mercoledì 5 giugno 2013

Pregiudizio o coglionaggine?

In un tranquillo paese della bassa milanese vive un ragazzino, quasi undicenne che chiameremo Chopin, appassionato di pianoforte, strumento che suona già da cinque anni. E' più che un semplice appassionato. A detta dei maestri di musica e degli esperti, è un talento. Dotato di forte sensibilità, grande capacità manuale, ottimo orecchio e tanta intelligenza, il giovane ogni volta che suona riesce a fare vibrare le corde del cuore a chiunque lo ascolti.
I complimenti e gli apprezzamenti, rivolti sia direttamente a lui che ai suoi genitori si sprecano.
Per fortuna, il ragazzo in primis, e i genitori per educazione, non si vantano e non si gongolano per la preferenza accordata dagli uditori e dai tecnici. Sebbene faccia piacere!
Le capacità musicali di Chopin sono un dono che lui ha ricevuto. Siamo consapevoli che questo talento dobbiamo alimentarlo e valorizzarlo” sono soliti ripetere papà e mamma.
Di comune accordo con i genitori, la sua insegnante di pianoforte, Grazia di nome e di fatto, lo segue molto da vicino proponendogli, già da tempo, anche di condividere lo studio dello strumento con altri studenti che lei segue nella vicina Svizzera. La partecipazione ad alcuni concorsi, in cui il giovane si è esibito sono sempre stati vissuti come una opportunità per maturare e conoscere un ambiente diverso dal solito. Mai con l'ansia e l'angoscia di vincere un premio. Tuttavia lo studio e l'impegno devono essere al massimo e ci si attende molto dalla sua performance. Comunque, il giovane, nel 2011 ha vinto un premio prestigioso insieme a un suo amico svizzero con cui ha suonato un bellissimo brano a quattro mani.
Nell'ultimo anno, Chopin, non solo ha continuato a migliorare a vista d'occhio ma è stato richiesto da altri docenti come accompagnamento per flauto e violino. Così, nei saggi o nelle esibizioni, non solo suona i suoi pezzi da solista ma esegue dei brani accompagnando il flauto, il violino e la tromba.
Di recente, insieme ad altri studenti, si è esibito in un quintetto di pianoforte, flauto, violini e chitarra con un brano tratto dal film “Il Signore degli Anelli”.
Ma il giovane pianista frequenta anche la scuola elementare, la classe quinta, in una scuola privata paritaria di estrazione e guida cattolica.
Quest'anno, insieme alla sua classe sono andati in gita ad Assisi, una tre giorni fantastica, soprattutto per l'esperienza vissuta, fatta di giochi, camminate e visite guidate, e poi per la bellezza dei luoghi francescani. Nell'occasione, gli adulti che accompagnavano hanno fatto molte foto e un filmino.
Cosa c'è di più bello che dare una copia a ciascuno di questo materiale fotografico? Ma non è ancora più bello se prima lo guardano tutti insieme, magari organizzando una serata, un dopocena a scuola?
Come no! Stupenda idea, potendo partecipare.
Peccato che la data scelta e l'orario previsto per il dopo cena scolastico fosse lo stesso di uno dei saggi svolti da Chopin.
E qui inizia l'escalation tragicomica!
Qualche giorno prima della fatidica data, maestra e preside della scuola invitano caldamente gli studenti a ricordarsi della serata organizzata, a cui è necessario, anzi obbligatorio partecipare con i genitori.
Il giovane Chopin, per carattere timido e sincero, senza non poca fatica e tristezza non tarda a dire che lui quella sera è impossibilitato a partecipare poiché impegnato con un saggio di musica.
Di tutto punto la risposta della maestra è stata: “la serata comunitaria è più importante, puoi saltare il saggio!”. Il ragazzino, con voce tremula ma decisa, ribatte che non è possibile non partecipare al saggio, perchè è l'espressione pubblica di un anno di lavoro svolto.
