martedì 3 aprile 2012

Ascensione invernale sul Legnone

Un fallimento!!
Una giornata molto deludente.
Questa può essere la sintesi del tentativo di ascensione invernale al Legnone. La legge di Murphy, a dispetto del venerdì 17, si è abbattuta su di noi sabato 18, con poco meno di 24h di ritardo.
Ma vado a raccontare brevemente.
Col l’amico Giovanni organizziamo la salita al Legnone per il canalone Ovest: una parete assai ripida in cui sono necessarie due piccozze e molta attenzione.
Pica, pica, rampone, rampone! Pica, pica, rampone, rampone!
Questo era il ritmo che pregustavo già da qualche giorno.
Ma, come dicevo, se il buon giorno si vede dal mattino, l’alba si presentava plumbea….anzi già dalla sera prima, quando abbiamo discusso parecchio circa l’orario di partenza.
“Johnny, partiamo alle 5,50 da casa mia perché alle 7,30 voglio attaccare la salita”
“Ma sei matto? Facciamo alle 6,30! Tranqui, che recupereremo prima in macchina e poi a piedi”
“Johnny è tardi. Ti concedo alle 6,10 max”
“Alle 6,15 sono da te!”
Cedo alla sua proposta.
Peccato che Johnny arriva a casa mia alle 6,45 con la scusa che non ha sentito la sveglia.
“Ma minchia”, dico ”in questi casi si puntano almeno due sveglie, al costo di svegliare il vicinato”.
Si parte e alle 8,40 attacchiamo la via.
La montagna si presenta spoglia di neve, per essere febbraio, e il canalone Ovest presenta molte rocce scoperte e la neve marcia.
Dubito che sia compatta e decido di rinunciare per fare la direttissima, molto lunga ma in buona parte in cresta, con un panorama mozzafiato.
E la giornata è fantastica!!
Dopo un ora dalla partenza, Johnny comincia ad accusare segni di malessere: non compensa, respira male, ha le gambe molli. Mi suggerisce di proseguire da solo e poi al punto concordato m’avrebbe raggiunto.
Così faccio!
La neve è marcia, bagnata, poco stabile ma non si affonda.
A circa 45 min dalla vetta mi fermo per accertarmi della traccia da seguire e aspetto Johnny che poco dopo mi raggiunge.
“Come va? Ancora problemi?”
“Insomma, non mi sento in forma”
Appena in tempo e il mio amico vomita come fosse un vulcano. E’ segno che la nostra avventura finisce qui!
A fatica si riprende, il peggio è passato, ma le forza mancano. Decidiamo di ritornare indietro, è inutile temporeggiare.
Sconfortati ridiscendiamo il sentiero, almeno non facciamo tardi a casa. Ma l’imprevisto è dietro l’angolo: un piccolo salto provoca a Johnny una leggera storta alla caviglia per cui siamo costretti a fermarci nuovamente e assicurarci del suo stato.
Quando riprendiamo è evidente che non riesce più a sorreggere il suo zaino, per cui decido di portarlo io. Così, col mio zainetto davanti e il suo zaino dietro ritorniamo a fatica alla macchina.
Lo scoramento è tale che non diciamo una parola, e a differenza di altre volte non siamo capaci di progettare altre salite.
Decidiamo però, di fermarci a mangiare: solo un buon panino e una birra ci rimettono di buon umore, tanto da ricominciare a sparare le solite cazzate!
Stavolta non siamo riusciti a salire, rimane però l’obiettivo e il desiderio di riprovarci il prossimo anno, magari Johnny, facendo più attenzione la sera prima a cosa si mangia. Scherzo Johnny!!