mercoledì 30 gennaio 2013

The Company Man: cosa ne penso io

Qualche settimana fa su RAI 3 hanno trasmesso il film “The Company man” (2010), con protagonisti Ben Affleck (Bobby Walker), Tommy Lee Jones (Gene McClary), Kevin Costner (Jack Dolan) e Chris Cooper (Phil Woodward).
Il film affronta un argomento attualissimo: la possibilità di perdere il posto di lavoro.
La critica, soprattutto negli USA ha un po' bollato come “troppo crudo” il film e pertanto il successo che ha avuto è stato piuttosto basso rispetto a quello che avrebbe meritato. Io ne ho sentito parlare quest'estate da amici ma, in TV o sulle riviste non ho avuto modo di rintracciare altre notizie degne di nota.
Il film sviluppa il tema in maniera realistica, senza troppe sdolcinature o caricature, evidenziando l'impotenza che i protagonisti sperimentano a causa della perdita del posto di lavoro ma anche la capacità di gestire la medesima nefasta situazione in modo diverso: sono in gioco cultura, approccio e modalità di vita completamente differenti, ma anche amicizia, lealtà e legami familiari.
L'azienda in questione è la GTX, società che opera in più settori, dalla cantieristica navale, core business storico dell'azienda, fino alla sanità. E' un'azienda che, partita da due soci è stata capace di crescere, fino a diventare un colosso industriale, ma che adesso deve affrontare la “crisi globale” e soprattutto mantenere un certo rendimento finanziario nei confronti degli azionisti.

Ma veniamo ai tre protagonisti e cosa ne penso io.
Bobby Walker (Ben Affleck), rappresenta l'uomo della conversione, colui che di fronte alla catastrofe della disoccupazione, in qualche modo, è capace di compiere un cammino positivo. E' un giovane manager, rampante direttore vendite che guadagna uno stipendio a sei zeri, sposato e padre di due figli. E' il primo, nella sequenza temporale del film, a rimanere senza lavoro: per Bobby, che gira in Porsche, pratica golf, veste abiti di lusso, e abita in una casa extra large, il colpo è assai duro. Affronta inizialmente l'imprevisto nella maniera più scontata: lo nega!
Continua a girare col Porsche, va con gli amici al golf....Ma la realtà, ovvero il mutuo, la spesa, l'assicurazione medica, i figli,....si impone e così comincia a rendersi conto che, senza stipendio, non è più un manager a sei zeri ma un “comune mortale”.
La sua fortuna è di non essere solo, di avere una moglie che lo ama, che non lo abbandona per un istante, che asseconda il suo desiderio di grandezza, ma che lo richiama a un obiettivo ben preciso: con il solo stipendio di lei non si arriva a fine mese, sono costretti quindi a ridimensionare lo stile di vita e il loro patrimonio, e pertanto occorre che lui trovi lavoro. La ricerca di un lavoro manageriale continua, anche l'arroganza “da capo” permane, ma giorno dopo giorno è come se la vita lo chiamasse a fare i conti con un dato: il cognato di Bobby, Jack Dolan (Kevin Costner), con cui il rapporto oscilla tra l'antipatia e il mutuo soccorso, ha una piccola ditta edile, ed è l'unico, volente o nolente, che può offrirgli subito un lavoro a lui indispensabile. Alla fine si propone, lo accetta e comincia a lavorare come manovale, trascinando con sé in questa avventura un amico che aveva conosciuto nella società di ricollocamento.
Bobby compie il percorso, duro ma sano, di chi crede di meritare il potere, perchè ha le capacità e il carattere giusto, ma riesce a inchinarsi umilmente e accettare suo malgrado un posto differente da quello a lui più incline. Così facendo è come se lui, compiendo un passo indietro, avesse la possibilità di alzare lo sguardo e desiderare nuovamente qualcosa di grande.

