venerdì 25 maggio 2012

Breve e veloce saluto

Dopo sette anni lascio l’azienda per la quale lavoro. (http://www.ksb.com/).
Lascio perché s’è presentata un’opportunità, che ho ritenuto valida, interessante e meritevole di essere approfondita, tanto che ho deciso positivamente.
Non è stato facile prendere la decisione finale, ma è stato semplice il percorso che mi ha portato alla scelta. Se dal punto di vista strettamente professionale potrei avere da ridire, sul piano umano e personale ho saputo creare buoni rapporti con molti colleghi: con tanti limitato all’attività operativa, con pochi legato anche alla sfera degli interessi extra lavorativi, con tre/quattro spinto fino alla sfera personale.
In questi momenti lo stato d’animo è sempre contrastato: da un lato c’è l’attesa per la novità che avanza, è come se mentalmente si spingesse in avanti la lancetta dei secondi perché il tempo passi il più velocemente possibile, dall’altro invece, c’è il ricordo del tempo passato, si richiamano eventi, momenti, sensazioni, situazioni, circostanze piacevoli trascorse con i colleghi, ci si augura che il tempo passi il più lentamente possibile.
Anche i colleghi più stronzi, quelli che chissà perché, hanno rotto le palle durante questi anni,…quelli che per cattiveria personale hanno messo i bastoni tra le ruote, … quelli che per accidia e invidia hanno parlato e sparlato a sproposito, … quelli che per arroganza e ignoranza hanno giudicato senza conoscere, … quelli che per ingordigia mi hanno sputtanato per farsi vedere belli dal capo, … quelli che vedendomi prendere un caffè con un collega hanno tramato congetture, … quelli che incontrandomi durante una pausa con una collega si sono messi a origliare, … quelli che mi hanno chiamato “don” solo perché essendo siciliano mi associano alla cultura mafiosa, quelli che vedendomi scuro di carnagione sostengono che anziché lavorare vado al lago a prendere il sole……..anche verso costoro non porto rancore.
Non sono diventato buono, non è per buonismo, ma semplicemente io non sono definito da tutte queste cose sebbene spesso siano difficili da accettare.

Quando s’è diffusa la notizia delle mie dimissioni, tanti si sono complimentati, molti mi hanno preso per “pazzo”, per sprovveduto, per assetato di carriera, vista la situazione economica. A costoro rispondo:
“…Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente né quanto a lungo ma come e dove abbiano da combattere. Non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono, così fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti…”. (Cesare Balbo, da Le speranze d'Italia)

Sotto il vetro posto sulla mia scrivania tengo una frase che mi “accompagna” da tempo, perché secondo me è il focus per cui vale la pena lavorare con impegno,…indipendentemente dal risultato finale:
“…Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario o in modo proporzionale al salario. Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta per sé, in sé, nella sua stessa natura….” (Charles Péguy, da L'argent)

Saluto i miei colleghi, di cui porterò un piacevole ricordo, augurando loro di trovare, nella vita personale e professionale, la soddisfazione e la pienezza che ogni uomo cerca. “Occupatevi dell'opera vostra, cercate di compierla nel migliore dei modi, e tutto ciò che fate, fatelo perché neanche un solo istante della vostra vita vi scorra accanto senza senso o contenuto.” (Pavel Florenskij)

God save myself!

martedì 15 maggio 2012

PUNTI IN COMUNE - 22

“<< C’è un problema che unisce gli anziani, che hanno nostalgia del passato e lo dipingono come fosse l’età dell’oro, e i giovani, che pensano di avere davanti il nulla: la mancanza di spazi e di orizzonti.>>. E’ un piacere ascoltare De Rita:……”
(Mario Calabresi – Cosa tiene accese le stelle, pag. 41 – Ed. Mondadori)

Come diceva Heidegger, per pensare devi avere un orizzonte largo, ma anche la speranza di potere vedere oltre la linea dell’orizzonte
(Mario Calabresi – Cosa tiene accese le stelle, pag. 46 – Ed. Mondadori)