Venerdì pomeriggio rientrando in ufficio da una mattinata passata fuori per lavoro, come da prassi accendo il computer, scarico la posta elettronica e mi connetto a internet per leggere l’Ultima ora.
Leggo: morto Michael Jackson, re del pop!
Coňo (direbbero in Spagna),...Cazzo (ripetono a Milano),....Minchia (esclamano in Sicilia)!!!! Morto a soli 50 anni!!
Ho provato grande dispiacere di fronte a tale notizia, tristezza per un uomo che a soli 50 anni torna da dove è venuto.
Riconosco il genio musicale di un professionista che in oltre 30 di carriera ha emozionato milioni di persone, generazioni intere cresciute con le sue canzoni,…..un mito che rimarrà per sempre!
Non sono mai stato un fan di MJ e solo poche volte ho ascoltato qualche sua canzone alla radio, Thriller o Bad, per citarne qualcuna….non è stato il mio genere musicale!
Ma la sregolatezza con cui ha vissuto la sua vita personale e gli eccessi raggiunti nel tempo sono stati l’espressione, secondo me, di una infelicità di fondo. Ha avuto tanto dalla vita, ha ottenuto molto ma è stato incapace di stare a questo mondo.
Uno che, per esempio, stravolge il suo volto sottoponendolo a torture, che modifica i propri connotati fisiognomici, è come se volesse cancellare l’identità originaria, per assumerne una secondo la propria volontà. Ha voluto essere a tutti i costi l’alfa e l’omega della propria vita, l’architetto e la roccia della propria esistenza.
Invece mi viene in mente un passo del dialogo tra Pietro di Craon e Violane (“L’annuncio a Maria” di Paul Claudel, nda) in cui Pietro dice: “Non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell’Opera che l’ha scelta”.
La pietra, elemento nudo e crudo, quasi insignificante, collocata in determinato posto dall’Ingegnere, diventa protagonista perché partecipa alla costruzione e al sostegno della cattedrale.
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