Il secondo protagonista della storia è Phil Woodward (Chris Cooper), entrato nella GTX tra i primi, impiegato inizialmente come saldatore di componenti speciali, diventato nel tempo un manager dell'azienda.
Phil è l'uomo della disperazione, di colui che ha costruito il giudizio su di sè facendo leva sulla sua carriera professionale. Si identifica con la sua posizione manageriale, l'azienda per lui è tutto, è vita.
Phil, a differenza di Bobby è un uomo solo, perchè la moglie vede nel marito l'uomo di successo, colui che ha realizzato il sogno americano, il self made man, e quindi privo di lavoro è una persona vuota, senza significato, senza valore. Nulla! La moglie non accetta la gogna di avere un marito privo di lavoro, si vergogna di lui, e pertanto impone a Phil di continuare a vivere facendo gli stessi ritmi di sempre ed evitare, così, che i vicini di casa si accorgano di qualcosa. Il significato e l'unità della sua famiglia è dettata dalla posizione sociale ottenuta grazie al lavoro: e tale immagine deve essere assicurata. Phil, a differenza di Bobby, non fa alcun percorso su di sé, non compie alcuna ascensione spirituale, ma scivola sempre più verso il baratro. Tentare di prendere a sassate gli uffici della GTX è il risultato di chi non si arrende alla realtà, di chi non riesce a trovare una via di fuga.
E' un uomo solo, incapace di sapere tendere la mano a chi, tra i suoi amici e ex colleghi, ha tentato di fargli compagnia. E un uomo solo non va molto lontano!!
La sua unica via di fuga è il suicidio, e ucciderci con il monossido di carbonio è la “morte dolce” di chi non è stato capace di impattare e affrontare la realtà.

Il terzo protagonista, il più interessante a mio parere, è Gene McClary (Tommy Lee Jones): è l'uomo della speranza. Colui che non subisce la realtà, ma anzi la provoca, capace anche di donare se stesso e parte dei suoi beni per gli altri. In gergo manageriale lo si definirebbe un leader, per me è un maestro.
Gene è il socio fondatore della GTX, Vice Presidente della società e direttore della divisione cantieristica, la struttura in via di dismissione perchè in perdita. E' un uomo aziendale, ma sopratutto appassionato del suo lavoro, della storia che ha vissuto e delle persone con cui ha lavorato. E' un “pescatore” di uomini, tanto che in occasione della prima tornata di licenziamenti, dei suoi uomini, lui ne è stato tenuto all'oscuro perchè si sarebbe opposto e di fronte ai fatti obietta, non testualmente, così al suo presidente: “hai fatto fuori i nostri migliori uomini, il nostro valore!”
Gene possiede tante azioni della GTX da guadagnare in un giorno 500000$, ha superato i sessant'anni, ha una famiglia, ha una vita dinamica e potrebbe godersela in un paradiso balneare.
Ma è anche un visionario, nel senso che vede con positività il futuro, e non si arrende di fronte al fatto che la sua azienda l'abbia licenziato e voglia dismettere un settore che può ancora dare soddisfazioni. Visita il vecchio stabilimento navale, fornace di tanti successi della GTX, ormai abbandonato, e vede in esso una possibile rinascita per il settore, per gli uomini in cui lui crede, per sé. Investe così i suoi risparmi in questa opera assumendo alcuni con cui aveva lavorato, a partire da Bobby Walker....avrebbe voluto con sé anche Phil, e riparte a progettare e costruire imbarcazioni.
Di fronte alla figura di Gene mi sono chiesto cosa lo spingesse a fare tutto questo! Perchè un uomo, professionalmente ormai arrivato, di successo, che avrebbe potuto continuare a lavorare senza tante pretese o preoccupazioni, o addirittura godersi i suoi risparmi decide di rimettersi in gioco e rischiare?
Può un uomo, solo assetato di potere e di denaro, “montare tutto questo ambaradan”?
O forse occorre davvero un uomo appassionato alla realtà, alle persone, al suo lavoro, perchè un'opera possa ripartire?


