martedì 1 ottobre 2013

Ascensione sul Monte Rosa - luglio 2013

Quando siamo partiti da casa, il 27 luglio alle 5 di mattina, l’obiettivo che avevamo Giovanni e io era chiaro: raggiungere in giornata la Piramide Vincent, pernottare al rifugio Gnifetti e l’indomani puntare alla Cima Parrot. Era da tempo che progettavamo una ascensione duplice e finalmente il desiderio era pronto per essere esaudito. Sebbene, nell’ultimo anno le nostre ascensioni per ragioni più che giustificate si erano ridotte notevolmente, la condizione fisica era buona anche grazie ai continui allenamenti.
Il viaggio di trasferimento in auto a Gressoney e poi con gli impianti di risalita fino al ghiacciaio dell’Indren si è svolto come sempre nel pieno relax, godendoci il panorama ma organizzando anche nei dettagli l’ascensione.
Siamo arrivati a Gressoney che gli impianti erano appena aperti, quindi pagato il biglietto e saliti sulla prima ovovia abbiamo approfittato del viaggio per riorganizzare per l’ennesima volta lo zaino dando però sempre un occhio al cielo e ai profili delle montagne circostanti che cominciavano ad affermarsi intorno a noi. Cielo meraviglioso, terso, limpido, sebbene in lontananza si scorgeva qualche nube e sulla Pianura Padana cominciava a ricrearsi la cappa di calura. Probabilmente la prima giornata sarebbe filata liscia, dal punto di vista meteo.
Scesi dalla funivia e dato una scorsa alla parete Ovest della Vincent con la via che avrei voluto percorrere inizialmente ci siamo incamminati però lungo il primo tratto che ci ha portato in prossimità del rifugio Gnifetti: giunti, abbiamo indossato i ramponi, ci siamo legati, abbiamo riverificato lo zaino e siamo partiti alla volta della Vincent, decidendo di percorrere la via normale perché consapevoli comunque dei nostri attuali limiti fisici.
La via di avvicinamento si è rivelata piacevole anche se un po’ difficoltosa, forse per via del salto altimetrico superato velocemente nell’arco di poche ore. Superata la parte crepacciata ci siamo avviati lungo il pendio che ci ha portato al “bivio” da cui decidere l’obiettivo da raggiungere: dritti per la capanna Margherita, la Parrot, la Dufour e così via, avanti sulla sinistra ci si avvicina all’attacco del Liskamm, a destra ci si porta nei pressi dell’attacco della Piramide Vincent. Man mano che salivamo, però, il tempo cominciava a essere meno limpido, la foschia aumentava così come il vento. Man mano che andavamo uno strano malessere si impossessava di me: come mai, cosa significa, cosa sta succedendo? Mille domande cominciavano a frugarmi in testa mentre la vetta che si avvicinava mi sembrava sempre più lontana. Ogni passo era fatto con sempre minore agilità e un po’ di freddo cominciava a insinuarsi tra le pieghe dei miei vestiti. Finalmente alle 12,30 siamo giunti in vetta dove ad attenderci c’era molta foschia e freddo, per cui panorama e album fotografico addio! Ringraziato Chi di dovere e fatta qualche foto abbiamo ripreso la via del ritorno, come sempre, oggi, con Giovanni davanti a dettare il ritmo.
Se a mente fredda devo raccontare la via del ritorno posso dire che è stata una brutta esperienza. A caldo è stata ancora peggio: non so quali siano state le cause, probabilmente una colazione mattutina errata nella qualità e nella quantità, forse il quasi digiuno lungo l’ascensione, sta di fatto che sulla via di ritorno ho “finito la benzina”. Completamente! E’ cominciato quindi una via crucis fatta di continue cadute, giramenti di testa, affaticamento, nausea, lentezza nei movimenti, il tutto mentre attraversavamo la zona crepacciata. La pazienza di Giovanni e il suo incoraggiamento è stato di forte aiuto ad affrontare una situazione che non immaginavo e per lo più a 4000m!! In qualche maniera siamo giunti al rifugio Gnifetti, anche se con notevole ritardo rispetto al previsto. Una volta preso possesso del letto mi sono sdraiato e ho dormito un po’: il risveglio, e soprattutto l’abbondante merenda mi hanno decisamente risollevato nello spirito, per cui rivedevo la situazione poco prima vissuta con altri occhi e anzi, moralmente, ero in grado di affrontare una nuova salita. Fisicamente, però ero ancora down! Solo la cena, strabordante, mi ha rimesso del tutto in sesto. Ok nello spirito e nel corpo ero pronto per ripartire. D’accordo anche Johnny. Peccato che il tempo, invece si era completamente guastato. Era tutto nero e le nuvole, dense e basse non lasciavano presagire nulla di buono. Più il tempo passava e più cresceva la consapevolezza che l’indomani sarebbe stata di riposo, anche se invece, altri gruppi e alcune guide programmavano le ascensioni domenicali trascurando le condizioni esterne. Quando siamo andati a letto, alle 22, ho detto al mio compagno che l’indomani, alle 4 mi sarei svegliato ma se non avessi scorto uno spiraglio di buon tempo sarei rimasto in brandina. Non è stato necessario svegliarmi: i tuoni e i lampi hanno accompagnato la mia notte insonne. L’indomani, mentre tanti, troppi si preparavano, io me ne sono stato nella mia brandina. Se migliora, verso le 7 saliamo sulla cima del Balmenhorn, meglio conosciuta come Cristo delle Vette, per via di una statua bella e commovente di Gesù benedicente. Ma neanche questa è andata: già alle 7 molti gruppi erano sulla via del ritorno. Le condizioni meteo erano piuttosto proibitive e non vale la pena, secondo me, rischiare oltre il dovuto.
Giornata di vacanza!! Colazione da pascià, per un rifugio, alle 8, lettura dei giornali di parecchi giorni prima, consultazione di tutte le riviste presenti, quindi alle 10 ci siamo rimessi in marcia verso Gressoney decidendo di passare però dal rifugio Mantova…..giusto per allungare un po’ il giro!!!
Il resto della giornata è degno di una tradizionale gita familiare. Per evitare la calura della pianura padana abbiamo trascorso l’intera giornata a Gressoney S. Jean, tra le famiglie vacanziere, nel pieno caos dei gitanti domenicali.
 
p.s.: mi sa tanto che le foto sono state caricate un po' in ordine sparso!!