Agatino Sapuppo, durante il viaggio di trasferimento verso il locale dove si sarebbe svolto il ricevimento, aveva escogitato una sua strategia contro le inutili domande che avrebbero posto i numerosi parenti presenti alla festa: avere sempre la bocca piena e bere in continuazione.
In caso di necessità rispondere che tutto andava bene e che al Nord non si vive come in Sicilia!
“Evasivo, evasivo, evasivo” erano le sue parole d’ordine
“Risposte chiuse, niente particolari, non porre domande” erano i suoi propositi
“Sguardo basso, occhi socchiusi, schiena dritta, sorriso permanente” era la sua figura immaginata
Una volta giunti all’ingresso del locale, gli invitati si trovarono di fronte a un enorme tabellone con tanti cerchi colorati, e tanti geroglifici accanto.
“Ma cchi è sta cosa?”
Non sono geroglifici, sono lettere, anzi sono nomi e cognomi…e i cerchi colorati sono i tavolini.
Cominciò così la caccia al tavolino.
“Non siamo al rosso, non siamo al giallo, non siamo all’indaco, non siamo all’azzurro, non siamo all’arancione, non siamo al verde…ma dove siamo?”
Finalmente Agatino trovò il suo tavolo: era il color pesca, tavolo da otto posti nella sala cinque insieme ad altri quattro tavoli, dietro la sala tre, dove stavano i tavoli degli sposi, dei genitori degli sposi, e dei testimoni.
Il tavolo di Agatino era composto da giovani, in parte amici degli sposi e in parte da parenti: c’era Susanna, la ragazza tutta panna con cui Agatino aveva trascorso alcuni momenti giovanili, Filippo, il secchione dell’Istituto di ragioneria “Il Polifunzionale” di S. Giovanni Galermo, Annunziata, la coetanea che tutti i ragazzi evitavano per via degli odori acidi che emanava, la cugina Paola, nota per essere una ragazza per bene, dai modi gentili e cortesi, Giovanna, la compagna di classe di Nunzia, nota in paese per le sue giovanili performance sessuali e il modo vistoso con cui si truccava e si vestiva, Gabriele, il sagrestano della parrocchia di Santa Venerina, Giacomo, giovane agricoltore, molto lavoratore, ma un poco “puppo”!
Insomma, un tavolo con cui passare una piacevole giornata.
“Ciao Agatino, sei diventato un bell’uomo in questi ultimi anni!”, esordì Giacomo.
“Al Nord l’aria rende più belli”, rispose secco Agatino
“Agatino, ti ricordi di quella volta che andammo assieme a vedere la luna al boschetto….e poi all’improssivo venne giù il diluvio?”, domandò Susanna
“Come no! Mi ricordo che venne giù anche….eh,….un albero secolare, ricordi?”
“Certo, mi ricordo si!”, rispose di fretta e imbarazzata Susanna, ben consapevole che Agatino pensava ad altro!
“Agatino, sai che mi sono fidanzata con il figlio dell’avvocato Acquafresca? E’ stata dura farlo cedere”, affermò Giovanna
“Non esistono più gli uomini di una volta, cara Giovanna, …ma come fanno a resisterti?”, rispose Agatino che in realtà pensava “Ti credo, ben sapendo con che razza di fimmina si stava mettendo,…ma lo sa costui quanto sei zoccola?”
Ma quante domande, quante informazioni, quanta curiosità.
Ma quando portano qualcosa da sgranocchiare?
Nei primi 20 minuti, in cui Agatino fu letteralmente sommerso da domande e questioni, fece fuori un litro d’acqua gassata e mezza bottiglia di vino bianco, un fresco Inzolia di Avola!
E si sa, il vino prima disseta poi libera la mente! Occhio Agatino!!
Il pranzo matrimoniale, che prevedeva tutte le portate al tavolo, era composto da quattro antipasti, tre primi, due secondi con contorno, uno a base di pesce e uno a base di carne, dessert di dolci vari, frutta di stagione, torta matrimoniale a sorpresa, caffè o liquore.
Gli antipasti prevedevano:
- arancini di riso, immancabili in Sicilia,
- peperoni ripieni di asparagi, melanzane, cipolla, capperi, olive nere e peperoncino in polvere accompagnati da cubetti di frittata con zucchine e patate
- cozze e porri in pastella
- capesante dorate con pesce spada marinato e involtino di tonno all’arancia e marsala
Il primo piatto era composto da:
- bucatini alla bottarda di tonno,
- maccheroni alla siracusana, con sarde, uva sultanina, pangrattato, aglio, olio e pepe,
- ravioloni con i broccoli catanesi, con salsiccia, ricotta, aglio, olio, pepe e pangrattato.
Il secondo piatto consisteva in:
- stoccafisso alla messinese, con patate, pomodori, cipolla, capperi, olive, olio e peperoncino rosso con contorno di zucchine alla menta e patate a sfincione,
- polpettone arrostito, con carme di maiale, mortadella, prezzemolo, primosale, caciocavallo grattugiato con contorno di carciofi fritti e crocchette di ricotta.
Il dessert di dolci era fatto di:
- biscotti di pinoli,
- fetta di bucellato,
- cannolicchio di ricotta,
- crispelle di riso,
- mostaccioli alla marsala,
La frutta di stagione prevedeva solo ed esclusivamente arance di Sicilia, provenienti dai terreni dello sposo, il quale offriva per il pranzo anche il vino rosso, un ottimo Duca di Salaparuta.
