L’idea di un percorso di
formazione è nata da un confronto avuto con qualche collega: guardando cosa accade
attorno a noi, come si muovono tante aziende, quanto fermento ci sia in rete
riguardo l’organizzazione di webinar e meeting, la necessità di usare i social
quale canale di comunicazione e promozione, abbiamo deciso di allinearci a
questa tendenza e organizzare una serie di incontri con le persone con cui
solitamente discutiamo singolarmente per telefono, o ci incontriamo durante una
trasferta presso i clienti, o in occasione di qualche fiera o meeting
aziendale.
Organizzare una riunione vendite
di solito comporta un grosso lavoro organizzativo che va budgettato e che
operativamente implica qualche mese di lavoro: trovare la location, preparare
le presentazioni e gli interventi, stampare la documentazione, inventarsi dei
gadget, sostenere dei costi per trasferimenti, hotel, momenti ludici, essere sempre
a disposizione per un evento che solitamente dura un paio di giorni.
Con i webinar, invece, i nostri
incontri si sono tradotti in un momento collegiale della durata di 1h massimo.
Il ciclo di incontri, in questo
primo step rivolto alla nostra rete di vendita, ma con l’obiettivo di
coinvolgere prossimamente anche i clienti, ha avuto come spunto la presentazione
dei punti di forza e di debolezza della nostra gamma di prodotti, ampia e in
continua evoluzione, alla luce dei risultati ottenuti negli ultimi anni e un
confronto sui possibili scenari che si presenteranno in futuro vista la
completa incertezza del momento.
Ciò che mi ha spinto a
coinvolgermi in prima persona sono stati tre spunti colti da un webinar a cui
ho partecipato qualche mese fa: 1) pensare a come posso servire meglio le
persone che guido; 2) aiutare le persone con cui lavoro a scoprire i loro
autentici obiettivi; 3) incoraggiare le persone a riflettere sull’opportunità
di rielaborare il proprio modo di lavorare.
Sono convinto che questo periodo
di covid-19 sia professionalmente e umanamente un’opportunità, ma uno deve
scegliere di mettersi in gioco e tentare di coglierla: perché possiamo decidere
di attraversare le circostanze, tappandoci il naso e chiudendoci gli occhi,
nella speranza che quanto prima si torni alla normalità cui eravamo abituati,
oppure possiamo partire da un’ipotesi positiva e avventurarci come Ulisse oltre
le colonne d’Ercole. Personalmente scelgo la seconda posizione.
I risultati sono stati superiori
alle aspettative, perché abbiamo potuto confrontarci su aspetti che nella
routine della quotidianità si danno per scontati, ma ognuno ha potuto condividere
la propria esperienza lavorativa, mettere a nudo le proprie incertezze, i
propri dubbi, e soprattutto testimoniare come sta vivendo in questo periodo. Mi
è parso evidente come il fattore umano, messo in moto, sia davvero la
discriminante che può dare un volto nuovo a una circostanza difficile (se non
impossibile) da affrontare da soli.
Ritengo che la new normality sarà
diversa dalla old, e che nella nuova scala di priorità le persone, i loro
valori, desideri, idee, limiti, devono essere collocati al primo posto.
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