In
un tranquillo paese della bassa milanese vive un ragazzino, quasi
undicenne che chiameremo Chopin, appassionato di pianoforte,
strumento che suona già da cinque anni. E' più che un semplice
appassionato. A detta dei maestri di musica e degli esperti, è un
talento. Dotato di forte sensibilità, grande capacità manuale,
ottimo orecchio e tanta intelligenza, il giovane ogni volta che suona
riesce a fare vibrare le corde del cuore a chiunque lo ascolti.
I
complimenti e gli apprezzamenti, rivolti sia direttamente a lui che
ai suoi genitori si sprecano.
Per
fortuna, il ragazzo in primis, e i genitori per educazione, non si
vantano e non si gongolano per la preferenza accordata dagli uditori
e dai tecnici. Sebbene faccia piacere!
“Le
capacità musicali di Chopin sono un dono che lui ha ricevuto. Siamo
consapevoli che questo talento dobbiamo alimentarlo e valorizzarlo”
sono soliti ripetere papà e mamma.
Di
comune accordo con i genitori, la sua insegnante di pianoforte,
Grazia di nome e di fatto, lo segue molto da vicino proponendogli,
già da tempo, anche di condividere lo studio dello strumento con
altri studenti che lei segue nella vicina Svizzera. La partecipazione
ad alcuni concorsi, in cui il giovane si è esibito sono sempre stati
vissuti come una opportunità per maturare e conoscere un ambiente
diverso dal solito. Mai con l'ansia e l'angoscia di vincere un
premio. Tuttavia lo studio e l'impegno devono essere al massimo e ci
si attende molto dalla sua performance. Comunque, il giovane, nel
2011 ha vinto un premio prestigioso insieme a un suo amico svizzero
con cui ha suonato un bellissimo brano a quattro mani.
Nell'ultimo
anno, Chopin, non solo ha continuato a migliorare a vista d'occhio ma
è stato richiesto da altri docenti come accompagnamento per flauto e
violino. Così, nei saggi o nelle esibizioni, non solo suona i suoi
pezzi da solista ma esegue dei brani accompagnando il flauto, il
violino e la tromba.
Di
recente, insieme ad altri studenti, si è esibito in un quintetto di
pianoforte, flauto, violini e chitarra con un brano tratto dal film
“Il Signore degli Anelli”.
Ma
il giovane pianista frequenta anche la scuola elementare, la classe
quinta, in una scuola privata paritaria di estrazione e guida
cattolica.
Quest'anno,
insieme alla sua classe sono andati in gita ad Assisi, una tre giorni
fantastica, soprattutto per l'esperienza vissuta, fatta di giochi,
camminate e visite guidate, e poi per la bellezza dei luoghi
francescani. Nell'occasione, gli adulti che accompagnavano hanno
fatto molte foto e un filmino.
Cosa
c'è di più bello che dare una copia a ciascuno di questo materiale
fotografico? Ma non è ancora più bello se prima lo guardano tutti
insieme, magari organizzando una serata, un dopocena a scuola?
Come
no! Stupenda idea, potendo partecipare.
Peccato
che la data scelta e l'orario previsto per il dopo cena scolastico
fosse lo stesso di uno dei saggi svolti da Chopin.
E
qui inizia l'escalation tragicomica!
Qualche
giorno prima della fatidica data, maestra e preside della scuola
invitano caldamente gli studenti a ricordarsi della serata
organizzata, a cui è necessario, anzi obbligatorio partecipare con i
genitori.
Il
giovane Chopin, per carattere timido e sincero, senza non poca fatica
e tristezza non tarda a dire che lui quella sera è impossibilitato
a partecipare poiché impegnato con un saggio di musica.
Di
tutto punto la risposta della maestra è stata: “la serata
comunitaria è più importante, puoi saltare il saggio!”. Il
ragazzino, con voce tremula ma decisa, ribatte che non è possibile
non partecipare al saggio, perchè è l'espressione pubblica di un
anno di lavoro svolto.
La
preside, dall'alto della sua esperienza e autorità, blocca il
ragazzino dicendogli: “ se è proprio necessario che tu vada, dii a
i tuoi genitori che si adoperino perchè tu possa suonare per primo e
poi andare subito via!”.
