domenica 27 settembre 2009

Libri letti n.2



IL CAVALLO ROSSO
di Eugenio Corti

Prima di leggere il Cavallo Rosso ho impiegato molti anni: l’unico vincolo era il numero di pagine del libro, ben 1280.
Ora che ho letto il libro, e sono certo di rileggerlo appena possibile, posso dire che tutte le pagine sono appassionanti, e si gustano una per una con intensità crescente.
Basta poco per farsi catturare dalla trama, densissima, dove il dramma della guerra, i rapporti umani, il lavoro, l’amore per la donna si intrecciano tra di loro e sono trattati con una profondità dell’animo umano che porta il lettore a gioire, soffrire, ridere, piangere insieme ai personaggi del libro. E’ un percorso straordinario che narra le vicende, in parte vere altre romanzesche, dal 1940 al 1970, ambientate tra la Brianza, la Russia e la Germania.
La cosa che più emerge da questo libro, secondo me, è il realismo con cui sono trattate e affrontate le vicende: la passione per l’uomo, la sua accettazione della realtà, i tentativi che compie per non farsi sopprimere dalle circostanze che accadono, sono frutto della tradizione letteraria cattolica di cui Eugenio Corti è un testimone vivente.
La ritirata dal Don è l’occasione, nella sua drammaticità storica, per generare rapporti umani tra commilitoni che segnano la vita di ciascuno. La crisi economica del dopoguerra è l’opportunità per l’imprenditore di mettere in evidenza i valori a cui tiene: così, di fronte al rischio di dovere chiudere l’azienda per via della mancanza di lavoro decide, invece, di investire il capitale proprio per mantenerla in vita. Perché quello che conta è la gente che ci lavora, non in nome di una ideologia che tende a salvaguardare i diritti dei lavoratori, bensì per un’attenzione alla persona e al suo bene. La passione sentimentale tra due giovani, che si giurano vero amore poco prima della partenza per la guerra, la fedeltà con cui perseguono questa promessa quando la fatica della distanza, le preoccupazioni e la tristezza porterebbe a fare altre scelte, la gioia con cui si riaccolgono alla fine della guerra, la capacità di attendere e pazientare fino al matrimonio, sono di esempio alla società di oggi che fa del carpe diem e della libera concessione del corpo il criterio con cui si sta insieme.
E’ un libro di eccezionale qualità, che non delude chi lo affronta senza alcun pregiudizio verso la religione cristiana e la sua concezione della vita, ma anzi aiuta il lettore a scoprire un modo di vivere la realtà che risulta essere senza dubbio appassionante.

martedì 22 settembre 2009

Ascensione sul Grignone

Sabato 12 settembre, con Ricky e Renzo, ormai fedeli compagni di avventura, sono salito sul Grignone.
Siamo partiti di mattina presto, ma una serie di imprevisti lungo la strada ci hanno costretto a ritardare di parecchio l’arrivo al parcheggio sopra Cainello.
Le previsioni meteo davano tempo instabile, con possibili piovaschi lungo l’arco alpino e le temperature in diminuzione: alle 10.15, quando siamo arrivati al parcheggio il cielo era limpido e la temperatura mite: unico neo, la cima del Grignone era coperta dalle nuvole, per cui non la vedevamo. Ma sapevamo benissimo che c’era!
Dopo aver affidato la giornata a “Colui che tutto move”, ci siamo incamminati con il desiderio di goderci questa giornata e riuscire a raggiungere la vetta.



Raggiunto il rifugio Bietti, prima tappa, abbiamo intrapreso il sentiero del Caminetto.
- Perché il sentiero si chiama del caminetto?
- Ma ovvio, perché ci sarà un tratto da superare che sarà simile a un caminetto.
- E che significa?
- Aspetta e vedrai!
Intanto, grossi nuvoloni grigi che ci hanno completamente avvolti hanno preso il posto del sole.
Lungo il tratto di avvicinamento al Caminetto abbiamo incontrato due camosci, che ci hanno guardato un po’ stupiti, come a dire “ma questi sono un po’ matti”! Forse, ma continuiamo a salire lungo il ghiaione fin quando arriviamo davanti una gola stretta, a prima vista difficile da superare….e non solo a prima vista!
Per quasi mezz’ora siamo stati impegnati a superare un muro e a costeggiarlo per un lungo tratto, con lo strapiombo sotto, facendo uso di mani, gambe, colpi di reni e….anche un po’ di culo!. Già, perché la pioggia del giorno prima aveva reso le rocce molto viscide e quindi assai pericolose. Ma la buona sorte e l’esperienza ci hanno permesso di superare la parete senza particolari difficoltà.













