungo nel cortile del palazzo, con la frescura invernale che lambiva i loro volti, e spesso Agatino era costretto a dare qualche colpetto sulle spalle di Paola, che inesperiente con il sigaro rischiava di strozzarsi.
Ridevano, ridevano tanto, ridevano di gusto, ridevano di pancia, ridevano che i polmoni quasi scoppiavano dalla gioia.
E la loro gioia non era dettata dai postumi del vino bevuto. Certo, aiutava, il vino rendeva un po’ più fluido il parlare, ma in realtà cominciava delinearsi qualcos’altro.
Ritornarono nella sala che la mamma di Agatino aveva sguinzagliato tutti i parenti perché non ritrovava più il suo piccolo figliolo.
Piccolo figliolo a quasi quarantenni? Cose da pazzi!
La trovarono all’entrata, preoccupata, con le lacrime agli occhi e il viso teso.
“Figghiu miu, unni t’innisti?”
“Mamà, ‘na passiata m’aiu fattu! Pirchì?”
“Comu pirchì? disanuratu, m’ha fattu preoccupari. Cu u sapi cchi t’avia succidutu!”
“Mamà, era accà, ‘ndo cortile do palazzu, unni cridi c’aiu statu!”
“Figghiu miu, che tiempi ‘ca currunu, u sai quanti cosi puonu succediri?”
“Comunque, uora turnai. Ciao!”
“E’ chistu u ringraziamiento dopu tanta preoccupazioni?”
“Mamà, buon proseguimento, haiu cchi fari!!”
“Stu carusu nun ragiuna cchiù. Paola, vidi tu, se armenu oggi u sa fari ragiunari!”
“Va bene zia, stai tranquilla e continua serenamente la festa. Te lo porto dopo.”
Patapàm, caro Agatino!!
“…te lo porto dopo”….hai capito Agatino come gira la baracca?
Ma siamo ancora al primo giro di valzer!!
Agatino e Paola, ritornano al loro tavolo, che nel frattempo si era ricomposto poiché stavano servendo il dessert di dolci.
Gli sposi avevano ordinato i dolci alla “Zia Peppina”, notissima dolceria di Centuripe, famosa in tutta la Sicilia orientale e non solo. E tale fama anche quel giorno si fece rispettare. Il cannolicchio di ricotta deliziava il palato, i mostaccioli di marsala liberavano i sensi, i biscotti di pinoli provocavano libidine alle papille gustative, il bucellato alla mandorla era la giusta chiusura di un dolce concerto. Il tutto accompagnato da un ottimo Moscato di Noto, che lubrificava l’esofago e ossigenava adeguatamente la bocca.
Finalmente di giunse al taglio della torta. Come ci si poteva aspettare, la forma strana della torta e alcuni particolari della guarnizione della stessa generarono nel locale un bisbiglio accompagnato da sorrisi e battute a doppio senso che gli sposi assecondarono con ammiccamenti vari. La stessa sposa dimostrò con mimica squalificabile che la forma della torta, così come fu presentata, era stata voluta e non casuale, a significare che gli attributi maschili dello sposo erano di notevole pregio. E che lei da quella sera stessa ne avrebbe fatto uso e abuso!!
Per fortuna il siparietto di basso profilo teatrale si concluse velocemente, e i cinque falli di pasta frolla furono affettati e impiattati, con il disgusto di qualche invitato che si rifiutò di assaggiare la torta.
Tra queste ci fu Paola, sconvolta per la parte recitata dalla cugina, mentre il suo vicino di posto, Agatino, se la gustò tutta e si mangiò pure la fetta di Paola.
Quando cominciarono i canti e i balli tipici siciliani, Agatino aveva raggiunto il colmo della sopportazione fisica e psicologica, e decise di andare via, accompagnato dai genitori che già da tempo vegetavano su un divanetto della sala.
Il ritorno a casa fu lieto, leggero, tranquillo, felice, potremmo dire che Agatino era “amminchiuluto”!
Anche Paola andò via dal ricevimento qualche minuto dopo Agatino, anche lei insieme ai genitori e al fratello minore. Pure lei tornò a casa lieta e contenta, e non di certo per la festa.
Quel giorno era accaduto qualcosa di meraviglioso.
