Il primo 4000m della mia nuova era alpinistica è stato raggiunto.
Il weekend del 24-25 luglio con alcuni amici del corso di alpinismo siamo saliti sul Breithorn Occidentale (4165 m), cima delle Alpi Occidentali, appartenente al Gruppo del Monte Rosa.
Tanto per intenderci, di fronte al magnifico Cervino e vicino al Lyskamm.
Siamo arrivati a Cervinia nella mattinata di sabato, con l’intenzione di prendere la cabinovia e successivamente la funivia per arrivare direttamente al Plateau Rosà e quindi spostarci al rifugio Teodulo. I nostri programmi sono stati stravolti dalla presenza di un forte vento che ha costretto i gestori a chiudere gli impianti, per cui, arrivati con la cabinovia a Plan Maison (2400 m), dopo avere pranzato ci siamo avviati a piedi verso il rifugio Teodulo (3300 m) attraverso un largo sentiero.
Il vento sferzava violentemente, in direzione contraria alla nostra e il freddo percepito era notevole.
La sera al rifugio è trascorsa piacevolmente in compagnia dei miei compagni di avventura e di nuovi che nel frattempo abbiamo conosciuto. La notte è stata, invece, piuttosto pesante, poiché non ho chiuso occhio per via della tensione e dei vocii provenienti dalle altre camerate.
La sveglia, alle 4 del mattino, non ha colto alcuno di sorpresa. Fatta velocemente colazione ci siamo preparati con attenzione e dovizia di particolari, quindi alle 5,45 è cominciata la nostra ascensione.
La via che porta in cima, è alpinisticamente parlando, piuttosto semplice, non presenta grossi rischi. In prossimità dell’ultimo strappo prima della cima occorre fare attenzione a due passaggi crepacciati, e occorre avere fiato per superare gli ultimi 150 m di dislivello. Devo dire, che a 4000 m, anche se avevo le gambe, la fatica l’ho sentita!
Alle 9 eravamo in cima.
Commosso per la bellezza della natura che mi circondava, e grato per avere avuto la forza di essere arrivato in cima, ho fatto un segno di croce, per affidare a Lui quanto stavo vivendo.
In cima siamo rimasti pochissimi minuti, giusto il tempo di guardarsi intorno e fare qualche foto.
Il vento soffiava violentemente, la temperatura era di circa -15°C, e in cima lo spazio intorno era piuttosto risicato. Siamo ritornati indietro e ci siamo fermati un po’ più in basso in attesa che anche l’altra cordata di amici raggiungesse la cima.
La discesa è stata vissuta in maniera rilassata, in totale allegria e con passo assai celere…desideravamo ritornare quanto prima agli impianti di risalita.
Giunti al rifugio delle Guide, togliere i ramponi, le corde, e l’imbrago è stato un sollievo.
Ci attendeva un bel panino caldo e una grossa birra.
Il nostro gruppo era composto da 9 persone: dopo la giusta tensione del giorno prima, la fatica dell’ascensione e la gioia per la cima raggiunta, durante il trasferimento in funivia eravamo davvero rilassati e contenti.
Sono ritornato a casa davvero stanco ma molto, molto contento. Ogni volta che sono in montagna, sul momento mi chiedo chi me lo faccia fare a faticare, ma quando raggiungo la vetta il cuore scoppia per l’emozione.
E allora, mi ripeto sempre che, conquistare qualcosa dopo avere faticato è ancora più bello che averla servita in un piatto d’argento.
Mi godo questo 4000m, nella speranza e col desiderio di raggiungerne presto altri. Ma soprattutto lo dedico alla mia famiglia che ha molta pazienza nei miei confronti, quando invece di passare il fine settimana con loro, prendo lo zaino, calzo scarponi e ramponi e vado su per i monti.