Giunti sulla cresta della Grigna, siamo stati spettatori di uno scenario unico: sembrava di stare in un teatro, dove le nuvole, come in un palcoscenico si aprivano e si chiudevano lasciando intravedere ora la Valsassina, ora il monte Legnone, ora Mandello del Lario.

Arrivati in vetta ci siamo fermati a pranzare al rifugio Brioschi, mentre fuori un forte scroscio di pioggia ci ha fatto tremare un po’ per il ritorno. E invece siamo stati graziati, perché finita la pioggia il tempo ha retto come per incanto fino al nostro arrivo al parcheggio, due ore e mezza dopo la partenza dal Brioschi.
Come sempre la montagna ci ha offerto uno spettacolo bellissimo, la compagnia di amici con cui ho affrontato la salita è stata fondamentale e la sensazione che ho provato una volta arrivato in cima è stata come di toccare il cielo e capisco che non basta e che vorrei salire ancora più in alto per assaporarne ancora di più!!

mercoledì 16 settembre 2009

UmPiPiTo: il matrimonio di To

Venerdi’ 7 agosto 2009 alle ore 17,00 nella Chiesa di S.Maria degli Angeli in Licodia Eubea (CT), alla presenza di S.E.Mons. Michele Pennisi, di 5 testimoni (tra cui lo scrivente e Um) e di circa 170 invitati, i carissimi Peppe (il To degli UmPiPiTo) e Paola si sono congiunti in matrimonio.

Finalmente!! Dopo un fidanzamento prossimo alle nozze d’argento, To si è deciso a sposare Paola…quanta pazienza ha avuto questa ragazza!

Così, dopo il matrimonio di Pi nel 2000, dell’altro Pi nel 2003 e di To oggi, all’appello manca Um.
Um ci sei? Hai capito l’antifona?
Ma Um tace…non c’è miglior sordo di chi non vuole sentire!
Al matrimonio di To, Um è lì, il più vicino allo sposo, impassibile, perfettamente eretto dentro il suo abito blu e con la sua folta capigliatura grigio topo…taglio Vittorio Sgarbi!
Durante la funzione religiosa gli sposi sono tesi, molto spesso To si gira verso i testimoni a cercar conforto, e noi tranquilli a dispensare gesti, sussurrare parole, accennare sorrisi.
- “Tranquillo To, sta andando tutto bene….”
- “Continua così To…sistemati la cravatta che è girata…asciugati la fronte sudata, altrimenti nelle foto la faccia ti viene perlata….!!”
Ma gli sposi sono ancora tesi.
Um è pronto, dietro To a sostenerlo in caso di cedimento, io ho chiaro in mente come spingere Um verso To in caso di un suo tracollo, il terzo testimone……è comodamente seduto sulla sua sedia!!!
Al momento dello scambio degli anelli la tensione sale, ci aspettiamo scene con voci rotte dall’emozione, qualche lacrima, pause prolungate….e invece no, tutto fila liscio come l’olio. Formule recitate come da due attori di teatro. Perfette!
Ma il colpo di scena è dietro l’angolo.
Appena To dà l’anello a Paola, Um mi sussurra all’orecchio: “ Il 1° maggio 2010 tocca a me, quindi tieniti libero e organizzati!”
Perbacco! Caspiterina! Pota! Minchiaaaa!!
Ma ti sembra il momento di dirmi certe cose? Ora che non posso liberare la mia esultanza, qui nel bel mezzo della funzione religiosa in cui devo castrare la mia ugula….no, certi scherzi non si fanno!!
Esultate amici, anche Um convolerà a nozze! Urrààh!
To, finalmente più sereno continua a girarsi: in quel momento eravamo seduti accanto il presente, il passato e il futuro!
Conclusa la S.Messa, il rito delle firme e il tradizionale lancio del riso, noi amici ci siamo religiosamente incolonnati con le nostre auto verso il luogo della festa, accompagnando l’uscita dal paese con il solito strombazzare di clacson e saluti alla cittadinanza…la classica terronata!! ;-)


La festa si è svolta in una location perfetta, con un catering ottimo e un gruppo musicale che ha animato con gradevolezza la serata. Anzi, è stata proprio la musica, tradizionale siciliana, con canti, tarantelle e nenie anche a me non conosciute che hanno creato la differenza tra la classica abbuffata e una festa.
Abbiamo cantato, ballato, scherzato…e soprattutto abbiamo visto due sposi radiosi di gioia.