martedì 15 gennaio 2013

La Francia in piazza contro le nozze e le adozioni gay

In questi giorni sto seguendo con attenzione e curiosità quanto si sta verificando in Francia in merito alla proposta del governo Hollande di concedere le nozze e la possibilità di adozione a coppie gay.
E' sorprendente, e personalmente, condivisibile la reazione che sta avendo la piazza.
Forse danno per scontato che in una società “moderna” e “libera” non si crei un moto di reazione e di indignazione?
Forse credono che a questo mondo siamo tutti uguali, uomini, donne e gay, e che pertanto tutti abbiamo diritto a tutto indiscriminatamente?
Peccato che in Italia, finora, quanto accade Oltralpe sia passato sui media come un semplice fatto di cronaca e solo qualche giornale o bloggista sta invece seguendo le sue evoluzioni.
Può essere che in Italia, in caso di vittoria alle prossime elezioni di febbraio della coalizione di centro sinistra ci si prepara a un tentativo di “modernizzazione” e “liberazione” della società con un passo simile a quello compiuto prima in Spagna e adesso in Francia? E pertanto, i media, non vogliono sbilanciarsi e prendere posizioni che potrebbero risultare ostili? O forse, attendono che una certa cultura progressista si svegli andando contro quei “quattro” gatti di cattolici oscurantisti, che con l'aiuto della Chiesa, “purtroppo”, in Italia non permettono alcun progresso?
Riporto alcuni articoli che ho trovato sul web (“Il Foglio”, “Lo Straniero”, “Tempi” e “Avvenire”), in questi giorni, e che danno una idea più chiara di quanto stia accadendo in Francia, della posizione del governo e del giudizio che hanno alcune associazioni gay sulle nozze e sulle adozioni.

Il Foglio” 15.01.2013
Non cede François Hollande, presidente di Francia, e andrà avanti con il progetto di legge sulle nozze e l’adozione per le coppie omosessuali – che arriva il 29 gennaio all’Assemblea nazionale – nonostante il grande successo della manifestazione di domenica a Parigi, una delle più imponenti degli ultimi trent’anni. Secondo gli organizzatori, hanno partecipato alla “manif pour tous”, la manifestazione per tutti, la risposta di chi è contrario all’imminente legge sul “matrimonio per tutti”, 800 mila persone: la questura ne ha contate 340 mila, ma i soliti scontri sulle cifre non nascondono una verità. In un clima festoso, con i cartelli colorati, i canti e i balli, le famiglie, i bambini e gli anziani, s’è svolta la più imponente protesta dal 1984, quando un milione di persone scese in piazza per la “scuola libera” (vince la gara degli slogan più ripresi e citati il chiarissimo: “Non ci sono ovuli nei testicoli”).
Il successo è stato garantito dalla convergenza di mondi diversi e dalla solerzia di ottomila volontari in maglia gialla che hanno fatto arrotolare gli striscioni dal sapore omofobo o in aria di “scorrettezza”. C’era il mondo cattolico, che ha voluto la manifestazione e che in piazza era la grande maggioranza assieme alla destra, ma c’erano anche i protestanti, gli ebrei e i musulmani; c’era il mondo laico e repubblicano, assieme a qualche socialista contrario al provvedimento. Decine di treni, centinaia di autobus speciali sono arrivati a Parigi, per riempire quei tre cortei che, dopo aver sfilato per la città, si sono ritrovati davanti alla Tour Eiffel. Lì hanno chiesto a Hollande di dialogare, ma per l’Eliseo questa è una materia in cui il negoziato non esiste, si può discutere delle tasse, persino di quel 75 per cento ai ricchi che sta diventando un’enorme commedia francese (interpretata naturalmente da Depardieu), ma del matrimonio per tutti no. “Il governo è del tutto determinato a realizzare questa riforma, questo passo storico che non sancisce la vittoria di una parte sull’altra, ma il progresso dell’intera società”, ha affermato ieri la portavoce del governo, Najat Vallaud-Belkacem, dicendo di rispettare i manifestanti, “ma anche i diritti del Parlamento: è lì che sarà discussa questa riforma, non nelle piazze”. Stesso tono dall’Eliseo: “Il presidente ritiene che non sia il numero di manifestanti a fare o disfare una legge. La protesta non cambia nulla al progetto di legge, al suo esame e alla sua adozione. La mobilitazione è corposa ma non così importante come speravano gli organizzatori”.
Non la pensa così l’ex ministro degli Esteri dell’Ump Alain Juppé, che chiede a Hollande di ascoltare il messaggio dei tre cortei, e di non ostinarsi. Si tratta di “una questione difficile”, che “riguarda convinzioni fondamentali. Stiamo creando le condizioni di una profonda divisione della società francese”. Al culmine della mobilitazione, mentre sui maxischermi che illuminavano la giornata grigia di pioggia compariva la cifra “800.000”, i portavoce della manifestazione hanno dato lettura di una lettera a Hollande, in cui si chiedeva di “sospendere il progetto di legge che divide i francesi”: “Lei – ha detto Frigide Barjot, energica militante che si è imposta in questi giorni come ispiratrice della manifestazione e si è presentata con un velo da sposa – non può ignorare questa enorme folla”. La Barjot ha sottolineato che un uomo come Hollande, sommo sostenitore “del dialogo e della concertazione”, non può andare avanti da solo su un tema tanto delicato. E’ arrivata così la sfida diretta al governo, con il tono sereno e deciso di chi non vuole veder cambiare il paese in un modo così radicale senza aver detto nulla. L’unico imbarazzo di una giornata così allegra l’ha causato Xavier Bongibault, uno dei portavoce della manifestazione, dichiaratamente gay, che ha tracciato un parallelo tra Hollande e Hitler, salvo poi chiedere scusa per un’uscita dettata “dall’esasperazione”, e denunciata dalla stessa Barjot. Nessun incidente neppure nel quarto corteo parigino, quello separato degli oltranzisti cattolici di Civitas, che la “manifestazione per tutti” non ha voluto nei suoi ranghi. Hanno sfilato con croci e foto di Benedetto XVI, intonando salmi e preghiere. Monsignor André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, non ha partecipato al corteo ma ha espresso il suo “sostegno” alla manifestazione principale, al contrario del suo collega di Lione, cardinale Philippe Barbarin, che era tra i manifestanti dopo aver fatto parlare di sé per aver detto che le nozze gay rischiano di aprire la strada alla poligamia e all’incesto.
C’erano molti dirigenti e parlamentari dell’Ump, alcuni dei quali hanno poi lanciato l’idea di un referendum accolta per tutta la giornata di ieri dall’indignazione dell’Huffington Post di Anne Sinclair, con i commentatori scatenati nelle critiche all’ipotesi di consultazione popolare. Per il Fronte nazionale stessa spaccatura, con Marine Le Pen assente “per non cadere nella trappola” di dare importanza a un tema a suo parere “marginale” per i francesi. I quali, secondo i sondaggi, sono in maggioranza favorevoli alle nozze anche per i gay ma contrari all’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali.