Le foto sotto riportate sono state realizzate, alcune da me, ma soprattutto dai miei amici Andrea Favini e Gabriele Patriarca, che ringrazio per la cortese concessione a inserirle nel mio blog.
venerdì 6 agosto 2010
martedì 3 agosto 2010
Le avventure del dott. Sapuppo n.12
Giovedì mattina, Agatino, giunse in ufficio che parse un furetto. Accese il pc, si pulì gli occhiali, riempì le bottiglie d’acqua e si tuffò a capofitto al lavoro saltando il tradizionale caffè mattutino con il collega della divisione Customer Care.
L’obiettivo era portarsi il più avanti possibile con il lavoro in modo da essere libero l’indomani e potere andare in giro con Paola. Le ore trascorsero liete e veloci tra telefonate, mail, e incontri coi colleghi. Alle 18 in punto, come il cucù di un orologio a pendolo, il dott. Sapuppo, spegne il pc, prende il portafoglio e le chiavi dell’auto dal cassetto ed esce dall’ufficio.
Prima di andare a Linate decise di passare da un fioraio per farsi preparare un mazzo di fiori di benvenuto. Ma di quella zona non era molto pratico e quindi impiegò un po’ prima di trovare un fiorista che fosse capace di preparare un buquet degno della sua Paola.
Agatino non era un noto intenditore di fiori e soprattutto del significato che essi portano con sé; lui li sceglieva in base al suo umore e all’idea del possibile legame cromatico che il fiore aveva con la persona a cui li dedicava.
Scelse così dei tulipani arancioni, perché quel colore così caldo si abbinava bene al carattere della sua fidanzata, sempre così solare, sorridente e positiva. La composizione floreale era abbellita da un tulle verde che richiamava al prato.
Contento come una Pasqua, si dirige a Linate, posteggia nei pressi dell’aeroporto e si avvia presso la sala d’attesa dove, pochi minuti dopo compare Paola, anche lei emozionata e contenta più che mai.
L’abbraccio tra i due e il bacio che si scambiarono fu degno del miglior Via con vento, tanto che molti dei presenti rimasero stupiti per il calore con cui si accolsero vicendevolmente.
Anche nelle effusioni lo stile è stile. E i due diedero esempio di stile!
Ritirato il borsone, i due uscirono dall’aerostazione verso il fine settimana che segnerà una pietra miliare nel loro rapporto affettivo.
Per Paola non era la prima volta a Milano, di sicuro era la sua prima volta a casa di Agatino, e questo, il suo fidanzato lo sapeva, tanto che la sua paura più atroce era se l’appartamento fosse piaciuto o meno a Paola.
Si sa, le donne sono molto critiche, e l’arredo di casa, la pulizia, l’ordine sono aspetti che possono irritare e suscitare i giudizi peggiori.
Il viaggio di trasferimento scorse lieto e gioioso, ma molto lento, perché il traffico cittadino inchiodava le automobili per molti minuti nello stesso posto. Ma fu occasione per Paola, per conoscere vie e palazzi, che chissà un giorno, sarebbero diventati familiari.
Una volta giunti a casa, era intenzione di Agatino, lasciare i bagagli e andare in un ristorante lì vicino che lui conosceva bene.
Ma l’imprevisto, si sa, fa parte della vita, e certamente Agatino non era nuovo a questi eventi, sebbene stavolta la sorpresa fu assai scioccante.
Entrati e lasciati all’ingresso i bagagli, Agatino si accinge a fare gli onori di casa quando ecco……cosa sono quelle cose sul divano?
Il divano, un piccolo ma morbido tre posti che si trasformava in comodo lettino, era pieno di tantissime piccole palline nere, non proprio rotonde, un po’ ovoidali, simili a tanti uovetti kinder.
“Cchi minchia su sti cosi?”, sgranò gli occhi Agatino
“Sembrano cacche di uccello”, rispose stupita e divertita Paola
“E comu trasiu l’auceddu ‘nda me casa?”, ribatte un po’ meno divertito Agatino.
Avvicinatosi al divano e preso tra le mani una di queste ignote palline, il dott. Sapuppo dovette cedere al fatto che si trattava di cacche di uccello.