Il
ragazzino, quasi alle lacrime, ribatte che la scaletta è già
fissata e che lui comunque suona più brani. Anche se fosse possibile
sconvolgere la scaletta lui non potrebbe essere a scuola prima di
un'ora dopo l'inizio della serata.
La
preside, non contenta, conclude: “Cosa vuoi che ti dica, la colpa
non è tua, ma dei tuoi genitori che non sanno riconoscere le
priorità!”.
Il
ragazzino, all'uscita da scuola, non riesce a trattenere le lacrime,
perchè si è sentito umiliato e offeso ed è stato dato un giudizio
pesante sui suoi genitori. Giunto a casa ne ha parlato anche col
padre, il quale, parecchio incazzato e deluso avrebbe voluto
scambiare due parole vis a vis con la maestra, che comunque stima
tanto, e con la preside, che non stima affatto.
Ma
prima di dare spazio all'emotività e all'istinto, il padre fa una
riflessione. In cinque anni di scuola, in cui il figlio ha
parallelamente suonato il pianoforte, sia la preside, ma soprattutto
la maestra non si sono mai degnate di chiedere una volta come fosse
andato un saggio o un concorso o un'esibizione, sebbene Chopin, per
la gioia e la baldanza che contraddistingue i ragazzini non abbia mai
disdegnato di raccontare per filo e per segno le sue suonate, sia che
fossero andate bene sia che avesse compiuto qualche errore.
Puro
come una colomba!
La
maestra non si è mai lasciata accarezzare dalla curiosità di
conoscere ancora di più quel ragazzino che ha un serbatoio di
energia e sensibilità fuori dal comune. Non ha mai chiesto perchè,
già a nove anni, qualche volta andasse di pomeriggio a Lugano o a
Bellinzona a suonare con la sua maestra. Si limitava solamente a
prendere atto che quel pomeriggio non aveva potuto studiare e siccome
il suo rendimento a scuola è stato abbastanza alto poteva
tranquillamente giustificarlo. In realtà è successo poche volte che
sia arrivato impreparato rispetto alle sue trasferte oltre confine!!
La
maestra, non ha mai chiesto: “ come va il tuo studio del
pianoforte?”.
Pertanto,
se in tutti questi anni, sia la maestra che la preside, sono rimaste
indifferenti rispetto a questo giovane talento che cresce, stupisce e
commuove, come possono accorgersi ora di cosa stia facendo? Che ne
sanno che questo ragazzino si sta preparando per affrontare da
esterno gli esami di solfeggio in conservatorio. O meglio, lo sanno,
ma non sono scalfite nella loro marmoreità. Si sono rese conto dei
ritmi che ha sostenuto quest'anno, soprattutto nell'ultimo semestre
tra compiti di scuola, studio dello strumento, solfeggio e così via?
Oltre all'attività sportiva, d'uopo, per cercare di farlo crescere
bene anche fisicamente.
Ma
se non hanno saputo riconoscere tutto questo, come avrebbero potuto
avere uno sguardo positivo di fronte al fatto che la sua assenza al
dopocena scolastico era dovuto a una cosa ancora più bella per lui!
Concludendo,
il giudizio che hanno dato a questo ragazzino, giudizio che i
genitori hanno definito come “le istruzioni per l'uso” dei
moralisti del cazzo, è frutto di un pregiudizio o della pura
coglionaggine che colpisce sempre più gli adulti?
Dove
sta “l'attenzione alla persona”, così valorizzata, elogiata,
pubblicizzata e ripetuta tutte le volte che entri in quel determinato
contesto scolastico?
Non
era, forse, più semplice dire a quel ragazzino: “ Mi spiace che tu
non ci sia al dopocena a scuola perchè sarà bellissimo, ma spero
che il tuo saggio vada bene e la prossima volta ricordati di
invitarmi!”.
Avrebbero
lasciato quel ragazzino con l'amaro in bocca per una serata
comunitaria irripetibile, ma lo avrebbero fatto sentire accolto e
sostenuto nel suo impegno di pianista.