La preside, dall'alto della sua esperienza e autorità, blocca il ragazzino dicendogli: “ se è proprio necessario che tu vada, dii a i tuoi genitori che si adoperino perchè tu possa suonare per primo e poi andare subito via!”.
Il ragazzino, quasi alle lacrime, ribatte che la scaletta è già fissata e che lui comunque suona più brani. Anche se fosse possibile sconvolgere la scaletta lui non potrebbe essere a scuola prima di un'ora dopo l'inizio della serata.
La preside, non contenta, conclude: “Cosa vuoi che ti dica, la colpa non è tua, ma dei tuoi genitori che non sanno riconoscere le priorità!”.
Il ragazzino, all'uscita da scuola, non riesce a trattenere le lacrime, perchè si è sentito umiliato e offeso ed è stato dato un giudizio pesante sui suoi genitori. Giunto a casa ne ha parlato anche col padre, il quale, parecchio incazzato e deluso avrebbe voluto scambiare due parole vis a vis con la maestra, che comunque stima tanto, e con la preside, che non stima affatto.
Ma prima di dare spazio all'emotività e all'istinto, il padre fa una riflessione. In cinque anni di scuola, in cui il figlio ha parallelamente suonato il pianoforte, sia la preside, ma soprattutto la maestra non si sono mai degnate di chiedere una volta come fosse andato un saggio o un concorso o un'esibizione, sebbene Chopin, per la gioia e la baldanza che contraddistingue i ragazzini non abbia mai disdegnato di raccontare per filo e per segno le sue suonate, sia che fossero andate bene sia che avesse compiuto qualche errore.
Puro come una colomba!
La maestra non si è mai lasciata accarezzare dalla curiosità di conoscere ancora di più quel ragazzino che ha un serbatoio di energia e sensibilità fuori dal comune. Non ha mai chiesto perchè, già a nove anni, qualche volta andasse di pomeriggio a Lugano o a Bellinzona a suonare con la sua maestra. Si limitava solamente a prendere atto che quel pomeriggio non aveva potuto studiare e siccome il suo rendimento a scuola è stato abbastanza alto poteva tranquillamente giustificarlo. In realtà è successo poche volte che sia arrivato impreparato rispetto alle sue trasferte oltre confine!!
La maestra, non ha mai chiesto: “ come va il tuo studio del pianoforte?”.
Pertanto, se in tutti questi anni, sia la maestra che la preside, sono rimaste indifferenti rispetto a questo giovane talento che cresce, stupisce e commuove, come possono accorgersi ora di cosa stia facendo? Che ne sanno che questo ragazzino si sta preparando per affrontare da esterno gli esami di solfeggio in conservatorio. O meglio, lo sanno, ma non sono scalfite nella loro marmoreità. Si sono rese conto dei ritmi che ha sostenuto quest'anno, soprattutto nell'ultimo semestre tra compiti di scuola, studio dello strumento, solfeggio e così via? Oltre all'attività sportiva, d'uopo, per cercare di farlo crescere bene anche fisicamente.
Ma se non hanno saputo riconoscere tutto questo, come avrebbero potuto avere uno sguardo positivo di fronte al fatto che la sua assenza al dopocena scolastico era dovuto a una cosa ancora più bella per lui!
Concludendo, il giudizio che hanno dato a questo ragazzino, giudizio che i genitori hanno definito come “le istruzioni per l'uso” dei moralisti del cazzo, è frutto di un pregiudizio o della pura coglionaggine che colpisce sempre più gli adulti?
Dove sta “l'attenzione alla persona”, così valorizzata, elogiata, pubblicizzata e ripetuta tutte le volte che entri in quel determinato contesto scolastico?
Non era, forse, più semplice dire a quel ragazzino: “ Mi spiace che tu non ci sia al dopocena a scuola perchè sarà bellissimo, ma spero che il tuo saggio vada bene e la prossima volta ricordati di invitarmi!”.
Avrebbero lasciato quel ragazzino con l'amaro in bocca per una serata comunitaria irripetibile, ma lo avrebbero fatto sentire accolto e sostenuto nel suo impegno di pianista.