Erano talmente nere e dure che sicuramente l’uccello sarà stato stitico e quando gli è partita la scarica, una mitraglia avrebbe fatto meno danni.
Per fortuna la solidità del materiale non aveva macchiato il divano, ma un certo effetto “schifo” lo faceva, soprattutto ad Agatino.
In questi casi, come in molti altri, la praticità femminile si mise all’opera. Mentre Agatino, cercava di capire la chimica delle palline nella speranza che da sole si smaterializzassero e sparissero dal divano, Paola, che non conosceva la casa, si diresse verso il bagno, prese una scopa con la paletta, una bacinella piena d’acqua, un pannospugna usato e si mise all’opera.
Nel giro di pochi minuti il divano era “vivibile”.
E Agatino era ancora alla chimica!!!
L’uccello di Agatino aveva colpito!
Ma non il solito uccello, quello che lui conosceva bene e che in passato aveva lasciato svolazzare di nido in nido, ma uno ignoto delle cui origini non sapeva nulla.
Come aveva fatto a profanare la casa del dott. Sapuppo? Come era riuscito ad entrare in casa?
Nonostante le ricerche e i controlli non fu dato sapere come avesse fatto, l’uccello, ad arrivare sul divano….ma le ricerche furono effettuate in maniera molto superficiale, perché la testa era altrove.
La verità, fu che Agatino rimase scioccato da questo evento che aveva turbato la sorpresa che lui aveva preparato.
Ma lo choc era solo per lui, perché Paola, invece, era tranquilla e anche divertita da questo imprevisto.
Ci volle una semplice cena a base di prodotti tipici della Brianza, mezzo litro di vino rosso e tante parole dolci di Paola, perché Agatino ritornasse in sé!
Quella sera, Agatino ritornò a letto, anzi sul divano, poiché il suo letto l’aveva ceduto a Paola, meravigliato di come la sua fidanzata, con l’uso della parola e dello sguardo fosse riuscito a cambiare il suo umore.
Questo fenomeno, ora, si chiama innamoramento!
Successivamente, questa capacità si chiamerà forza di persuasione della donna, un fenomeno a cui prima o poi bisogna adeguarsi per garantire il “regolare” sviluppo della relazione coniugale.
L’obiettivo era portarsi il più avanti possibile con il lavoro in modo da essere libero l’indomani e potere andare in giro con Paola. Le ore trascorsero liete e veloci tra telefonate, mail, e incontri coi colleghi. Alle 18 in punto, come il cucù di un orologio a pendolo, il dott. Sapuppo, spegne il pc, prende il portafoglio e le chiavi dell’auto dal cassetto ed esce dall’ufficio.
Prima di andare a Linate decise di passare da un fioraio per farsi preparare un mazzo di fiori di benvenuto. Ma di quella zona non era molto pratico e quindi impiegò un po’ prima di trovare un fiorista che fosse capace di preparare un buquet degno della sua Paola.
Agatino non era un noto intenditore di fiori e soprattutto del significato che essi portano con sé; lui li sceglieva in base al suo umore e all’idea del possibile legame cromatico che il fiore aveva con la persona a cui li dedicava.
Scelse così dei tulipani arancioni, perché quel colore così caldo si abbinava bene al carattere della sua fidanzata, sempre così solare, sorridente e positiva. La composizione floreale era abbellita da un tulle verde che richiamava al prato.
Contento come una Pasqua, si dirige a Linate, posteggia nei pressi dell’aeroporto e si avvia presso la sala d’attesa dove, pochi minuti dopo compare Paola, anche lei emozionata e contenta più che mai.
L’abbraccio tra i due e il bacio che si scambiarono fu degno del miglior Via con vento, tanto che molti dei presenti rimasero stupiti per il calore con cui si accolsero vicendevolmente.
Anche nelle effusioni lo stile è stile. E i due diedero esempio di stile!
Ritirato il borsone, i due uscirono dall’aerostazione verso il fine settimana che segnerà una pietra miliare nel loro rapporto affettivo.
