Quando siamo partiti da casa, il 27 luglio alle 5 di
mattina, l’obiettivo che avevamo Giovanni e io era chiaro: raggiungere in
giornata la Piramide Vincent, pernottare al rifugio Gnifetti e l’indomani
puntare alla Cima Parrot. Era da tempo che progettavamo una ascensione duplice
e finalmente il desiderio era pronto per essere esaudito. Sebbene, nell’ultimo
anno le nostre ascensioni per ragioni più che giustificate si erano ridotte
notevolmente, la condizione fisica era buona anche grazie ai continui
allenamenti.
Il viaggio di trasferimento in auto a Gressoney e poi con
gli impianti di risalita fino al ghiacciaio dell’Indren si è svolto come sempre
nel pieno relax, godendoci il panorama ma organizzando anche nei dettagli l’ascensione.
Siamo arrivati a Gressoney che gli impianti erano appena
aperti, quindi pagato il biglietto e saliti sulla prima ovovia abbiamo approfittato
del viaggio per riorganizzare per l’ennesima volta lo zaino dando però sempre
un occhio al cielo e ai profili delle montagne circostanti che cominciavano ad
affermarsi intorno a noi. Cielo meraviglioso, terso, limpido, sebbene in
lontananza si scorgeva qualche nube e sulla Pianura Padana cominciava a
ricrearsi la cappa di calura. Probabilmente la prima giornata sarebbe filata
liscia, dal punto di vista meteo.
Scesi dalla funivia e dato una scorsa alla parete Ovest
della Vincent con la via che avrei voluto percorrere inizialmente ci siamo
incamminati però lungo il primo tratto che ci ha portato in prossimità del
rifugio Gnifetti: giunti, abbiamo indossato i ramponi, ci siamo legati, abbiamo
riverificato lo zaino e siamo partiti alla volta della Vincent, decidendo di
percorrere la via normale perché consapevoli comunque dei nostri attuali limiti
fisici.
La via di avvicinamento si è rivelata piacevole anche se un po’
difficoltosa, forse per via del salto altimetrico superato velocemente nell’arco
di poche ore. Superata la parte crepacciata ci siamo avviati lungo il pendio
che ci ha portato al “bivio” da cui decidere l’obiettivo da raggiungere: dritti
per la capanna Margherita, la Parrot, la Dufour e così via, avanti sulla
sinistra ci si avvicina all’attacco del Liskamm, a destra ci si porta nei
pressi dell’attacco della Piramide Vincent. Man mano che salivamo, però, il
tempo cominciava a essere meno limpido, la foschia aumentava così come il
vento. Man mano che andavamo uno strano malessere si impossessava di me: come
mai, cosa significa, cosa sta succedendo? Mille domande cominciavano a frugarmi
in testa mentre la vetta che si avvicinava mi sembrava sempre più lontana. Ogni
passo era fatto con sempre minore agilità e un po’ di freddo cominciava a
insinuarsi tra le pieghe dei miei vestiti. Finalmente alle 12,30 siamo giunti
in vetta dove ad attenderci c’era molta foschia e freddo, per cui panorama e
album fotografico addio! Ringraziato Chi di dovere e fatta qualche foto abbiamo
ripreso la via del ritorno, come sempre, oggi, con Giovanni davanti a dettare
il ritmo.
Se a mente fredda devo raccontare la via del ritorno posso
dire che è stata una brutta esperienza. A caldo è stata ancora peggio: non so
quali siano state le cause, probabilmente una colazione mattutina errata nella
qualità e nella quantità, forse il quasi digiuno lungo l’ascensione, sta di
fatto che sulla via di ritorno ho “finito la benzina”. Completamente! E’
cominciato quindi una via crucis fatta di continue cadute, giramenti di testa,
affaticamento, nausea, lentezza nei movimenti, il tutto mentre attraversavamo
la zona crepacciata. La pazienza di Giovanni e il suo incoraggiamento è stato
di forte aiuto ad affrontare una situazione che non immaginavo e per lo più a
4000m!! In qualche maniera siamo giunti al rifugio Gnifetti, anche se con
notevole ritardo rispetto al previsto. Una volta preso possesso del letto mi
sono sdraiato e ho dormito un po’: il risveglio, e soprattutto l’abbondante
merenda mi hanno decisamente risollevato nello spirito, per cui rivedevo la
situazione poco prima vissuta con altri occhi e anzi, moralmente, ero in grado
di affrontare una nuova salita. Fisicamente, però ero ancora down! Solo la
cena, strabordante, mi ha rimesso del tutto in sesto. Ok nello spirito e nel
corpo ero pronto per ripartire. D’accordo anche Johnny. Peccato che il tempo,
invece si era completamente guastato. Era tutto nero e le nuvole, dense e basse
non lasciavano presagire nulla di buono. Più il tempo passava e più cresceva la
consapevolezza che l’indomani sarebbe stata di riposo, anche se invece, altri
gruppi e alcune guide programmavano le ascensioni domenicali trascurando le
condizioni esterne. Quando siamo andati a letto, alle 22, ho detto al mio
compagno che l’indomani, alle 4 mi sarei svegliato ma se non avessi scorto uno
spiraglio di buon tempo sarei rimasto in brandina. Non è stato necessario
svegliarmi: i tuoni e i lampi hanno accompagnato la mia notte insonne. L’indomani,
mentre tanti, troppi si preparavano, io me ne sono stato nella mia brandina. Se
migliora, verso le 7 saliamo sulla cima del Balmenhorn, meglio conosciuta come
Cristo delle Vette, per via di una statua bella e commovente di Gesù
benedicente. Ma neanche questa è andata: già alle 7 molti gruppi erano sulla
via del ritorno. Le condizioni meteo erano piuttosto proibitive e non vale la
pena, secondo me, rischiare oltre il dovuto.
Giornata di vacanza!! Colazione da pascià, per un rifugio,
alle 8, lettura dei giornali di parecchi giorni prima, consultazione di tutte
le riviste presenti, quindi alle 10 ci siamo rimessi in marcia verso Gressoney
decidendo di passare però dal rifugio Mantova…..giusto per allungare un po’ il
giro!!!
Il resto della giornata è degno di una tradizionale gita
familiare. Per evitare la calura della pianura padana abbiamo trascorso l’intera
giornata a Gressoney S. Jean, tra le famiglie vacanziere, nel pieno caos dei
gitanti domenicali.
p.s.: mi sa tanto che le foto sono state caricate un po' in ordine sparso!!