E veniamo alla torta.
Di solito, le torte nuziali sono rotonde o quadrate, a un piano o multipiano, con il pan di spagna o la pasta sfoglia, di crema o di ricotta.
La torta degli sposi, sin dalla forma era piuttosto originale.
Erano cinque maxi cannoli di pasta sfoglia alla crema di cioccolato, ricoperti nella parte esterna da tanta panna e frutti canditi, convergenti al centro dove stava un tondo di pan di spagna inzuppato con Moscato di Noto, farcito con crema di pistacchio e scaglie di cioccolato di Modica.
Agatino, di fronte a quel ben di Dio del menù, pensò che era meglio fare scorta di calorie pur di evitare colloqui al tavolo come quelli iniziali.
Ma ogni proposito, si sa, se parte da un proprio progetto è fatto per essere disatteso.
Accanto ad Agatino, sedeva quel giorno la bella cugina Paola, bella nel corpo e nello spirito. Paola, giovane avvocato di trentanni, era stata fidanzata in vita sua un pò di volte, alcune storie importanti ma tutte finite male. Finivano nel momento in cui il compagno chiedeva “la prova d’amore”. Lei, di sani principi morali, viveva sulla sua pelle le indicazioni che dava la Chiesa sul perché era meglio arrivare vergini al matrimonio. Così, quando ci si accingeva al dunque, lei faceva un passo indietro, chiedendo rispetto e pazienza fino al giorno del matrimonio.
Finora nessuno era riuscito a pazientare, e così l’avevano mollata.
Me lei resisteva, e Agatino, sebbene per esperienza, sul sesso la pensasse diversamente da Paola, ammirava la scelta della cugina e la stimava, di un rispetto semplice e ammirevole.
Fu così che, il silenzio che Agatino si era imposto, e per effetto dei modi gentili di Paola e per le conseguenze del vino bianco cedette in poco tempo, e iniziò un colloquio fitto e lungo con i presenti al tavolo.
Parlò della sua vita a Milano, della fatica che faceva ad acclimatarsi, delle opportunità di svago e divertimento che offriva la città, della possibilità di coltivare la sua passione per la montagna per via della vicinanza delle Alpi, dell’impossibilità a fare immersioni a mare. Parlò di tutto tranne che di lavoro, nota dolente che era meglio evitare lasciando il mito che al nord si lavora meglio che al sud, e delle sue esperienze amorose, per non suscitare gli animi di Paola.
Man mano che parlava, aveva riacquistato il suo accento siciliano, che in realtà non aveva mai perso stando a Milano, ma che ha attenuato per via degli influssi nordici. Sono ritornate le doppie e sparava “minchia” a più non posso.
Ma era calmo, sereno, pacifico, stava bene in quell’ambiente e il cibo e il vino cominciavano a fare il loro effetto.
Ma siamo sicuri che il suo benessere temporaneo era dovuto al cibo?
Il tavolo era da otto, ma il dialogo era, in realtà, un duetto tra Agatino e Paola. I commensali stavano ad ascoltarli, soprattutto ammiravano la loquacità acculturata di Paola.
E Agatino era il primo ammiratore.
Quando lei parlava lui si zittiva immediatamente e stava ad ascoltarla con la bocca aperta, tanto era affascinato!!
Paola è donna di cultura: figlia di un noto legale catanese, amante del teatro e della lirica, e di una brava professoressa di italiano al liceo classico Cutelli di Catania, presidente del circolo etneo dei cultori di Dante e di Leopardi, la ragazza, seconda di tre fratelli, aveva studiato al liceo classico Spidalieri di Catania e aveva conseguito il diploma di pianoforte al conservatorio. Aveva frequentato, inoltre, per otto anni, la scuola di danza classica del teatro Massimo, Vincenzo Bellini, e poiché lo sport fa bene al corpo e allo spirito, all’età di sei anni mise piede per la prima volta in piscina, da cui uscì definitivamente all’età di sedici anni. Raggiungendo tra l’altro anche buoni risultati a livello agonistico regionale. Naturalmente, grazie al papà e alla mamma, sin da piccola spesso andava a teatro e leggeva molto. Il risultato è una ragazza bella nel fisico, armoniosa nell’esposizione e curata nei modi di fare.
Agatino parlando con lei aveva riacquistato un tono che da molto aveva accantonato, era diventato forbito, mostrava con le parole, ai presenti, che lui era comunque uno scienziato e che quindi riusciva a tenere e possedere una platea.
I due, rispetto al resto, si erano praticamente isolati!!
Non si sa come, cominciarono a parlare di cielo e di stelle, di infinito, di ragione, di cuore…….era un tete a tete davvero stupendo e nessuno dei presenti al tavolo era in grado di intervenire, tanto elevato era il livello della discussione. Susanna tutta panna, pensò bene di alzarsi dal tavolo, Filippo li guardava come se si trovava di fronte a una partita doppia, Giovanna che pensava di essere la premiere, delusa si mise ad ascoltare i vicini di tavolo, Gabriele cominciò a snocciolare il rosario, mentre Nunzia e Giacomo mangiavano come nervosamente.
Agatino, che non era certo di primo pelo in quanto a fimmini, si ricordava molto bene delle virtù della cugina, ma essendo parente e pensandola diversamente da lui non c’aveva mai più di tanto legato.
Ma si sa, come dice una celebre battuta in un famoso film: “Mai dire mai”.
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