Lo Straniero” 13.01.2013 di Antonio Socci
Quella iniziata in Francia da Hollande è una sceneggiata che abbiamo già visto – ed è finita malissimo – con Zapatero in Spagna. E probabilmente sarà il futuro prossimo dell’Italia se vincerà la Sinistra.
I leader socialisti si trovano incapaci di far fronte all’enormità dei problemi dell’epoca della globalizzazione e alla crisi economica finanziaria.
Così anche Hollande, per dare la sensazione ai propri elettori di fare cose di sinistra, non sapendo che pesci prendere sulla crisi (che si fa sempre più minacciosa per la Francia), si è inventato una rivoluzione antropologica, il “matrimonio gay”, con tanto di diritto all’adozione di bimbi.
DEVASTAZIONE
Con essa Hollande decide addirittura di sconvolgere dei pilastri millenari della storia umana come sono le parole “padre” e “madre”, oltreché “marito” e “moglie”.
Che vengono aboliti e testualmente sostituiti nei documenti pubblici dalla formula “genitore 1” e “genitore 2”. Perfino i certificati di nascita e gli stati di famiglia porteranno questa surreale espressione.
Hollande era convinto così di avere dalla sua “la gente” che avrebbe applaudito la sua rivoluzione. E invece scopre adesso che il popolo è dotato di buon senso, a differenza dei politici superficiali e dei governanti apprendisti stregoni.
Anzi, il presidente socialista francese ha dovuto scoprire di non avere dalla sua nemmeno alcune anime del suo partito e gran parte dei gruppi omosessuali, i quali si oppongono e non vogliono essere usati strumentalmente.
IL POPOLO IN PIAZZA
Oggi infatti a Parigi va in scena una manifestazione straordinaria, proprio contro il progetto di legge su “Matrimonio e adozione per tutti” presentato dal ministro della Giustizia Christiane Taubira.
Hollande credeva di avere la strada spianata. Aveva immaginato di trovarsi contro solo i soliti cattolici (anzi, una parte dei cattolici), che facilmente avrebbe liquidato come retrogradi e omofobi.
E invece è accaduto l’incredibile, perché la manifestazione che si sta svolgendo in queste ore (per la quale sono arrivati nella capitale centinaia di pullman e treni speciali) è tutt’altro che una manifestazione dei cattolici.
Sotto lo slogan “Tutti nati da un uomo e da una donna” si ritroveranno persone, associazioni, movimenti, realtà che nessuno avrebbe immaginato di veder convergere: cattolici, ebrei, musulmani, socialisti, liberali, laici e omosessuali.
La manifestazione si definisce “apolitica, non-confessionale e non-omofoba”.
Prendiamo Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox, “un collettivo di cittadini francesi che porta la voce degli omosessuali francesi che si oppongono al progetto di legge Taubira”.
Nathalie dichiara: “In Francia ci censurano, si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma la maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro e non ci rappresenta”.
A “Tempi” De Williencourt spiega: “noi gay non vogliamo il matrimonio. Perché la coppia omosessuale è diversa da quella eterosessuale. Ed è diversa per un semplice dettaglio: non può dare origine alla vita, per cui ha bisogno di una forma di unione specifica che non sia il matrimonio”.
Come faranno adesso a bollare come “omofobi” questi argomenti di buon senso portati dal portavoce di Homovox?
Del resto Nathalie aggiunge un altro ragionamento di capitale importanza:
Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli. Se le coppie omosessuali adottano dei bambini che sono già privati dei loro genitori biologici, allora li si priva di un padre e di una madre una seconda volta. L’adozione non è un diritto degli adulti, serve a donare dei genitori ai bambini che non ne hanno, ma oggi non è più così”.
Sono posizioni sagge, ma anche coraggiose. Le stesse di Xavier Bongibault, presidente di “Plus gay sans mariage”, che si definisce ateo.