Nei due giorni successivi, Agatino incontrò Paola sia a pranzo che a cena, trascorsero un pomeriggio per le vie addobbate di Catania, ed ebbero modo di fare tappa anche al Rifugio Sapienza sull’Etna, meta obbligata per Agatino tutte le volte che tornava a casa, e punto di partenza di molte escursioni giovanili.
Agatino, lo conosciamo, è un punzonatore certificato, il suo testosterone non segue le normali leggi dell’anatomia umana. Il suo ormone, di fronte alla presenza femminile, prende vigore e detta legge al corpo del dott. Sapuppo.
Anche stavolta fu così, lo tsunami ormonale si verificò puntuale, sconvolse il corpo e la mente di Agatino, ma stavolta accadde qualcosa!
Non che non volesse metterle le mani addosso, anzi, di tecniche infallibili da escogitare per conquistare il bottino ne conosceva a iosa, ma era come se i comandi non arrivassero agli arti. Era come se qualcuno avesse tranciato i nervi per cui i segnali non giungevano a destinazione. Si era frapposto qualche neurone “cagacazzo” che voleva giocare coi suoi sensi. Di solito Agatino, in questi casi, agiva di istinto, era un meccanismo proceduralizzato e ben oleato. Stavolta invece, ogni istante era pensato.
Pensato? Agatino, cominci a pensare anche in questi frangenti?
Accadde che la ragione si impose sull’istinto. Certo, fu necessario una lotta, se le diedero di santa ragione, sembrava che prevalesse l’istinto, ma alla fine la ragione, anzi, il cuore prevalse su tutto.
Già, il cuore!
Quella pompa meccanica che secondo Agatino era priva di contenuto umano nel maschio, mentre, era infarcito di sentimentalismo nelle donne adesso cominciava a mostrare il suo vero volto, veniva allo scoperto.
Ed era tutto un’altra cosa. Le circostanze erano simili a tante altre vissute da Agatino: lui accanto a una donna, una bella donna sensuale in un luogo appartato di fronte a un orizzonte mozzafiato. Eppure i fatti si svolsero in maniera completamente diversa dal solito copione.
Agatino era incantato dagli occhi di Paola, dal suo viso, dal suo collo, dal suo seno, dalle sue gambe, dal suo corpo seduto accanto a lui mentre miravano, dai crateri Silvestri, il panorama della piana di Catania. Era lì con tutto se stesso, con il suo fisico maschio e i suoi sensi, a gustarsi la giovane ragazza.
Agatino in pochi attimi giunse a una conclusione: quella seduta accanto a lui non era una femmina, era una donna, anzi la sua donna!!
E pertanto, come una cosa preziosa, bisognava proteggerla e rispettarla.
Non poteva di sicuro dichiararsi, a quarantenni certe cose non si fanno, si capiscono reciprocamente, poi magari lei chissà cosa pensava. Ma gli era chiaro che da quel giorno la sua vita non sarebbe stata più la stessa. Non avrebbe potuto guardare più una donna se non come guardava ora Paola, non avrebbe più potuto vivere un istante senza fare memoria della bellezza di quegli istanti che stava vivendo.
E provava dolore, molto dolore, all’idea che all’indomani sarebbe dovuto ritornare a Milano, lontano dalla sua Paola. E se tutto finiva in quegli istanti? E se per lei, quei momenti non avevano lo stesso significato che avevano per lui?
Il dubbio e la paura provarono a oscurare la bellezza di quei momenti, ma evidentemente erano destinati a fallire.
“Agatino”, chiese Paola, “domani parti per Milano e ritornerai alla tua vita! Ti ricorderai di questi giorni?”
“Certo, non posso cancellare un istante!”, rispose Agatino.
“Sono molto triste all’idea, scusami per la confidenza, ma in questi anni pensavo di averti dimenticato e invece no!”, ribattè un po’ commossa Paola
“ Che intendi dire, Paola?” chiese Agatino un po’ imparpagliato
Agatino, ma cchi minchia dici? Chiffà cugghiunii!!
Per te che sei fisico la matematica dovrebbe essere a portata di mano! Ti sta dicendo che uno più uno fa due…….!
“ Sappi che io ti voglio bene e desidero tanto non perderti!”
Come se gli avessero dato uno spintone, per l’emozione, Agatino attummò all’indietro a gambe all’aria, bianco come morto!!Non fu sufficiente che Biancaneve baciasse il suo Principe Azzurro perché questi si svegliasse, fu necessario chiamare il 118 per farlo rinvenire!!!

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