Per Paola non era la prima volta a Milano, di sicuro era la sua prima volta a casa di Agatino, e questo, il suo fidanzato lo sapeva, tanto che la sua paura più atroce era se l’appartamento fosse piaciuto o meno a Paola.
Si sa, le donne sono molto critiche, e l’arredo di casa, la pulizia, l’ordine sono aspetti che possono irritare e suscitare i giudizi peggiori.
Il viaggio di trasferimento scorse lieto e gioioso, ma molto lento, perché il traffico cittadino inchiodava le automobili per molti minuti nello stesso posto. Ma fu occasione per Paola, per conoscere vie e palazzi, che chissà un giorno, sarebbero diventati familiari.
Una volta giunti a casa, era intenzione di Agatino, lasciare i bagagli e andare in un ristorante lì vicino che lui conosceva bene.
Ma l’imprevisto, si sa, fa parte della vita, e certamente Agatino non era nuovo a questi eventi, sebbene stavolta la sorpresa fu assai scioccante.
Entrati e lasciati all’ingresso i bagagli, Agatino si accinge a fare gli onori di casa quando ecco……cosa sono quelle cose sul divano?
Il divano, un piccolo ma morbido tre posti che si trasformava in comodo lettino, era pieno di tantissime piccole palline nere, non proprio rotonde, un po’ ovoidali, simili a tanti uovetti kinder.
“Cchi minchia su sti cosi?”, sgranò gli occhi Agatino
“Sembrano cacche di uccello”, rispose stupita e divertita Paola
“E comu trasiu l’auceddu ‘nda me casa?”, ribatte un po’ meno divertito Agatino.
Avvicinatosi al divano e preso tra le mani una di queste ignote palline, il dott. Sapuppo dovette cedere al fatto che si trattava di cacche di uccello.
Erano talmente nere e dure che sicuramente l’uccello sarà stato stitico e quando gli è partita la scarica, una mitraglia avrebbe fatto meno danni.
Per fortuna la solidità del materiale non aveva macchiato il divano, ma un certo effetto “schifo” lo faceva, soprattutto ad Agatino.
In questi casi, come in molti altri, la praticità femminile si mise all’opera. Mentre Agatino, cercava di capire la chimica delle palline nella speranza che da sole si smaterializzassero e sparissero dal divano, Paola, che non conosceva la casa, si diresse verso il bagno, prese una scopa con la paletta, una bacinella piena d’acqua, un pannospugna usato e si mise all’opera.
Nel giro di pochi minuti il divano era “vivibile”.
E Agatino era ancora alla chimica!!!
L’uccello di Agatino aveva colpito!
Ma non il solito uccello, quello che lui conosceva bene e che in passato aveva lasciato svolazzare di nido in nido, ma uno ignoto delle cui origini non sapeva nulla.
Come aveva fatto a profanare la casa del dott. Sapuppo? Come era riuscito ad entrare in casa?
Nonostante le ricerche e i controlli non fu dato sapere come avesse fatto, l’uccello, ad arrivare sul divano….ma le ricerche furono effettuate in maniera molto superficiale, perché la testa era altrove.
La verità, fu che Agatino rimase scioccato da questo evento che aveva turbato la sorpresa che lui aveva preparato.
Ma lo choc era solo per lui, perché Paola, invece, era tranquilla e anche divertita da questo imprevisto.
Ci volle una semplice cena a base di prodotti tipici della Brianza, mezzo litro di vino rosso e tante parole dolci di Paola, perché Agatino ritornasse in sé!
Quella sera, Agatino ritornò a letto, anzi sul divano, poiché il suo letto l’aveva ceduto a Paola, meravigliato di come la sua fidanzata, con l’uso della parola e dello sguardo fosse riuscito a cambiare il suo umore.
Questo fenomeno, ora, si chiama innamoramento!
Successivamente, questa capacità si chiamerà forza di persuasione della donna, un fenomeno a cui prima o poi bisogna adeguarsi per garantire il “regolare” sviluppo della relazione coniugale.
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