Lui, secondo quanto riportava ieri “Avvenire”, ha fatto una dichiarazione scioccante, riferendo di aver ricevuto perfino minacce: “La verità è che c’è una volontà di far tacere gli omosessuali. La maggioranza della comunità omosessuale s’infischia totalmente del progetto di legge”.
Anche l’ex premier socialista Lionel Jospin ha una posizione critica e ha dovuto ricordare ai suoi compagni che il mondo è popolato di uomini e donne, non di omosessuali ed eterosessuali.
Del resto sua moglie Sylviane Agacinski, che è una famosa psicoanalista e femminista, è una delle personalità del mondo laico che più decisamente si oppongono alla “rivoluzione” di Hollande.
Fra i promotori della manifestazione questa Francia laica si trova rappresentata per esempio dalla socialista Laurence Tcheng, con l’associazione “La gauche pour le mariage républicain”, che sbandiera il Codice civile per opporsi al progetto di Hollande e al metodo scelto dal governo che sta imponendo alla Francia questa trovata senza alcun vero dibattito e senza ascoltare il popolo francese, che, nei sondaggi, è in maggioranza contrario.
Il governo indispettito è così nervoso che il ministro dell’educazione nazionale Peillon è stato protagonista di una vera gaffe, dal momento che si è scagliato contro il segretario per l’insegnamento cattolico il quale aveva invitato le scuole superiori cattoliche a organizzare dibattiti, se richiesti dagli studenti, per approfondire il tema delle nozze gay.
In barba alla democrazia e al confronto il ministro ha fatto sapere che è “inopportuno” e lo ha fatto “usando toni che hanno fatto parlare di censura e di ingerenza autoritaria”, come scrive Nicoletta Tiliacos sul “Foglio”.
Ovviamente alla manifestazione di oggi partecipa in massa pure il popolo di centrodestra che si rallegra di questa sollevazione popolare contro il presidente socialista.
LA GRANDE VOCE DELL’EBRAISMO
Ma le prese di posizioni che più hanno impressionato, oltre a quelle dei vescovi cattolici, sono venute dalle altre confessioni religiose, da voci autorevoli come il rettore della grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur e dal gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim.
Quest’ultimo ha scritto un documento, sulla paternità, la maternità, l’unione dell’uomo e della donna e la figliolanza (contro la filosofia del “gender” e quindi la trovata hollandiana), che ha entusiasmato papa Benedetto XVI, il quale nel suo recente discorso alla Curia lo ha definito “un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante”.
Anche lo storico Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della sera ha segnalato l’importanza storica del documento di Gilles Bernheim.
Il Gran Rabbino è tornato a parlare il 7 gennaio scorso con una intervista al quotidiano cattolico “La Croix” dove, fra le altre cose, dice “abbiamo perso la comprensione, insieme teorica e pratica, di quello che è il senso morale”.
E questo ci rende incapaci pure di fronteggiare la crisi: “Le democrazie liberali occidentali sono mal equipaggiate per farsi carico dei problemi dei più indigenti tra le vittime della crisi. Non perché non si preoccupano della povertà, ma perché hanno adottato meccanismi che emarginano le considerazioni morali. Per questo le loro politiche sociali diventano sempre più tecnocratiche e gestionali”.
I governi non fanno più riferimento “a una nozione di bene”, dice il Gran rabbino, perciò “al di là di offrire la possibilità di fare ciò che ci piace (e che possiamo pagare) la politica e l’economia odierne non hanno un granché da dire sulla condizione umana. Abbiamo bisogno di ritrovare una tradizione più antica”.
Parole sagge, che dovremmo meditare anche noi, in Italia. Perché il duo Bersani-Vendola, se vincerà, sembra voler portare l’Italia nella direzione di Hollande e Zapatero.
Così, dopo aver visto le tragedie del socialismo reale, subiremo i disastri del socialismo surreale.