Anche i bimbi hanno molto apprezzato, sebbene la loro resistenza fosse molto limitata, per cui dopo qualche ora, tutti, come un domino hanno cominciato a capitolare.


Alla festa ho incontrato anche qualche amico di vecchia data che non vedevo da tempo: qualcuno era come fulminato, qualcun altro più tronfio, egocentrico e pieno di sé di quanto ricordarsi….anche molto più grasso, altri ancora festaioli come sempre!
Ma veniamo ai camerieri, anzi, a quello che serviva il mio tavolo: non dovrebbero essere sempre accoglienti e disponibili verso i clienti?
Il nostro uomo definito per l’occasione il “signore dell’assertività” non ha saputo creare feeling con noi: sarà che io sono alto e snello e col capello tendente al grigio, mentre lui era basso, grasso e senza un pelo….sarà che al mio tavolo sedevano, oltre mia moglie, altre belle donne accompagnate dai mariti, mentre il “mylord dei tavoli” doveva servire tavoli in cui, escluso il nostro, l’età media era 70 anni….sarà quel che sarà…!!...ma eravamo su mondi paralleli. A più riprese ho provato a interagire:
- “Mi scusi, gentilmente, un po’ di acqua”…………………….niente!
- “Per favore, è possibile…?”………………………………….non calcolato!
- “Mi permetta, quei piatti non……”……………………………fulminato con lo sguardo!
Ai tempi del liceo, riferendoci alle ragazze che non ci degnavano di uno sguardo si usava una sigla, storica, NMCMDS (“nun mi cacau mancu di strisciu”, “non calcolato nemmeno per errore”….traducendo alla larga!).
Dunque, caro cameriere, non dico che dovevi farci gli occhi dolci, ma almeno un goccio d’acqua potevi servircela, visto che l’ho dovuta mendicare ai tavoli vicini per alleviare la calura estiva!!

sabato 5 settembre 2009

Offida: Chiesa di S.Maria della Rocca

Brevi cenni storici
Nell’anno 1039, Longino d’Azone, un signore di Offida di origine franca o tedesca, donava all’Abbazia di Farfa gran parte dei suoi possedimenti che si estendevano dal Tronto all’Aso, dal Polesio all’Adriatico e con questi anche il castello di Offida e la Chiesa di S.Maria della Rocca. Offida divenne possedimento dei monaci benedettini nell’anno 1047.
La chiesa attuale si erge sulle rovine della vecchia chiesuola, che i monaci demolirono per fare posto alla nuova.
La chiesa è composta da una cripta e dalla chiesa superiore.



La cripta
E’ un tempio romanico-gotico in laterizio, rigato da eleganti lesene di travertino e decorato con una doppia fila di archetti trilobati.
La cripta presenta un portale in travertino, attraverso cui si accede in un abside centrale alla cui volta servono da fulcro quattro colonne in laterizio. Nell’abside centrale si evidenziano dipinti attribuiti al maestro di Offida: lo “sposalizio mistico di S.Caterina”, a sinistra; “S.Cristoforo”, la “Madonna col Bambino e due angeli” a destra.
In entrambi i lati dell’emiciclo ci sono due cappelle poligone divise a spicchi da costoloni che da terra salgono ad incontrarsi al centro della volta.
Nella cappella-abside di destra, altri dipinti del Maestro di Offida: “le storie di S.Lucia”, “Crocifissione”, “Incoronazione della Vergine”, “La Madonna della Misericordia e S.Giovanni Evangelisti”.






Chiesa Superiore
Si presenta a croce latina, con transetto appena pronunciato ad una sola navata e con capriate a vista.
Nel catino dell’abside maggiore un’opera del maestro Ugolino di Vanne da Milano raffigurante “Sette Profeti, otto Sante Vergini, dieci Angeli musici”.
Al centro dell’abside maggiore “Fuga dall’Egitto”.
In fondo alla chiesa è sistemato il fonte battesimale nel quale fu battezzato il beato Bernardo di Offida.
La facciata principale è posta sul lato ovest (il lato opposto alla facciata che si presenta all’occhio del turista che arriva). Il portale è sovrastato da un bellissimo rosone in legno di quercia.







n.b.: per ulteriori dettagli vedere il sito Turismo Offida (www.turismoffida.it)