Avvenire” 12.01.2013 di Daniele Zappalà
Non sarà una passeggiata, perché da settimane in Francia soffia un vento d’antagonismo sempre più tagliente attorno alla bozza di legge socialista sulle nozze e adozioni gay. E da giorni, accanto alla trepidazione, traspare pure una certa apprensione sui volti di quanti organizzano la “Manifestazione per tutti” che calcherà domani le arterie di Parigi per gridare al governo un fermo «no» al progetto di legge. Certo, c’è già chi prevede una congiunzione eccezionale di energie, accenti regionali, sensibilità, generazioni ed associazioni. Ma nelle ultime ore, si sono viste pure sul lungosenna grandi pozze di un inquietante rosso porpora: vernice che evoca il sangue, versata dai più intransigenti gruppuscoli favorevoli alla bozza, proprio nei luoghi e nelle ore in cui hanno preso la parola i coordinatori del “fronte del no”, in mezzo a cordoni di sicurezza. Le buone intenzioni e i grandi numeri, domani, non basteranno.
Occorreranno pure sangue freddo e una bella dose di forza tranquilla. Lungo gli itinerari dei tre diversi cortei che nel primo pomeriggio convergeranno verso la Tour Eiffel, potrebbero esserci provocazioni ancora più spinte di quelle viste a fine novembre, quando solo a Parigi protestarono contro la bozza oltre 100mila persone. Qualche numero e indicatore su domani, a dire il vero, circola già: almeno mezzo migliaio di pullman noleggiati, 6 treni speciali, un autentico assalto virtuale ai siti Internet dedicati ai tragitti condivisi in auto. Il principale slogan sarà: «Tutti nati da un uomo e una donna». Ma di quanto si sta vedendo, ciò che impressiona maggiormente è l’alchimia sociologica e generazionale del fronte del no. Chi piloterà l’imponente macchina organizzativa? Perlopiù un esercito silenzioso di ventenni che smanettano da settimane giorno e notte sui social network e sulle proprie tastiere tascabili di ogni foggia e colore. Che fino all’ultimo distribuiranno nelle stazioni ferroviarie e del metrò qualcosa come 4 milioni e mezzo di volantini.
Ma su quest’ultimo fronte, non da soli: a spalleggiarli è un altro esercito numericamente indefinibile di chiome argentate o spelacchiate, con il sorriso e la voglia di spiegare come sole armi. Ci sono poi anche i leader di associazioni omosessuali che hanno scelto il campo del no, e che scenderanno in piazza domani. Confessano di essere psicologicamente stremati, eppure una fiamma brilla nei loro occhi. Xavier Bongibault, presidente di Plus gay sans mariage, racconta: «In pochi mesi, ho ricevuto 15 minacce di morte. La verità è che c’è una volontà di far tacere gli omosessuali. La maggioranza della comunità omosessuale, anche se non amo il termine, s’infischia totalmente del progetto di legge. Ma c’è una minoranza pronta ad usare la violenza per forzare al silenzio». Su Internet esistono ormai siti creati ad hoc, come Homovox, che danno la parola agli omosessuali contrari alla bozza. La trasversalità della manifestazione, in generale, dà quasi il capogiro.
Domani, scenderanno in strada intere famiglie e single, credenti e non, fedeli di tutte le religioni, elettori conservatori accanto a simpatizzanti di sinistra in aperto dissenso con il Ps, sindaci e deputati, intellettuali, insegnanti e specialisti dell’infanzia, compresi tanti pedopsichiatri. Fin dalla scorsa estate, con le proprie forti prese di posizione, la Chiesa cattolica francese ha dato un impulso generale decisivo in termini di sensibilizzazione, ma il cardinale André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e presidente della Conferenza episcopale, ha chiarito anche nelle ultime ore che domani si assisterà a una «manifestazione civile e non confessionale». Fra gli altri rappresentanti religiosi, il Gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, ha a sua volta suscitato una viva impressione per il carattere incisivo delle proprie argomentazioni contro la bozza. Frigide Barjot, la militante associativa cattolica divenuta con il suo stile fuori dagli schemi una sorta di musa del movimento, ha espresso in questi termini il fermo rifiuto degli organizzatori di qualsiasi stigmatizzazione dell’omosessualità: «Siamo noi i migliori difensori degli omosessuali, attualmente al centro di una vasta strumentalizzazione».
L’opinione pubblica ha finito per ascoltare sempre più attentamente le voci che vogliono «spezzare la cappa di piombo». La stessa Barjot ama citare gli ultimi sondaggi: «Si tratta di una bozza di legge in realtà imperniata sull’adozione, ma ormai il 54% dei francesi sono contro le adozioni gay e lo diremo al presidente della Repubblica. Deve cambiare la bozza, oppure gli toccherà ascoltare il popolo di Francia». Intanto, fra gli ultimi rinforzi andati invece all’esecutivo socialista in vista del dibattito parlamentare fissato ufficialmente per la fine del mese, figura un drappello di nomi dello star system che hanno firmato un «manifesto per il sì» pubblicato dal settimanale Le Nouvel Observateur. Domani, non sarà una passeggiata. Tutti l’hanno forse già capito.


Tempi” - 11.01.2013 di Leone Grotti
Intervista a Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox: «Rappresentiamo la maggioranza dei francesi omosessuali ma non ci ascoltano. Non vogliamo il matrimonio, perché non siamo come le coppie eterosessuali, che possono fare figli».
Sono francesi, sono omosessuali, «la maggioranza degli omosessuali», e non vogliono né il matrimonio né l’adozione per le coppie gay, soprattutto non vogliono essere trattati allo stesso modo delle coppie eterosessuali «perché siamo diversi: non vogliamo uguaglianza, ma giustizia». Parliamo dei cittadini francesi gay rappresentati da Homovox, che non chiede il “matrimonio per tutti” – nome del progetto di legge di François Hollande che legalizzerà il matrimonio gay e l’adozione per le coppie omosessuali – ma “la parola per tutti!”. «In Francia ci censurano, si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma la maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro e non ci rappresenta», spiega a tempi.it Nathalie de Williencourt, portavoce di Homovox. Ecco perché l’associazione parteciperà domenica alla grande “Manifestazione per tutti”, che vedrà sfilare dai cattolici agli ebrei ai musulmani ai socialisti ai radicali agli omosessuali contro il progetto di legge di Hollande, che comincerà ad essere discusso all’Assemblea nazionale il 29 gennaio.
Chi rappresenta Homovox in Francia?
Homovox è un collettivo di cittadini francesi che porta la voce degli omosessuali francesi che si oppongono al progetto di legge Taubira. Sul nostro sito Homovox.com si possono trovare le testimonianze delle persone omosessuali che spiegano perché si oppongono al progetto di legge.

Perché avete firmato l’appello della “manifestazione per tutti”?
In Francia si ascoltano sempre le lobby LGBT, parlano sempre loro nei media, ma molti omosessuali non fanno parte di questo movimento. La maggior parte degli omosessuali sono amareggiati dal fatto che questa lobby parli a loro nome, perché non abbiamo votato per loro. Noi vogliamo dare la parola alla maggioranza degli omosessuali in Francia e sosteniamo la “Manifestazione per tutti” perché noi gay non vogliamo il matrimonio.

Perché?
Perché la coppia omosessuale è diversa da quella eterosessuale. Ed è diversa per un semplice dettaglio: non può dare origine alla vita, per cui ha bisogno di una forma di unione specifica che non sia il matrimonio. Ha bisogno di un’altra cosa perché la realtà delle coppie omosessuali è diversa da quella delle coppie eterosessuali.

Nel vostro comunicato accusate la comunità LGBT di essersi autoproclamata portavoce della comunità omosessuale.
È proprio così. Le comunità LGBT sono composte molto spesso da persone omosessuali che sono state rigettate dalla famiglia, sono venute a Parigi e hanno trovato ospitalità nella comunità Lgbt, sorta nel quartiere del Marais. Queste persone hanno una ferita in rapporto alla loro omosessualità: poiché non la accettano, rivendicano di essere come gli eterosessuali. Il nostro movimento rivendica invece che gli omosessuali siano trattati diversamente dagli eterosessuali, perché siamo differenti. Non possiamo chiedere l’uguaglianza per situazioni che sono differenti. Non è l’uguaglianza ad essere importante, ma la giustizia. C’è un’uguaglianza giusta e un’uguaglianza ingiusta.

E per quanto riguarda l’adozione di bambini da parte di coppie gay?
È importante capire che in Francia nella legge non ci sono distinzioni tra il matrimonio e l’adozione: tutte le coppie sposate hanno il diritto di adottare. Quando si propone il matrimonio per gli omosessuali, esso comprende automaticamente l’adozione. Non c’è divisione come in altri paesi europei. Noi crediamo che i bambini abbiano il diritto ad avere un padre e una madre, possibilmente biologici, che possibilmente si amino. Un figlio nasce dal frutto dell’amore di suo padre e di sua madre e ha il diritto di conoscerli. Se le coppie omosessuali adottano dei bambini che sono già privati dei loro genitori biologici, allora li si priva di un padre e di una madre una seconda volta. Questa legge in Francia è stata fatta nel dopoguerra, quando c’erano molti bambini da adottare e si voleva dare loro dei genitori. L’adozione però non è un diritto degli adulti, serve a donare dei genitori ai bambini che non ne hanno, ma oggi non è più così.

Cioè?
Le coppie che fanno domanda attendono anni prima di potere adottare un bambino, perché non ce ne sono più. Inoltre molti paesi del mondo non concederanno più adozioni alla Francia se questa legge sarà approvata, dal momento che paesi come la Cina e altri in Asia hanno procedure nelle quali chiedono che le coppie omosessuali siano escluse. Tutto ciò significa rendere l’adozione per le coppie uomo-donna ancora più difficile.

Chi espone gli stessi vostri argomenti, di solito, viene chiamato omofobo.
È da due mesi che in Francia sono usciti allo scoperto gli oppositori al “matrimonio per tutti”. Prima chi si opponeva al matrimonio gay veniva subito chiamato omofobo da quasi tutti i grandi media ed era impossibile opporsi senza essere immediatamente tacciati di omofobia. Io e i miei amici omosessuali, che non possiamo certo essere accusati di omofobia, chiediamo che ci sia un dibattito per permettere le unioni omosessuali, ma creando un’istituzione diversa dal matrimonio.

Ad esempio?
Che ci sia un allargamento dei Pacs, che si rifletta sui Pacs. Ma noi non vogliamo il matrimonio, che è riservato all’uomo e alla donna in quanto possono procreare. È così da secoli.

Che cosa chiedete quindi al presidente Hollande?
Noi domandiamo gli Stati generali del matrimonio, cioè domandiamo un dialogo fra François Hollande e il popolo. Perché il presidente aveva promesso che non avrebbe fatto passare una legge con la forza se il popolo francese non fosse stato d’accordo. Ha detto che voleva dialogare col popolo francese. Speriamo che aprirà il dialogo con degli Stati generali sul matrimonio e con un referendum per interrogare tutti i cittadini su questo argomento.

Hollande ha una grande maggioranza all’Assemblea nazionale. Secondo voi la manifestazione può andare a buon fine, la legge potrebbe non passare?
Dipenderà dalla mobilitazione della manifestazione di domenica e del modo in cui il governo ascolterà il popolo francese. La risposta dipende da François Hollande e domenica il popolo francese si rivolgerà a lui, non contro di lui ma per chiedergli di avere tutti insieme il tempo per riflettere su cosa sia meglio per la società francese perché le persone possano vivere in pace.

In che modo?
La pace si costruisce dentro la famiglia e per avere pace nella famiglia bisogna donare ai bambini il quadro più naturale e che più infonde sicurezza per crescere e diventare grandi. Cioè la composizione classica uomo-donna.





venerdì 4 gennaio 2013